È tempo di austerità per la Federcalcio, dopo il taglio deciso dal Coni: 18 milioni di euro in meno, frutto dell’incontro del 10 novembre fra Malagò e Tavecchio (in partenza il decremento era di 25 milioni, 28 ottobre).
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Abolire gli arbitri di porta ? Un risparmio, ma un errore
La necessità di contenere le spese sta spingendo i vertici del pallone a una soluzione che piacerebbe alla Fifa e non all’Uefa.
La necessità di contenere le spese sta spingendo i vertici del pallone a una soluzione che piacerebbe alla Fifa e non all’Uefa: avanti con la tecnologia a bordocampo «ma solo per il gol-non gol e per determinare se un evento è accaduto in area o no» (Tavecchio 27 novembre). A completamento di questo progetto, rilanciato dal colpo di testa di Rami in Milan-Udinese, ci sarebbe (o c’è) l’abolizione dalla prossima stagione degli «addizionali», cioè dei due che poi sarebbero i due arbitri di porta. Il settore arbitrale è quello che beneficia della maggior parte dei contributi Coni ed è stato calcolato che gli «addizionali» costano al sistema 1,6 milioni all’anno.
Se dovessero sparire, il livello arbitrale in Italia, già non elevato, peggiorerebbe sensibilmente. C’è un equivoco alla base di questa idea: le telecamere sulla linea di porta (ci vorrà tempo per arrivare alla tv per determinare se un fatto è accaduto in area o fuori) e gli arbitri addizionali non sono incompatibili fra loro. Anzi, tant’è che l’Uefa a Euro 2016 punterà su una sintesi delle due soluzioni: la tecnologia sulla linea di porta («l’occhio di falco»), utilizzata al Mondiale 2014 più l’arbitraggio a cinque, già sperimentato nel 2012 in Ucraina/Polonia con un solo errore: il gol non dato agli ucraini a Kiev nell’ultima partita del girone (contro l’Inghilterra), con il pallone entrato di appena 2,2 centimetri, dopoché all’inizio si era parlato di mezzo metro.
Come ha spiegato più volte Platini, l’arbitraggio a 5, da lui sostenuto con forza (primo esperimento il 10 ottobre 2008), ha migliorato la qualità del gioco, si è dimostrato un deterrente contro le trattenute in area, consente all’arbitro centrale di giudicare con maggiore serenità e agli assistenti di preoccuparsi soltanto del fuorigioco. Non può essere un caso che nelle aree durante le partite del campionato italiano, le trattenute si siano quasi azzerate, così come le simulazioni. E non è nemmeno casuale che nella Premier League, dove gli «addizionali» non ci sono, si stiano moltiplicando le irregolarità in area, soprattutto sui corner, al punto che è in atto una campagna di stampa contro questa tendenza.
Prima di abolire gli addizionali e di dare via libera alla tecnologia (sponsorizzata, così si risparmia), non sarebbe male se venissero consultati gli arbitri, visto che in campo vanno loro e che potrebbero spiegare al presidente dell’Aia, Nicchi, che gli «addizionali» non sono lì per «controllare la linea di porta» (Radiotre, 1 dicembre). Se poi ci sono incomprensioni, il problema non sono gli «addizionali», ma il livello di intesa fra il «centrale», i giudici di porta e/o gli assistenti. Ottimo in Europa, dove si lavora anche registrando i dialoghi durante le gare; modesto in Italia. La serie A è a un bivio.
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