rassegna stampa roma

Ecco la legge sugli stadi ma al Senato nascono dubbi

(La Repubblica.it) La legge sugli stadi rischia di diventare un alibi, se non lo è già. La Juventus insegna: volendo, si può fare da soli un proprio impianto, che porta enormi benefici, senza aspettare i politici che sono velocissimi nella...

Redazione

(La Repubblica.it) La legge sugli stadi rischia di diventare un alibi, se non lo è già. La Juventus insegna: volendo, si può fare da soli un proprio impianto, che porta enormi benefici, senza aspettare i politici che sono velocissimi nella richiesta di biglietti omaggio ma molto meno interessati quando devono approvare una legge a favore del calcio.

Meglio quindi che i club incomincino a muoversi da soli: il Cagliari lo sta facendo con Is Arenas (anche se Cellino ha commesso un errore gravissimo), altri club (Inter, Udinese, Napoli, Palermo, ecc.) stanno studiando come muoversi. A Firenze il vicesindaco, Dario Nardella, aspetta una "proposta dai privati": i Della Valle, da anni, sognano un loro impianto. Poi, quando e se, arriverà questa legge allora i processi di sviluppo potranno accelerarsi. Ma una cosa va detta, tanto per chiarire: non c'è un euro di spesa pubblica. Chi ricorda le vergogne e gli errori del passato (vedi, ad esempio, Italia '90) non si deve preoccupare. Anche se, come vedremo, più avanti, è sempre meglio tenere gli occhi aperti perché i furbetti del quartierino sono sempre in agguato.

Ma intanto il disegno di legge rimbalza dal Senato alla Camera. E' stato approvato dalla VII commissione del Senato il lontano 7 ottobre 2009. Sembrava tutto fatto. Macché: il testo si è impantanato alla Camera, alla VII commissione (cultura e sport). Emendamenti su emendamenti, alla fine il testo è stato faticosamente modificato il 12 luglio di quest'anno e ora è tornato al Senato per l'approvazione definitiva. Ma attenzione: sono già previsti emendamenti da presentare in commissione e se il testo viene modificato in maniera sensibile (non a tutti d'altronde piace com'è) torna alla Camera, e addio, lì finisce tutto. Altrimenti, prima del termine di questa legislatura, il ddl viene approvato in sede legislativa, senza passare dall'aula. Allora, sì che i giochi sarebbero fatti. Ma vediamo cosa prevede questo disegno di legge che si intitola "Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale". Lasciamo perdere il discorso delle candidature, con l'aria che tira non è proprio il caso.

La legge prevede che, oltre all'impianto sportivo, sia previsto "ogni altro insediamento ritenuto necessario e inscindibile, purché congruo e proporzionato ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario della costruzione e gestione del complesso multifunzionale medesimo". Insomma, niente speculazioni, tipo lo stadio da una parte e i mini-appartamenti dall'altra? Bisogna vigilare e non poco, visto certi personaggi che girano sovente nel mondo del calcio. Ma chi vigila? Chi decide? "L'individuazione delle aree deve essere supportata, con onori a cura del soggetto proponente (la società di calcio o il Comune, ndr), da uno studio di fattibilità, comprensivo delle valutazioni di ordine sociale, ambientale e infrastrutturale, degli impianti paesaggistici e delle esigenze, nonché del piano finanziario con le indicazioni delle eventuali risorse pubbliche e degli eventuali finanziamenti per la sua predisposizione".

Il Comune ha novanta giorni per decidere se dare il via libera: la parola passa poi alla conferenza dei servizi. E' spiegato comunque che saranno acquisiti "i pareri e gli altri atti di assenso delle autorità competenti alla tutela dei vincoli archeologici, architettonici, idreogeoligici, paesaggistici e storico-artistici...". Insomma, ci sono le massime garanzie che non si costruisce dove non si può, non si deve, costruire? Una norma prevede che il Comune può "prevedere la possibilità di un ampliamento edificatorio delle cubature che già insistono sull'area interessata in modo da garantire l'equilibrio economico-finanziario della gestione dell'impianto sportivo o del complesso multifunzionale e la loro redittività". Speriamo in bene. C'è anche il problema delle infrastrutture (strade, metro, bus, eccetera): chi se ne occupa? I Comuni che non hanno soldi? Bisogna stare molto attenti nello scegliere aree idonee. Insomma, un problema molto complesso. La Juve è stata facilitata perché ha ristrutturato uno stadio già esistente, il Delle Alpi, costruito (male) per i Mondiali '90. Secondo i deputati che hanno licenziato il testo con un accordo bipartisan non ci sono problemi di (eventuali) speculazioni, ma al Senato, in alcuni partiti, sono nati i primi dubbi. Molti club stanno intanto aspettando, soprattutto la Roma made in Italy: il terreno individuato è quello di Tor di Valle, ma bisognerà attendere almeno la prossima primavera, quando ci saranno le elezioni comunali. Gli americani ci tengono molto al nuovo impianto, così come Claudio Lotito. Ma è presto per cantare vittoria. La parola passa adesso ai senatori.

Consiglio Figc: riforma campionati o fallimenti?

Domani consiglio federale della Figc: si discute di riforma dei campionati. Quantomai urgente. Troppi club che scompaiono, troppe penalizzazioni per mancati stipendi. Se passa il progetto dal 2014 la Lega Pro avrà un'unica divisione (60 squadre, tre gironi) mentre la prossima stagione sarà come quella attuale (69 club). Certo, se verrà raggiunto l'organico e non ci saranno altri fallimenti. Perché la situazione è drammatica: in una riunione tenuta dall'Aic (sindacato calciatori) i capitani dei club di Lega Pro hanno detto che non se c'è la riforma la prossima stagione si arriverà a quaranta società. Le altre non riusciranno ad iscriversi. Domani lo scontro sarà proprio fra Mario Macalli, n.1 della Lega Pro, e Damiano Tommasi, presidente del sindacato calciatori. Anche la Lega di B, con Andrea Abodi, è pronta a scendere da 22 a 20 club. Così non si può più andare avanti: ma se non trovano l'accordo la riforma slitta al 2015...

Di Rocco n.1 dei Paralimpici, Moser al ciclismo?

Tempo di elezioni: Renato Di Rocco, potente presidente della Federciclismo, ora punterà al Cip (comitato italiano paralimpico), se l'attuale presidente, Luca Pancalli, farà il segretario generale del Coni. E alla Federciclo? Girano molti nomi, fra cui quello di Francesco Moser. Il vicepresidente Coni, Agabio, si ricandida per la Federginnastica, ma dovrebbe avere un rivale. Non si ancora invece chi sfiderà Carlo Magri, superpresidente del volley, che però dovrà uscire alla Giunta Coni (come lui anche a Barbone, Ottoz, Antonio Rossi, Agabio e Marchioni). Nella Federpesi, un unico candidato, Antonio Urso. Conferma anche per Romolo Rizzoli, Federbocce (assemblea a gennaio). E Matteo Pellicone, "giovanotto" di 77 anni? In carica dal 1981 alla Kijlkm (Federazione italiana judo lotta karate arti marziali), ha intenzione di ricandidarsi. La sua Federazione è molto cresciuta e ha portato anche medaglie olimpiche. Avrà dei rivali? Fermo intanto il disegno di legge del senatore (Pd) Raffaele Ranucci che prevede un blocco ai mandati: ai politici non interessa.