Roma-Inter 0-1 LE PAGELLE: Ndicka mal d’Africa. Dovbyk, il telefono squilla a vuoto

Il tiro di Bonny è ravvicinato, ma Mile va davvero troppo morbido. E qualcosa stasera non funziona nemmeno coi piedi. Si rifa gradualmente su Dumfries che parte come un treno a inizio ripresa e su un paio di uscite. Le altre conclusioni finiscono fuori, spesso di poco. Dimostra di non trovarsi proprio a suo agio a destra. Dopo un quarto d’ora rischia un pasticcio con Bastoni che gli scippa palla a un passo dall’area di rigore. Anche in fase di impostazione è impreciso. Un po’ la posizione, un po’ la stanchezza dei maledetti viaggi transoceanici. (55’ Ziolkowski 6,5: il ragazzo ha coraggio e mezzi interessanti. In più sembra cattivo) Nel silenzio iniziale si sente soprattutto la sua voce a tenere alto il fortino, ma al primo contropiede affonda anche lui seppur senza colpe specifiche. Dei tre dietro è sicuramente quello che mostra più personalità e solidità anche quando va a recuperare a campo aperto su Dumfries che lo malmena. Buona anche la sponda per Dovbyk. La mossa a sorpresa con l’obiettivo di portare solidità ed esperienza in zona dove imperversa l’Idra interista. Mario deve trasformarsi in Ercole, ma le teste sono tante e la forza non sembra più quella di un tempo. La sua di testa prova a metterla nella porta avversaria ma trova Sommer sulla strada. (73’ Baldanzi 5,5: quando cambierà una partita tenteremo il cammino di Santiago) Come ritrovarsi sulla spiaggia a cui eri affezionato e non torni da tempo. Il turco viene riproposto sulla fascia e nei primi minuti viene colto da una nostalgia negativa tra fuorigioco in ritardo, cross opachi e un dialogo difficile con Soulè. Meglio col passare dei minuti e quando si affaccia davanti trova il piede di Acerbi a bruciargli un sogno. Dopo l’investitura di Totti prova a diventare davvero l’uomo partita ma il suo colpo di testa al 12’ finisce alto di un soffio. Poi deve tenere a bada Barella e Mkhitaryan, lo fa senza perdere mai la testa anche se il sardo sembra quello dell’Europeo vinto. L’ordine lo rispetta sempre, un po’ meno quando viene portato nei tre dietro. Il grande rimpianto interista, che per un tempo tanto grande non è. Prova a pressare subito alto ma l’Inter ha i mezzi per arginare l’ostacolo. Nella ripresa trova maggiore libertà e serve a Dybala una palla d’oro cercando sempre corridoi di corsa e filtro interessanti. Se solo la Roma avesse una punta degna di questo nome… A sinistra, dove non ha la precedenza ma riesce subito a far ammonire Lautaro. Utilizza l’arma del coraggio per provare a distanziare Dumfries e mettere quei cross tesi che meriterebbero miglior sorte. Più ala che terzino, ma questa è una ripetizione. Nella ripresa fatica troppo e la Roma si sposta spesso dall’altra parte. A San Siro ha fatto perdere all’Inter un bel pezzo di scudetto. Stasera all’Olimpico invece si perde spesso pallone e avversari andandosi a scontarsi su Bastoni per un’ora buona. Poi prova a far male ma anche lui trova Sommer. (79’ Ferguson sv) Cerca un sequel del derby sia come posizione sia quando prova a calciare da posizione ottimale trovando però la deviazione di Acerbi. E che sia una serata diverso lo si capisce pure da un grave errore davanti la trequarti che mette Mkhitaryan nelle condizioni di provare il bis. Altre piccole sbavature nella ripresa. (55’ Dovbyk 5: entra e dà peso a un reparto leggero, ma a porta vuota manda alto di testa. Altro tentativo last minute, stavolta più convinto. Il telefono però squilla a vuoto da troppo) Falso nove, eppure non c’è questa emergenza se non quella tecnica di una rosa in cui manca il vero bomber. Paulo prova a districarsi tra i giganti interisti ma deve allontanarsi per cercare un po’ di luce. L’occasione buona arriva a inizio ripresa ma trova il gomito di Sommer a togliergli l’appetito. Ci riprova su punizione, ma l’esito è lo stesso. (73’ Bailey 6: chi lo avrebbe detto? Qualche numero di quello che potrà dare) Rivoluziona la squadra e non rinuncia a giocarsela partendo molto alto. Forse troppo. Così come grossa è la dormita sul gol di Bonny che mette in salita la sua partita tabù. Qualche mossa risulta poco comprensibile ma l’atteggiamento è giusto e nel secondo posto la Roma meriterebbe il pari creando più palle gol di quante ne abbiamo viste finora. Nel finale mette tutti gli attaccanti a disposizione, senza esito.