Roma-Bologna 1-0 LE PAGELLE: Koné Plus…valenza. Wesley presso e samba

Il primo pallone con le mani lo tocca al minuto 42 per un’uscita alta. Nessun pericolo per te, come canterebbe Vasco. Nella ripresa la sassata di Castro che si stampa sulla traversa arriva come un fulmine a ciel sereno. E un paio di prese basse scaccia pensieri. Scivolone dopo 2 minuti e tanta paura, per fortuna lo imita pure Immobile. Poi, come da consuetudine di gioco alla Gasp, si stacca a turno dalla linea per aumentare la densità davanti. Quando entra Castro arriva qualche grattacapo ma usa la spazzola giusta. Becca un giallo estremamente severo. Sempre pulito, sempre nella zona giusta della marcatura e con la consapevolezza di non dover solo rincorrere ma di poter imporre anche la sua forza fisica qualche metro avanti. Il processo di maturazione è completo. Da esubero a titolare alla prima. Nel calcio come nella vita le cose cambiano in fretta. Con tutta la preparazione alle spalle e la fiducia di Gasp è decisamente un altro rispetto al difensore goffo intravisto l’anno scorso. Copre bene la zona di Cambiaghi e nel finale mostra anche un lato Atletico (non a caso la A maiuscolo) niente male. Un frutto ancora acerbo, ma i fiori si intravedono già nel primo tempo per poi sbocciare nella ripresa quando - come si dice a Roma - intigna così tanto da bucare la difesa bolognese all’esordio. Qualche imbarazzo iniziale, ma ha sempre la voglia di rialzare la testa e andare sul fondo. Esterno offensivo, nel vero senso del termine. Cambiano presidenti, allenatori, papi e governi. Ma Bryan è ancora lì e non solo ad onorare la presenza. Copre le zolle (troppe, monito a chi cura il prato) lasciate scoperte da Koné e fa valere l’esperienza scheggiando anche la traversa di testa dopo 20 minuti. Colpo di sole posticipato al 43’ quando per poco non manda in porta Castro. Poi arriva il raggio giusto quando imbecca Wesley per la rete del vantaggio. I discorsi di plusvalenza possono aspettare. Manu il plus lo dà in campo tra tackle, inserimenti e un ritmo decisamente più accelerato rispetto al giocatore che avevamo lasciato a maggio. Il fulcro del gioco con una miriade di palloni toccati e quelle trecce che finiscono negli occhi di Freuler. Mezzo voto in meno per quel gol divorato che grida vendetta. Il piede è sempre quello, ed è un lino pregiato. Prova anche a cercare il fondo ma non sempre si intende con El Shaarawy. Sulle sovrapposizioni ci siamo, sul cross (a volte troppo morbido) ancora no. Ripresa più guardinga e con qualche patema di troppo. Gasp se ne accorge. (83’ Rensch sv) Qualche piccola sbavatura iniziale, poi prende le cuffie e imposta un tango house alla difesa del Bologna che lo scalcia via senza subire sanzioni. Lui si rialza, ma non incattivisce lo sguardo come dovrebbe. (74’ Dybala 6,5: boato all’ingresso e subito un tiro che impegna Skorupski. Poi il cioccolatino per Dovbyk. E’ sempre Paulo) Con la fascia fiera sul braccio, giusto premio per il Faraone che vuole ripagare la fiducia. Fa il quinto a centrocampo in fase di non possesso, ma quando c’è da sgasare davanti non si fa pregare. Ma senza spunti degni di nota. E’ in questa zona che la Roma deve intervenire sul mercato. (60’ El Aynaoui 6: tra centrocampo e trequarti per dare respiro ma pure per provare a sorprendere. Primi dieci minuti di ambientamento, poi mostra un senso della lettura interessante) Il gigante di Bettystown parte subito con pressing e sportellate, ma sono i movimenti corali a far suonare quel Cielo d’Irlanda della Mannoia nella testa dei tifosi. Dopo 5 minuti esalta l’Olimpico bruciando Casale prima di infrangere i sogni di gol al debutto su Skorupski. Ci riprova cinque minuti ma trova ancora i guantoni dell’ex romanista. Poi avvia e conclude di testa una bella azione di squadra. Nella ripresa si mette al servizio della squadra e serve un assist a Koné che vale quanto un gol. (74’ Dovbyk 5,5: sponde, movimenti e impegno, ma pure troppa timidezza davanti alla porta. Non è nemmeno facile giocare con quel peso sulla schiena) La mano si vede eccome. Aggressività, difensori che si staccano, intensità e rispetto delle comande. Di sicuro a questa Roma manca ancora qualcosa (soprattutto in qualità offensiva) ma il marchio Gasp è la garanzia migliore per un progetto chiaro e definito. C’è quella nuova e strana sensazione di correre più dell’avversario. Ora accontentalo.