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Lega di A: Beretta ora è tempo di riforme

(repubblica.it SPYCALCIO F.Bianchi) Premiata la meritocrazia: la Lega di serie A (forse) stavolta ha davvero raggiunto l’accordo sulla ripartizione dei diritti tv che lunedì prossimo dovrebbe essere ratificato dall’assemblea.

Redazione

(repubblica.it SPYCALCIO F.Bianchi) Premiata la meritocrazia: la Lega di serie A (forse) stavolta ha davvero raggiunto l'accordo sulla ripartizione dei diritti tv che lunedì prossimo dovrebbe essere ratificato dall'assemblea.

Dal 2013 (sino al 2015) infatti i 40 milioni in più del monte diritti saranno divisi fra le prime dieci squadre della classifica (2,8 milioni alla prima sino agli 800.000 euro della decima). Il resto rimarrà come adesso: vale a dire 40 per cento in parti uguali, 30 per cento in base al bacino d'utenza e 30 per cento in base ai risultati. Inoltre cresce il "paracadute" per i club che retrocedono in B. Si è saldato un blocco fra le grandi: a Juventus, Inter, Milan, Lazio e Roma si è aggiunto il Genoa di Preziosi, amico di Lotito. Questi club potrebbero essere importanti fra un mese quando a Milano ci sarà da votare il presidente: Lotito si è già espresso a favore di Maurizio Beretta ed è probabile che i venti club decidano di non cambiare. Beretta è sicuramente un manager preparato, e ultimamente si è anche appassionato al mondo del calcio: restano solo due perplessità. Essendo anche top manager di UniCredit (che ha il 40 per cento della Roma) c'è un chiaro conflitto di interessi, se non fossimo in Italia. In più, Beretta dove trova il tempo per occuparsi della Lega (Calcio) e della Banca? Bisogna vedere se e come cambia il sistema di governo della Lega: in passato il consiglio aveva un potere che ora non ha più, e l'assemblea di venti club porta solo a divisioni e liti. Chissà che l'accordo sui soldi dei diritti, tv non sia un segnale di pace. Almeno si spera. I problemi da risolvere sono ancora tanti, a cominciare da una riforma del campionato (massimo 20 club) e dagli stadi desolatamente vuoti, tranne rare eccezioni. Inutile aspettare i politici: il mondo del calcio deve sbrigarsela da solo. Come ha fatto la Juventus.

"Le squadre B? In serie B". Non è un gioco di parole, anche se sembra, ma una proposta di Andrea Abodi, presidente della Lega cadetta, sicuramente fra i dirigenti più attivi e propositivi nel mondo del pallone. Il progetto è di Demetrio Albertini e Arrigo Sacchi: copiare, in pratica, quello che succede in Spagna e in altri campionati europei che vanno per la maggiore e varare anche da noi le seconde squadre (Milan 2, Juve 2, Inter 2, eccetera). Il tutto per dare la possibilità ai club di utilizzare tutta la rosa, giovani inclusi, visto che il campionato Primavera non basta. I grossi club sono già d'accordo. Albertini e Sacchi avevano proposto di fare giocare le seconde squadre nella Lega Pro, che fra due anni, completata la riforma, avrà solo sessanta club, divisi in tre gironi. Ma i dirigenti della Lega Pro (a cominciare dal presidente Mario Macalli, passando per Archimede Pitrolo e Francesco Ghirelli) non ne vogliono assolutamente sapere. Anche di recente in consiglio federale c'è stata una discussione vivace fra Albertini e Pitrolo. La Lega Pro rilancia proponendo le multiproprietà: vedi Lotito, patron della Lazio e della Salernitana. Abodi propone: sediamoci intorno ad un tavolo e discutiamone fra noi. Ha perfettamente ragione: non è più possibile che ognuno vada per conto suo. Ci vuole un vero piano di rilancio del nostro calcio.