(di Tommaso Gregorio Cavallaro) “Quel ragazzetto con il numero 10 mi ha dato tante soddisfazioni” gongola, Carlo Mazzone, quando comincia a parlare di Francesco Totti, fresco di record di segnature (211) in serie A con la stessa maglia: quella della Roma.
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Mazzone a ForzaRoma.info: "Quel ragazzetto con il 10 quante soddisfazioni mi ha dato"
(di Tommaso Gregorio Cavallaro) “Quel ragazzetto con il numero 10 mi ha dato tante soddisfazioni” gongola, Carlo Mazzone, quando comincia a parlare di Francesco Totti, fresco di record di segnature (211) in serie A con la stessa maglia: quella...
Totti che il primo gol lo segnò nel lontano settembre del 1994 contro il Foggia, all’alba del secondo anno di Mazzone sulla panchina romanista. Il capitano giallorosso ha sempre ringraziato due tecnici, in particolare, per la sua straordinaria carriera: Zeman e, appunto, Mazzone. Il tecnico trasteverino, infatti, è stato quello che – debutto con Boskov a parte – ha dato il via all’ascesa del numero 10 giallorosso nell’Empireo del Calcio Mondiale, dove è arrivato anche grazie alle paterne cure e attenzioni riservategli dal “Sor Carletto”, quando era poco più che maggiorenne. Da questo punto parte la chiacchierata tra redazione di ForzaRoma.info e il decano degli allenatori italiani.Mister, Totti ha appena stracciato l’ennesimo record della sua sfolgorante carriera, cui lei in pratica ha dato il via. Domanda banale: si aspettava questo incredibile percorso?Non vorrei passare per presuntuoso, ma capii subito che in quelle gambe e in quella testa albergava lo spirito del campionissimo. Non dissi nulla, a suo tempo, perché avevo paura di rovinare tutto e di darlo in pasto alla piazza di Roma, che è fantastica, ma, allo stesso tempo, ti stritola se non sei pronto. Se avessi detto che quel ragazzo, come poi è stato, aveva tutto per diventare un fuoriclasse, forse mi avrebbero preso per matto. Sono contento di aver avuto ragione. La cosa più importante, però, è che Francesco sia anche divenuto una persona eccezionale. E’ un campione sul campo, ma anche nella vita di tutti i giorni.
E’ arrivato a quota 211 gol in Serie A, pur non nascendo attaccante. L’avrebbe mai detto?Con me non giocava prima punta, solo perché avevo in rosa gente del calibro di Balbo, Fonseca, Del Vecchio. In ogni caso, però, lo facevo giostrare nel reparto avanzato sia sulle fasce che dietro le punte. Si vedeva lontano un miglio che aveva delle innate qualità da bomber, ma credo le abbia affinate anche giocando lontano dalla porta. Diciamo che quella mia Roma aveva molti giocatori in avanti: Balbo, Fonseca, Moriero, Giannini e lo stesso Del Vecchio. Mi metto a ridere quando sento affermare che non eravamo una squadra offensiva. Francesco, comunque, è uno che può fare qualsiasi ruolo. Tanto tempo fa dissi che avrebbe finito la carriera da registra arretrato, visto quello che sta ancora facendo là davanti, credo che dovrò attendere un’altra decina d’anni prima di vederlo alla Pirlo.
Il Capitano a si sta divertendo molto nella Roma di Luis Enrique, che, dopo le difficoltà iniziali, sta facendo veder un grande gioco. La sua sulla squadra e sul tecnico asturiano.Ho sentito dire delle cose allucinati su questo giovane allenatore, che è nato all’ombra del mio amico Pep Guardiola. Lo facevano passare per una specie d’inetto, bastava solo dargli il tempo di ambientarsi e, per fortuna, la società l’ha fatto. Non dimentichiamoci, infatti, che viene da un calcio diverso e che s’è ritrovato in mezzo al cambio della società e a una rivoluzione della rosa. E’ stato bravissimo a resistere e a capire il nostro calcio. Dobbiamo dargli i giusti meriti, perché la Roma sta giocando alla grande.
Oggi c’è Juve-Roma di Coppa Italia, come vede questa partita e, secondo lei, chi tra le due è favorita?Non mi piace fare pronostici, dico solo che si affrontano due squadre che stanno offrendo un ottimo calcio. Anche Conte sta dimostrando delle grandissime qualità da tecnico e pensare che ho allenato anche lui. Mi aspetto, tornando al match, che chi vincerà lo farà sempre e solo attraverso il gioco.
Lei, come ha detto, ha avuto Conte ai tempi del Lecce, pensava che a fine carriera sarebbe divenuto allenatore?Le qualità ce le aveva, questo è fuor di dubbio. Mi ricordo che quando arrivai a Lecce, lui veniva da un brutto infortunio e ebbe bisogno di tempo prima di tornare in campo. Appena tornò a giocare, la Juve ci mise gli occhi sopra e un giorno Boniperti mi chiamò per chiedermi con stava il ragazzo fisicamente. Io gli risposi che stava bene e che sarebbe tornato in forma in brevissimo tempo. Boniperti si convinse e lo comprò. Sono felice di non essermi sbagliato anche su Conte.
Ultima battuta su Roma-Bologna. Una partita che lei sente particolarmente, no?Non amo mai parlare delle partite dove sono coinvolte squadre che ho allenato. Sia la Roma che il Bologna si stanno giocando tanto, spero, quindi, che a vincere sia la formazione che giocherà meglio
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