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Stadio Roma, Cochi (ex delegato Sport Comune di Roma): “La burocrazia allontanerà l’inizio dei lavori”

(di Luca Parmigiani) Con la presentazione del progetto dello stadio della Roma in Campidoglio, si è dato ufficialmente avvio a un iter che nelle intenzioni sia di James Pallotta che di quelle dell’amministrazione capitolina

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(di Luca Parmigiani)Con la presentazione del progetto dello stadio della Roma in Campidoglio, si è dato ufficialmente avvio a un iter che nelle intenzioni sia di James Pallotta che di quelle dell’amministrazione capitolina dovrà portare il club giallorosso a dotarsi di uno stadio di proprietà dalla stagione 2016/17. Le tempistiche hanno lasciato perplessi diverse persone, tra le quali l’ex Delegato allo Sport di Roma Capitale Alessandro Cochi, che ai microfoni di ForzaRoma.infoesprime il suo pensiero sull’intera vicenda stadio.

Ieri con un tweet aveva espresso dei dubbi sulle parole dell’Assessore Caudo. Ci può spiegare cosa voleva dire?

"La legge dà un certo tempo. Si è detto che i processi di partecipazione dovranno essere analizzati approfonditamente e non vorrei che fosse un alibi per rallentare qualcosa che è già difficile di suo. Tante volte tra le righe bisogna saper leggere. Un progetto stadio deve superare le conferenze dei servizi, le sovrintendenze, l’Acea, il Municipio, la mobilità e le associazioni ambientaliste".

Si parla di due anni per la costruzione dello stadio, lei crede a questa tempistica?

"Io mi occupai di liberare l’ippodromo del trotto, era una società fallita, per fare la nuova pista all’ippodromo di Capannelle. A maggio sarà un anno e non sono riusciti a sbloccare una pista. In due anni fanno fare uno stadio? Ho un pochino di pratica amministrativa,  il problema è il via ai lavori. Si rischia di metterci più tempo a dare il via ai lavori che poi a costruire lo stadio. Io da sempre sono un pro stadio, l’area di Tor di Valle l’abbiamo indicata noi insieme all’advisor nella precedente amministrazione".

Dal punto di vista della burocrazia, si parla di gennaio per avere tutte le autorizzazioni

"Ho fatto l’esempio di una semplice pista di trotto che ci stanno mettendo un anno per sbloccarla. Se lo fanno fare a determinati tecnici mi sembra una previsione troppo ottimistica: anche se la legge imporrebbe quei tempi poi ovviamente c’è il Comune che potrebbe cadere in cavilli burocratici. Purtroppo la storia della Capitale ci insegna che le grandi opere pubbliche o private con controllo pubblico sono saltate per troppa burocrazia. Non starei a vedere il 2017, già che lo stadio ci facesse sarebbe una grande rivoluzione per lo sport italiano, per il calcio e saremmo degni rispetto agli stadi modello inglese".

Uno dei prossimi passaggi sarà la convocazione della conferenza dei servizi. Quanto può durare?

"Può durare un mese come tre anni. Rimane aperta, basta che una volta non si presenta un Ente e viene riconvocata. Ci sarà molto da lavorare, possono volerci anche 20-25 riunioni".

Il nodo cruciale saranno le infrastrutture?

"Su quello condividiamo, al tavolo tecnico Alemanno aveva detto le stesse cose. La nostra non era una conferenza dei servizi perché non era pronto il progetto. E’ ovvio che i cittadini vogliono le opere pubbliche sempre pagate dal privato. Poi chi costruisce lo stadio non è un missionario quindi c’è quella proporzione tra cubatura sportiva e commerciale che si dovrà andare ad equilibrare. Lo doveva fare la legge sugli stadi  ma la legge entra sui tempi ma non sulla quantità di cubatura e tutto ciò lo demanda ai Comuni, in questo caso a Roma Capitale".

Si sono levate delle critiche riguardo i vincoli ambientali nella zona di Tor di Valle. Quale è realmente la situazione?  

"I vincoli ambientali dipendono dalla Regione Lazio che ha quasi in esclusiva la materia ambientalistica e vanno di pari passo con i vincoli delle sovrintendenze. Dovrebbero insistere due sovrintendenze, quella comunale e quella statale. I problemi sono tanti ma se c’è la volontà politica che dice agli amministrativi di mettersi a lavoro giorno e notte non si rischia di arrivare al libro dei sogni".

Come mai allora fu scelta Tor di Valle?

"Era la soluzione meno problematica ma non ho detto che risolvemmo tutti i problemi. Non avevamo il progetto in mano perché non era stato finito. Noi stavamo molto sul pezzo, avevamo fatto un gruppo di lavoro che si vedeva spesso. Auguro a Marino, oltre a ricevere le telecamere come è giusto che sia da Sindaco di Roma, che le belle parole e le tante fotografie siano seguite dai fatti. Incontratevi da subito perché gennaio arriva presto, porto come esempio sempre quello della pista del trotto, che l’Assessore Pancalli ancora non ha fatto".