(di Luca Parmigiani) Entro domani la Roma presenterà il ricorso per le due giornate di squalifica di entrambe le Curve dello Stadio Olimpico. La discriminazione territoriale è oggetto di diverse critiche e la nostra redazione ha contattato in esclusiva il Presidente di FedersupporterAlfredo Parisi.
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Parisi (Pres.Federsupporter): “Curve chiuse? La Roma al massimo potrà ottenere la riduzione a una giornata di squalifica”
(di Luca Parmigiani) Entro domani la Roma presenterà il ricorso per le due giornate di squalifica di entrambe le Curve dello Stadio Olimpico. La discriminazione territoriale è oggetto di diverse critiche
La Roma ha qualche speranza di poter vincere questo ricorso?
"E’ stata drastica la cosa, delle persone sono state posizionate in punti diversi dello stadio e le annotazioni sono state tutte coincidenti. L’unica cosa per quanto riguarda la Roma è l’atteggiamento di estrema collaborazione che ha avuto la società. Finchè non si risolve una forma di educazione da parte delle tifoserie il problema scatterà sempre come responsabilità oggettiva".
La società giallorossa può appellarsi al fatto che la sanzione possa essere applicata in Coppa Italia e non in campionato?
"C’è un precedente della Lazio e anche da quel punto di vista credo ci sia poco da fare".
Per cui ci sono pochi margini per la Roma?
"Non so se magari essendo stati molto attivi i responsabili della Roma ci possa essere la riduzione di una giornata ma già c’è stata la diffida. Ormai l’atteggiamento delle istituzioni sportive è di massimo rigore, purtroppo è una cosa drammatica da cui ci si salva solo con un problema dell’educazione delle tifoserie. Sono gli stessi tifosi che devono emarginare le frange che penalizzano".
E’ un problema solo di educazione?
"Sicuramente, con la repressione non si ottiene quasi niente, si penalizzano soltanto coloro che si comportano bene allo stadio. L’Osservatorio ha organizzato un gruppo di lavoro che sta cercando di trovare delle soluzioni e delle strade per minimizzare questo principio. Il principio della responsabilità oggettiva è uno dei capisaldi ribadito anche in ambito Uefa. Il problema è soprattutto delle società sportive che non si adeguano a quelle che sono le norme Uefa e quindi non costituiscono i dipartimenti che colloquiano con le tifoserie, così come richiede il manuale Uefa che è stato anche recepito dalla Federcalcio nel 2012. Come tutte le cose che si fanno in Italia, si pensa che sia solo un aspetto formale e non invece un aspetto strategicamente rilevante per quanto riguarda il piano con le tifoserie".
Quali miglioramenti si possono quindi apportare alla discriminazione territoriale?
"Diventa difficilissimo, perché non è un problema di natura normativa generale. Attualmente non ci sono i mezzi normativi per reagire a questi comportamenti anche se l’atteggiamento della Federazione e delle Leghe è estremamente rigoroso. Loro dislocano in vari punti dello stadio delle persone che poi stendono una relazione sul comportamento delle varie tifoserie e su quello prendono le decisioni. In Italia c’è anche un grossissimo limite all’utilizzo degli steward, cosa che non c’è in altri Paesi europei".
Sembra assurdo che dei cori che esistono da tantissimi anni iniziano ad essere sanzionati solo ora
"In questo caso si sta svilendo l’entusiasmo delle tifoserie, dove l’entusiasmo va in linea con i normali canoni dello sfottò. Diventa una questione difficilmente da risolvere perché il limite è talmente labile tra lo sfottò e la discriminazione che ce la siamo inventata solo noi in Italia".
Quale è la posizione di Federsupporter riguardo l’intera vicenda?
"Quella ipotizzata dall’avvocato Rossetti. Diventa un problema di educazione. In Inghilterra, ci sono le bandiere, i cori, è una struttura diversa. Non si può risolvere in modo repressivo, ci deve essere la collaborazione di quelli che vogliono andare allo stadio. Gli abbonati vengono danneggiati pesantemente in maniera economica. E non è giusto come principio. Sono anni che vogliamo far integrare il Codice del Consumo con la quantificazione del tifoso come consumatore sportivo. Il tifoso è oggi per definizione un soggetto passivo, a cui tutto gli può cadere addosso senza che nessuno si ribelli in senso istituzionale. Finchè davanti ci sarà una massa di persone individuali dove ognuno pensa al problema suo non si risolve nulla perché dall’altra parte come interlocutore c’è un’istituzione che per definizione è più forte. I cambiamenti non li vuole nessuno in questo mondo. Oggi l’ultras viene visto come un problema deliquenziale: la tessera del tifoso è stata interpretata malissimo dai destinatari e sfruttata malissimo dalle società che l’hanno integrata in un discorso legata alla carta di credito per guadagnare il più possibile. Se le società rispettassero tutte le norme Uefa le curve non si chiuderebbero".
In conclusione, la Roma potrà al massimo sperare in una riduzione a una giornata di squalifica?
"Sì, cosa che ritengo anche difficile visto che è stata anche diffidata. Siccome nella decisione è stata evidenziata la fattiva collaborazione della società può darsi che sulla base di quello si possa avere una diminuizione".
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