Increduli nella prima mezz'ora di gara, altrettanto esterrefatti al triplice fischio finale. Le sensazioni che hanno vissuto ieri i tifosi della Roma, nell'assistere al derby Primavera, con le semifinali delle Final Eight in palio, hanno avuto come comune denominatore lo stupore; mischiato alla felicità prima e allo sconforto poi.
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Harakiri Roma
I giallorossi escono ai quarti di finale delle Final Eight, subendo un incredibile rimonta dai cugini della Lazio
Partiti da sfavoriti nei pronostici, infatti, i giallorossi impiegano appena ventinove minuti per anniclire i più quotati avversari: la perla di Adamo al 9' e il raddoppio di Taviani in elevazione al 29', sugli sviluppi di un calcio d'angolo, illudono l'ambiente Roma, che dopo l'1-2, pensava fosse arrivato il momento di sfatare il tabù nella stracittadina (la Roma non vince il derby dal 19 febbraio 2011).
La squadra gioca bene, sfiorando più volte il terzo gol; pressa alto le fonti di gioco laziali, chiudendo bene le corsie esterne, l'arma in più dei biancocelesti. Un ingenuità di Somma su Lombardi, (anche se il rigore appare piuttosto generoso) spinge il direttore di gara ad assegnare la massima punizione alla formazione di Simone Inzaghi: Elez si presenta sul dischetto e spiazza Proietti Gaffi; partita riaperta. Nel finale di tempo, la Lazio resta in 10 uomini per l'espulsione comminata a Lombardi, reo di aver colpito con uno schiaffo Calabresi, durante un parapiglia, creatosi dopo un fallo di Mazzitelli sullo stesso Lombardi. Il minimo vantaggio e la superiorità numerica dovrebbero tranquillizzare i ragazzi di Alberto De Rossi, ma l'organizzazione tattica laziale (Inzaghi ridisegna benissimo la squadra dopo l'espulsione di Lombardi) e la maggior determinazione dell'undici biancoceleste, sorprendono la squadra giallorossa, incapace di affidarsi al palleggio, per sfruttare l'uomo in più.
Nella ripresa, la paura che si impossessa delle gambe dei calciatori della Roma, è pari solo alla voglia di vincere degli avversari. Al 12', un uscita maldestra di Proietti Gaffi (non è la prima nel corso di questa stagione) permette a Minala di pareggiare i conti, con una deviazione all'altezza del secondo palo, sugli sviluppi di un corner battuto da sinistra. La rete del camerunense eclissa ulteriormente il morale dei romanisti; Alberto De Rossi urla e incita i suoi, ma di fatto non fa nulla per cambiare un assetto tattico che non regge all'urto biancoceleste. L'ingresso di Cedric per Taviani non da i risultati sperati (d'altronde è inutile inserire un giocatore di profondità se la squadra non riesce ad uscire dalla propria metà campo) e a 10 minuti dal termine Murgia completa la rimonta: al 35', il numero 10 si infila tra le maglie giallorosse e a tu per tu con Proietti Gaffi, realizza facilmente la rete del 3 a 2.
Completato in perfetto stile giapponese l'harakiri, la squadra di De Rossi si decide ad un tardivo quanto confusionario forcing sui dirimpettai; il tecnico giallorosso inserisce Vestenicky per Calabresi negli ultimi assalti alla porta difesa da Strakosha, ma l'estremo difensore greco non corre mai grossi pericoli, limitandosi ad intervenire in rare occasioni su alcune palle vacanti in area. Al triplice fischio finale, la festa laziale viene in parte rovinata dall'espulsione di Minala, comminata a seguito di un battibecco con Balasa. La Roma torna a casa con la delusione per aver buttato via un match che sembrava già vinto e l'umiliazione di dover fare i conti con il terzo k.o. stagionale subito nel derby.
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