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Valentini a FR: “Entro il 15 luglio si può finire il campionato, servono 45 giorni. Stipendi? Tagli per fasce”

L'ex dg della FIGC: "Prolungare i prestiti? Si può trovare una soluzione con un patto fra tutte le componenti, in una situazione di emergenza occorrono decisioni di emergenza"

Edoardo Bandini

Antonello Valentini, ex direttore generale della FIGC, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Forzaroma.info. Il dirigente ha parlato dell'eventuale ripresa del campionato e della riduzione degli stipendi dei calciatori. Queste le sue parole:

In questo momento si è fermato tutto, anche il calcio si è dovuto arrendere. In questi giorni si stanno facendo varie ipotesi per far ripartire il motore. Secondo lei qual è la cosa migliore da fare?

Innanzitutto voglio dire con grande realismo che il problema in questo momento non è quando si ripartirà ma se si ripartirà. Detto questo è doveroso da parte della Federazione fare sintesi delle istanze, delle richieste e delle proposte di tutte le Leghe e quindi ipotizzare una serie di piani alternativi per la ripresa. Nessuno può decidere la data della ripresa se non questo maledetto virus, che sta creando un incubo collettivo. E' giusto che la Federazione insieme a tutte le Leghe, Serie A, B, C e il pianeta immenso dei dilettanti, prepari una serie di piani alternativi. Io penso che il primo obiettivo debba essere quello di portare a termine regolarmente il campionato. Dopodiché ci sono le finali delle Coppe e gli interessi legittimi delle squadre nazionali. La grande sfida che il calcio nel suo insieme deve affrontare, cercando di non dividersi più tra interessi di bottega e furbate, è proprio quella di conciliare questi tre elementi: finire i campionati, finire le coppe e rispettare le iniziative delle squadre nazionali in tutta Europa.

Quindi lei sarebbe più per uniformare tutti i campionati?

Questo non lo so, uniformare tutto è molto difficile. Perché come stiamo vedendo, per esempio, la Cina sta già uscendo dall'incubo perché era partita prima. Noi sembra che ci stiamo avviando ad una graduale rinascita. Ci sono invece paesi europei molto più indietro di noi tipo la Spagna, la Francia o l'Inghilterra. Quindi ipotizzare un calendario unico in questo momento non è possibile, bisogna navigare a vista. Per quanto riguarda l'Italia, il piano della Federazione, che ha varie subordinate e alternative, è sul tavolo ed è ovviamente pronto a scattare con il piano A, B o C a seconda dell'evoluzione del virus. L'obiettivo per l'Italia resta, secondo me, quello di concludere il campionato entro il 15 luglio.

Quale sarebbe il piano migliore? Meglio riprendere il campionato normalmente con un calendario molto folto oppure è più adeguata l'opzione dei playoff e playout? 

Io preferirei che il campionato si svolgesse regolarmente. Noi in Serie A abbiamo, per la grande maggioranza delle società, 12-13 turni di campionato. Ci sono i tempi se si ripartirà almeno all'inizio di giugno, ci sono quei 45-60 giorni per portare a termine regolarmente il campionato. Le altre ipotesi sono assolutamente di emergenza, da non scartare ma da non incoraggiare e non mi entusiasmano. Così come ovviamente non mi entusiasma l'idea che questo campionato possa essere cancellato o annullato.

E' possibile effettivamente tornare a giocare a giugno dopo una lunga sosta in cui i giocatori si sono praticamente allenati nelle loro case?

E' una situazione molto difficile e complicata. Io penso che si possa ripartire a giugno, so che molte società anche in questo periodo si sono attrezzate dando dei tutorial, delle guide o delle indicazioni ai giocatori a casa per svolgere un minimo di attività fisica. Certamente non è paragonabile agli allenamenti sul campo con la palla, però dobbiamo fare di necessità virtù e cercare di recuperare grazie ai nostri preparatori atletici, che sono di primissimo livello.

Diversi giocatori però hanno anche lasciato l'Italia...

Voglio dire con estrema chiarezza che chi avesse violato, come date e prescrizioni, le indicazioni del nostro Governo, in primo luogo, al ritorno in Italia deve sottoporsi come tutti alla quarantena e all'isolamento. In secondo luogo se ha violato le regole, non ci sono figli o figliastri, deve essere perseguito dalla magistratura.

Lei che idea si è fatto sul tema della riduzione degli stipendi dei giocatori?

Tutto il mondo del calcio deve dare il suo contributo in quota parte e per fasce di reddito. Il calcio non può essere un mondo a parte, come purtroppo ha dimostrato qualche altra volta. Il calcio è una parte del mondo e quindi deve contribuire con le sue forze, tutti devono contribuire: i calciatori, i dirigenti, gli allenatori, insomma tutti quelli che compongono il grande pianeta del calcio. Ovviamente va fatto un discorso per fasce. Non si può mettere a confronto per esempio, senza criminalizzare nessuno, lo stipendio di Cristiano Ronaldo con quello di un calciatore di Serie C, che guadagna 45-50 mila euro lordi in un anno. Sono entità diverse. Io mi auguro che, come stanno già facendo di loro iniziativa alcuni club tedeschi con l'appoggio dei loro calciatori, si arrivi con realismo e compostezza, stando con i piedi per terra, a rendersi conto che chi ha di più deve dare di più. Compresi gli allenatori e i dirigenti, perché qui si parla solo di calciatori, tutti devono contribuire a dare una mano.

E' complicata anche la situazione legata ai prestiti che scadono il 30 giugno. Con l'eventuale ripresa del campionato ad inizio mese si può venire incontro a questa esigenza prolungando eventualmente gli accordi?

Penso che si possa trovare una soluzione attraverso un patto fra tutte le componenti del calcio: la Federazione, le Leghe, le società, i calciatori e gli allenatori. Si può trovare una soluzione. In una situazione di emergenza occorrono decisioni di emergenza. L'importante è che ognuno faccia la propria parte e reciti con serietà il proprio ruolo senza fughe in avanti, furbate o espedienti. Altrimenti così si sfascia tutto.

Quindi servono anche delle decisioni da parte dell'Uefa o della Fifa?

Sì. L'Uefa soprattutto per quanto riguarda la parte internazionale per poi affidare tutto alle singole federazioni. La Federazione Italiana si sta muovendo molto bene con grande compostezza, realismo e serietà, cercando di fare sintesi tre le varie legittime richieste di tutte le componenti del calcio. Però ripeto non perdiamo il senso della proporzione perché in questo momento ci sono problemi molto più seri. Il calcio deve rendersi conto che è una parte del mondo e non un mondo a parte.