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Spalletti choc: “Il calcio mi ha rovinato la vita. L’esonero? Non mi passerà mai”

Redazione
Le parole dell'ex ct degli Azzurri: "Il mio errore è stato, all’inizio, pigiare troppo su questo senso di appartenenza, di identità. Chiedere di cantare l’inno. Di fare un grido di battaglia prima di ogni allenamento"

Luciano Spalletti, ex ct della Roma e della Nazionale, è tornato a parlare del suo esonero e della sua vita in un'intervista rilasciata ai microfoni di La Repubblica. Di seguito un estratto delle sue parole:

"Io non lo so perché amo così tanto il calcio, ma probabilmente quando lei mi partoriva, mio padre era a giocare una partita di calcetto. Il calcio mi ha rovinato la vita. Ho voluto più bene al calcio che a me stesso, gli ho sacrificato le persone a me più care...".

Spalletti, inutile girarci attorno: bisogna ripartire da lì, la sconfitta con la Norvegia, i Mondiali subito a rischio, l’esonero da ct della Nazionale. "Non mi passa mai. Mi toglie il sonno, mi condiziona in tutto, perché il pensiero torna sempre lì. Certe volte mi sembra di essere felice, poi però dopo un attimo mi torna in testa quella cosa lì. Non sono riuscito a far capire ai ragazzi che gli volevo bene".

Un suo amico, Walter Sabatini, ci ha detto che crede sia il più grande dolore sportivo della sua vita perché lei era calato nel ruolo di ct in maniera assoluta. "Quando mi hanno proposto di guidare la Nazionale non ci ho dormito due giorni: la cicatrice sarà dolorosa anche quando avrà fatto il suo percorso di guarigione".

Pensa sia stato un errore accettare quell’incarico? "No. Anche perché la Nazionale non chiede, la Nazionale chiama. Non si sceglie se accettare, non c’è una riflessione razionale da fare. Quando la Nazionale chiama, deve gonfiarsi il petto e devi metterti a piena disposizione... Ecco, forse questo è uno dei concetti che stiamo perdendo".

Lo ha detto ai calciatori? "Il mio errore è stato, all’inizio, pigiare troppo su questo senso di appartenenza, di identità. Chiedere di cantare l’inno. Di fare un grido di battaglia prima di ogni allenamento. Volevo stimolare quell’orgoglio che provavo io, ma è stato troppo".

Certo lei non ha mai avuto una stampa particolarmente a favore. "La chiarezza si paga, ma ti fa stare bene con te stesso. Vengo percepito come uno di rottura, perché i miei amici sono quelli con cui sto bene, non quelli che mi danno dei vantaggi. Non vado a giocare a padel per farmi amici di comodo".