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Calcioscommesse, Signori in lacrime: “Io sarei a capo di un clan?”

(Repubbica.it) L’ex giocatore in una conferenza stampa si sfoga dopo i giorni ai domiciliari e el accuse di coinvolgimento diretto nell’inchiesta calcioscommesse.

Redazione

(Repubbica.it) L'ex giocatore in una conferenza stampa si sfoga dopo i giorni ai domiciliari e el accuse di coinvolgimento diretto nell'inchiesta calcioscommesse.

 

"Cosa dovevo denunciare? Un fatto che non è stato accertato?" E' scosso, affranto, piange. Ha il volto di una persona in difficoltà. Beppe Signori parla ai giornalisti in una conferenza stampa. Si interrompe più volte. Vuole chiarire dettagli usciti dall'inchiesta sul calcioscommesse. "Io sarei a capo di un clan, che con le mie conoscenze facevo scommettere? A un certo punto spunta fuori Singapore: 'Signori scommette a Singapore'. Io sono andato un giorno a Casteldebole con due persone 'con gli occhi a mandorla'. Le ho conosciute a Pechino nel 2010, nessuno si ricorda che ho commentato i mondiali di Sudafrica per la Tv cinese e collaboro con Lotto Cina". "Li ho portati a Bologna perché mi avevano chiesto di aprire una scuola calcio in Cina. Li ho presentati al Bologna, si sono scambiati i biglietti da visita. Ci hanno concesso di vedere gli allenamenti e la partita col Bologna".

La rabbia di Signori riguarda anche fughe di notizie. "Non ho potuto rispondere sulla perquisizione a casa perché io non c'ero. Non sapevo cosa avevano portato via. Pizzini, assegni... Io non c'ero". Un cronista gli domanda perché non ha denunciato il tentativo di combine. "Dovevo andare a denunciare un fatto di cui non ero certo? Io denuncio nel momento in cui il fatto illecito viene confermato e accertato".