Lo scandalo emerso dall'inchiesta sul calcio-scommesse dimostra «da parte dei giocatori ancora in attività, la voglia di arraffare il più possibile da una tavola che per loro sarà imbandita ancora per poco».
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Rivera sul calcio scommesse: “Si parla di un piccolo gruppo ma sono sempre le minoranze a fare i danni maggiori”
Lo scandalo emerso dall’inchiesta sul calcio-scommesse dimostra «da parte dei giocatori ancora in attività, la voglia di arraffare il più possibile da una tavola che per loro sarà imbandita ancora per poco».
Lo ha dichiarato l'ex fuoriclasse del Milan, Gianni Rivera, in un'intervista al Corriere della Sera, riferendosi all'inchiesta sulle scommesse che ha coinvolto il mondo del calcio. «Il momento del ritiro, per un calciatore, equivale all'attraversamento della linea d'ombra - ha sottolineato - Anche ai miei tempi non era facile. Devi rinunciare alla cosa che ti piace di più. Sai che qualunque strada tu possa prendere, non sarà mai bella come quella che hai lasciato. Ne ho conosciuti di colleghi che si sono trovati male nella loro nuova vita, e magari hanno fatto stupidate».
Ma, secondo Rivera, non hanno mai cercato di truccare le partite: «la stragrande maggioranza aveva messo da parte il guadagno degli anni buoni. Qui, in alcuni casi, siamo davanti all'incapacità di gestire le proprie vite. Alla perdita di contatto con la realtà». Calciopoli, secondo Rivera, «era una crisi di sistema» e questa invece «di valori. Innocenti o colpevoli che siano, questi sportivi-scommettitori danno prova di grande leggerezza morale». «Certo questa è una sconfitta per il calcio, si dice sempre così. Ma bisogna ammettere che per ora si parla di un piccolo gruppo. Anche se - ha concluso Rivera - sono sempre le minoranze a fare i danni maggiori, soprattutto in termini di immagine».
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