news calcio

Riva bacchetta il calcio: “C’è di peggio per cui scioperare”

Non è il suo calcio, e questo lo si era capito da tempo. Quel che riesce più difficile da comprendere anche a Gigi Riva è perchè sia arrivato fino a uno sciopero che tutti dicevano di non volere.

Redazione

Normal 0 14

"Non è il suo calcio, e questo lo si era capito da tempo. Quel che riesce più difficile da comprendere anche a Gigi Riva è perchè sia arrivato fino a uno sciopero che tutti dicevano di non volere.

E allora tuona ancora, senza paura di andare in contropiede e del contrasto duro. Così tira fuori il cartellino giallo a calciatori manager e presidenti. «È colpa di tutti quanti, e non mi interessa in quale percentuale: con tanto tempo davanti, ridursi a proposte dell'ultima ora...In Italia ci sono questioni più importanti per cui scioperare», è il contropiede di Rombo di Tuono. Pazienza se piacerà a qualcuno e scontenterà altri, Riva dice come la pensa seguendo il filo della coerenza. «Tifosi delusi per una domenica senza calcio? Ma no - esordisce l'ex attaccante, ora team manager dell'Italia - si noterà poco, è solo un prolungamento dell'estate. E poi non è uno sciopero vero e proprio, si recupererà magari il 21 dicembre quando none Šra previsto di giocare così nessuna ne avrà danno». Però, Riva ricorda quando gli si chiedeva di altri scioperi, come quello dei pastori sardi arrivati a manifestare in Continente: «C'è la crisi, ce ne siamo accorti? Qui in Sardegna chiudono fabbriche, alla mia terra sono stati tolti 50 milioni di euro di contributi da Roma, presto saranno davvero dolori. Possibile non si potesse trovare una via d'uscita alla luce del buon senso?Io il sindacato l'ho fatto agli albori, quando fu fondato, ed è sempre stato il mio principio». Su un punto però si sente di difendere i calciatori dalle accuse: «Il loro non è solo un circo da Billionaire, tutto Ferrari e veline. Sanno, come sapevo io da ragazzo, di essere fortunati, anzi privilegiati: personalmente avrei pagato per giocare a pallone - ricorda - Ma a 16 anni sono andato via da casa, solo a centinaia di chilometri di distanza. Ho passato più giorni io in ospedale di tanti ragazzi che dal lunedì al sabato escono la sera e si divertono, e dopo i 50 anni vi assicuro che certi acciacchi li risenti tutti. Ricordo notti nel letto di ospedale in cui mi dicevo: è tutto finito...E poi non sono mica tutti degli Ibrahimovic. Finisci la carriera a 32 anni, e magari hai guadagnato per tutto il resto della vita, però quanti sacrifici. Ripeto, privilegiati sì, capricciosi viziati no». Riva prova anche ad entrare nel merito della vertenza. «Premesso che è un vespaio, e che mi sembra ci sia dell'altro, prendiamo i fuori rosa: ricordiamo tutti Marchetti, a luglio 2010 faceva i Mondiali in azzurro e tre mesi dopo è finito in tribuna per un bisticcio col suo presidente. Non è bello. Quanto al contributo di solidarietà - aggiunge Riva - ci mancherebbe che i calciatori non lo pagassero. Anzi, devono essere un esempio... Poi peròmi dovrebbero anche spiegare, se è una tassa straordinaria per aiutare il Paese in crisi, perchè Ibrahimovic dovrebbe pagarla all'Italia e non alla Svezia». Ma Riva i contratti li firmava a lordo o al netto? «Noi avevamo il modulo Vanoni, non sfuggiva nulla. Il Cagliari era di petrolieri che avevano altri interessi nell'Isola, e gli interessava poco del calcio: così non mi spettava neanche il regalino extra che si usava con tanti presidenti». Decisamente un altro calcio. (ANSA).