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Prandelli: “Luis Enrique ha preso tante di quelle sberle a Roma… è il destino dell’allenatore”

L'ex ct azzurro accusato da Conte per il ranking e da Bonucci per l'eccessivo utilizzo del computer: "Non faccio polemiche con nessuno, il tempo è galantuomo e tutti si eredita qualcosa da qualcuno"

Redazione

In una lunga intervista rilascia a Repubblica, l'ex ct azzurro Cesare Prandelli ha riflettuto sul suo recente passato e sulla professione dell'allenatore. Quello coperto dal giugno del 2014 ad oggi è stato un anno davvero difficile per il tecnico, inaugurato dalla delusione Mondiale, botta che ancora fa male: "Ancora non riesco a guardare le partite della nazionale - ha detto - la ferita non si chiuderà, l'emozione troppo grande: non riesco a elaborare".

E senza avere elaborato Prandelli si è presentato al Galatasaray. Forse non la migliore disposizione psicologica per cominciare? "Forse, avrei dovuto aspettare un paio di giorni prima di dimettermi in azzurro. Poi, magari, ho avuto troppa ansia di ricominciare. Mi convinsero le parole di un presidente visionario purtroppo false".

Nei giorni scorsi l'attuale ct Antonio Conte l'ha indirettamente accusato di aver trasmesso un ranking negativo (l'Italia è oggi tredicesima). Bonucci l'ha invece criticato per i troppi test e il poco lavoro sul campo. Ma Prandelli non è allenatore da ieri, e conosce l'ingratitudine del lavoro: "Non faccio polemiche con nessuno, il tempo è galantuomo e tutti si eredita qualcosa da qualcuno. Oggi Allegri è giustamente un nome mondiale, ma un anno fa non aveva panchina. E Luis Enrique ha preso tante di quelle sberle a Roma, usando non poco il computer pure lui... E' il nostro destino".