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Non solo Abramovich. Gli sceicchi sono i nuovi padroni del mercato

Colpi ripetuti, sempre più forti segnano il ritmo del mercato del calcio internazionale, ma non ci sono più melodie latine, la musica è mediorentale perchè i direttori d’orchestra sono gli sceicchi.

Redazione

Colpi ripetuti, sempre più forti segnano il ritmo del mercato del calcio internazionale, ma non ci sono più melodie latine, la musica è mediorentale perchè i direttori d'orchestra sono gli sceicchi.

Giorno dopo giorno, le società acquistate con i petrodollari, dal Manchester City al Paris Saint Germain, fino al Malaga o al Getafe, rimpinguano i loro spogliatoi di giocatori acquistati in tutta Europa. Sergio Aguero al Manchester City e Santi Cazorla al Malaga sono solo gli ultimi colpi, mentre il Psg punta tutto su Pastore dopo aver preso il romanista Menez, Sirigu dal Palermo e Sissoko dalla Juve. Mansour bin Zayed, patron del City, Abdallah ben Nasser Al-Thani, nuovo padrone del Malaga, e il fratello Tamim Bin Hamad, proprietario del Psg, stanno mettendo sul piatto carichi pesanti e pochi possono competere. Si calcola che solo il datore di lavoro di Roberto Mancini in tre anni ha speso quasi settecento milioni di euro, tra acquisizione del club, campagne acquisti e interventi immobiliari. La cifra non comprende gli stipendi, considerando i quali si arriverebbe ad un totale di un miliardo di sterline. Il Psg, con gli ultimi arrivi, porta a sette il numero di giocatori reclutati dalla nuova gestione Leonardo, che può contare sulle risorse finanziarie della Qatar Sports Investments. Per la squadra parigina, che sogna di far entrare nella corte dei grandi, l'emiro ha già speso in meno di quattro settimane 40 milioni. Ma non finisce qui.

 

L'argentino Pastore è il prossimo obiettivo della nuova dirigenza, che ha già lanciato un'offerta stimata a 40 milioni. Gli sceicchi sono quindi decisi a scalzare dall'aristocrazia del calcio europeo le società gloriose e ricche, o ben gestite, che finora hanno dominato la scena. Resistono realtà come il Chelsea, dove il tycoon russo Roman Abramovich continua a pompare denaro nella squadra affidata ora ad Andrè Villas-Boas per portarla finalmente in cima all'Europa. Il Liverpool, passato l'anno scorso da una proprietà americana all'altra, fatica invece a tenere il passo nonostante il grosso investimento da parte della società che ha in portafoglio anche i Boston Red Sox. Mantengono il loro status Barcellona e Real Madrid, uniche a restare a galla finanziariamente in un Paese dove il calcio ha accumulato quattro miliardi di debiti. Tra le grandi nazioni del calcio europeo, Germania e Italia sono finora rimaste ai margini dell'interesse degli sceicchi e l'attenzione ai conti diventa esigenza primaria per tutti. Anche lo sbarco degli americani a Roma, peraltro ancora in attesa del 'closing' di dopodomani, è più all'insegna dell'oculatezza che non della mania spendacciona che sembra caratterizzare le mosse dei petrolieri. L'impressione di trovarsi di fronte a quelli che una volta venivano definiti ricchi-scemi è però sbagliata. Principi e sceicchi usano le loro enormi risorse non solo per motivi di immagine, che pure oggi contano, ma soprattutto in un'ottica di investimento di medio-lungo periodo.

 

(Ansa)