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Nainggolan: “Vivo la mia vita, non devo essere santo perché sono un calciatore”

Nainggolan: “Vivo la mia vita, non devo essere santo perché sono un calciatore” - immagine 1

Le parole del centrocampista: "Ora mi sento come se fossi tornato a casa. E magari resto qui, per sempre"

Redazione

"Ancora tre settimane e poi potrò guidare di nuovo da solo". Inizia così una lunga intervista che Radja Nainggolan ha rilasciato alla Gazet van Antwerpen. Il Ninja ha parlato della patente ritirata qualche settimana fa per eccesso di velocità e dopo essere risultato positivo all'alcol test. "Davvero, non perdo il sonno per questo. Nel mio periodo in Italia è stato anche peggio. Per la minima cosa che facevo tutti i giornali erano pieni. Adesso lo so: è sempre stato così e devo solo accettarlo. Non cerco più di difendermi. In realtà, nessuno ha niente a che fare con quello che faccio o non faccio. Vivo la mia vita quotidiana nel modo in cui penso che dovrei farlo e nel modo in cui mi sento bene. Inoltre, cerco di fare il mio lavoro, giocando a calcio nel miglior modo possibile. Posso essere criticato su questo, perché è quello per cui vengo pagato. Non sul resto. Devo essere santo perché sono un calciatore?".

Nainggolan: “Vivo la mia vita, non devo essere santo perché sono un calciatore”- immagine 2

Dopo tanti anni in Italia, tra Cagliari, Roma e Inter, il centrocampista è ritornato a giocare nel suo paese natale, il Belgio, dove sembra aver ritrovato la serenità che gli mancava. E un pensiero a terminare qui la carriera lo ha anche fatto: "Quando avevo 16 anni sono partito da lì e sono andato da solo in Italia, a Piacenza. Per me è stata una scelta ovvia. Ho potuto guadagnare subito in Italia, circa 1.500 euro al mese. Erano un sacco di soldi per un sedicenne e sono stato anche in grado di aiutare un po' la mia famiglia. Quel contratto, quello stipendio, era l'unico motivo per cui me ne sono andato da giovane. Se il Germinal Beerschot mi avesse proposto un contratto simile in quel momento, sarei potuto rimanere in Belgio. "L'Italia sarà sempre un capitolo importante della mia vita, ma ora mi sento come se fossi tornato a casa. E magari resto qui, per sempre. Forse quella sensazione mi darà anche la pace di cui avevo bisogno. Anche il club, Anversa, mi dà una bella sensazione. Professionale, ambizioso, con un presidente che investe".