Vedere il traguardo tanto agognato a pochi passi e non poterlo raggiungere. Nelle lacrime di Neymar c'e' tutta la disperazione di un ragazzo di 22 anni a cui un intero Paese si affidava per sollevare la sesta Coppa del Mondo della propria storia. Un sogno infranto a pochi minuti dalla fine della partita con la Colombia, quando l'attaccante verdeoro crolla a terra dopo un'entrataccia di Zuniga: frattura della terza vertebra lombare, 4-6 settimane di stop e Mondiale finito. A Neymar non rimane che tifare per i propri compagni mentre il Brasile si chiede se qualcuno riuscira' a non farne rimpiangere l'assenza. Del resto la Selecao, nella sua storia, non e' nuova a situazioni del genere.
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Mondiali: da Pele’ a Neymar, quando il torneo perde la sua stella
Ai mondiali, anche un piccolo infortunio può far saltare molte partite o addirittura l'intera competizione.
Nel 1938 la stella verdeoro era Leonidas ma nei quarti di finale contro la Cecoslovacchia si fece male: niente sfida successiva con l'Italia e Selecao eliminata. Meglio allora affidarsi a un altro precedente, quello del 1962. A guidare il Brasile c'e' un giovane Pele', gia' campione quattro anni prima.Ma O'Rei si fa male nella gara d'esordio contro il Messico, dove comunque va a bersaglio, gioca poi con la Cecoslovacchia ma l'infortunio si aggrava e il suo Mondiale finisce li'. Tutto perduto? No, perche' il Brasile tira fuori dal mazzo la carta Amarildo che con tre gol contribuisce al secondo titolo verdeoro.
Non e' paragonabile a Neymar o Pele' ma nel '94 Ricardo Rocha era un baluardo della difesa brasiliana. Un problema muscolare sofferto nella prima partita contro la Russia mise fine al suo Mondiale ma i suoi compagni arrivarono ugualmente fino in fondo, sollevando la Coppa a scapito dell'Italia. Un po' come accaduto anche ad Alessandro Nesta nel 2006: costretto a uscire durante Italia-Repubblica Ceca, vivra' il resto del torneo da spettatore ma partecipera' alla festa azzurra di Berlino. E forse a Neymar andrebbe bene anche uno scenario del genere. Meglio che farsi male, rientrare a tempo di record e poi fermarsi sul piu' bello: chiedere a Franco Baresi, in finale a Usa '94 dopo l'operazione al menisco, o a Ferenc Puskas, ko nella gara vinta per 8-3 sulla Germania nel 1954, costretto a fermarsi due settimane e poi rientrato in tempo per assistere suo malgrado al Miracolo di Berna, col successo tedesco per 3-2 sulla sua Ungheria.
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