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Moggi: “Signori chiede pietà ma non l'avrà”

Beppe Signori, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul Calcioscommesse, ha chiesto pietà ma nessuno gliela darà. Ne è convinto Luciano Moggi, che – in un articolo su Libero – fa un raffronto tra le vicende di Calciopoli...

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Beppe Signori, arrestato nell'ambito dell'inchiesta sul Calcioscommesse, ha chiesto pietà ma nessuno gliela darà. Ne è convinto Luciano Moggi, che - in un articolo su Libero - fa un raffronto tra le vicende di Calciopoli e il nuovo scandalo che investe il mondo del pallone.

«Cinque anni dopo la gogna tocca ad altri», scrive l'ex direttore generale della Juventus, ricordando quel 2006, quando davanti alla telecamere disse «Mi hanno ucciso l'anima». «Fu uno dei momenti più brutti della mia vita: il giorno prima ero il Dio del calcio, il giorno dopo il demone causa di tutti i mali pallonari», afferma Moggi, assicurando a Signori che, come nel suo caso, «nessuno avrà pietà». «Non mi sento di giudicare fatti e persone coinvolte. Leggo le carte e penso che in troppi si sono fatti prendere dalla smania delle scommesse, dei soldi facili», argomenta, sottolineando che «è troppo presto per condannare questo o quell'altro». «Con me invece ci hanno messo cinque minuti», aggiunge, ironizzando sulla pena di cinque anni e otto mesi di reclusione chiesta nei giorni scorsi dall'accusa al processo su Calciopoli in corso a Napoli: «Mi aspettavo di più. Che ne so: dieci anni, venti, l'ergastolo, i lavori forzati. Tutto perchè - mi sia concesso - ero il più bravo a fare il mio mestiere». A suo avviso, a dispetto di quanti sostenevano che, uscito di scena Moggi, il mondo del pallone sarebbe stato più pulito, «il calcio e sozzo molto più di prima». «Il carrozzone del pallone tricolore sta andando a fondo: in Europa vinciamo poco e contiamo ancora meno», rileva. «Ora la mazzata finale con la storia delle scommesse», prosegue l'ex dg bianconero su Libero: gli indagati «se hanno sbagliato pagheranno, se sono innocenti pagheranno lo stesso. Così va in Italia, la 'pieta» esiste solo nel Paese delle favole«, conclude.

(Ansa)