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Malagò: “Friedkin vorrebbe venire a Roma in pianta stabile. Ritorno in giallorosso di Totti? Mai dire mai”

Il presidente del Coni: "Una volta conclusa la trattativa Friedkin e il figlio mi vorrebbero incontrare. Sono sempre stato favorevole allo stadio della Roma"

Redazione

Giovanni Malagò questo pomeriggio ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Centro Suono Sport. Il presidente del Coni ha parlato di diversi temi come l’emergenza coronavirus, la possibile ripresa dello sport e del calcio. Tra i tanti temi affrontati durante l'intervista però ci sono anche quelli legati al mondo Roma con il passaggio di proprietà da Pallotta e Friedkin e il futuro di Francesco Totti. Queste le sue parole:

Nell’anno delle Olimpiadi, annullate per l’emergenza Covid, come sta passando le sue giornate presidente?

Rispettando assolutamente le regole, vado in ufficio solo quando è indispensabile, l’ho fatto questa mattina per apporre delle firme che non potevano essere digitali. Serve grande attenzione in questa fase, indossare la mascherina, mantenendo distanza di sicurezza dalla responsabile della segreteria. Sono in casa generalmente, ho la fortuna di avere un giardino, con mia figlia e mio nipote al di là della siepe in un’altra abitazione e mai come in questo momento sono felice di stare con i miei tre cani, di cui sono innamorato.

Giusto posticipare le Olimpiadi?

Bach, il presidente del CIO è un gigante, un illuminato. Si è ritrovato nel mezzo di qualcosa di straordinario, con i tanti interessi economici coinvolti rispetto all’organizzazione dei giochi olimpici: miliardi di dollari investiti, l’interlocuzione con il Governo Giapponese che era la controparte e l’universo degli atleti che chiedevano risposte. Un problema veramente mastodontico, compresa la questione dei diritti televisivi. In pochissimo tempo Bach ha coinvolto l’OMS chiedendo specifiche immediate sulla diffusione del coronavirus e ricevuto il suggerimento di fermare tutto, ha coordinato e concertato il rinvio delle Olimpiadi con il governo Giapponese.

Giusto riprendere a giocare calcio mentre ancora l’emergenza coronavirus non sarà del tutto superata?

Sarebbe ingiusto e scorretto che io parlassi solo del calcio e non anche degli altri sport. Non abbiamo ancora contezza precisa di quando terminerà questa emergenza. In questo momento ci sono due scuole di pensiero: la prima che vuole assolutamente giocare, la seconda che non si torni a giocare. A mio giudizio la soluzione migliore in questa fase è uno stop allo sport, ci mancherebbe che non fosse così oggi, vista la situazione critica nel nostro paese e non solo, direi in tutto il mondo. Bisogna poi fare una la distinzione tra lo sport individuale e quello di gruppo. Oggi non si può giocare, domani lo si potrebbe fare, con un enorme punto interrogativo. E’ lecito pensare oggi alle tempistiche e le condizioni per poterlo fare, l’importante è che non ci sia esasperazione nelle scelte.

Lei riterrebbe regolari i campionati alla luce di una possibile ripresa con diversi calciatori che sono stati contagiati in precedenza?

Sì, non penso che oggi si possano valutare eventualmente irregolari i campionati, considerando le tante settimane trascorse dalla contrazione del virus. Qualora si riparta, ci sarà un periodo di riatletizzazione obbligatorio che farà da cuscinetto. Chiaramente c’è il rischio di una recrudescenza del contagio, ma alla luce di questo è stato stipulato un protocollo sanitario molto rigido qualora ci fossero delle ricadute nel mondo dello sport e del calcio. Si potrà ricominciare a giocare solo se è preservata in maniera assoluta la salute degli atleti e dei tecnici.

Come sarà la fase 2 nello sport italiano?

Sarebbe sbagliato uniformare tutti gli sport allo stesso protocollo in vista della ripresa. Mi riferisco ovviamente alle preparazioni e al tentativo di ristabilire una certa normalità. E’ chiaro che il Presidente della Federazione equestre non può attenersi alle stesse regole del Calcio o del Tennis. Ci sarà una base uguale per tutti rispetto alla salute che andrà declinata in base alle esigenze delle singole federazioni.

Un suo giudizio sull’unanime decisione della Lega di Serie A di ridurre gli stipendi a fronte dell’emergenza coronavirus?

Ritengo molto positivo che ci sia stata questa presa di posizione unanime delle società sulla riduzione salariale per gestire i rapporti contrattuali con i calciatori.

Friedkin?

So che la trattativa era molto avanzata, poi è successo quello che è successo, non so come evolverà, è plausibile immaginare che ci sia una pausa di riflessione a prescindere dai termini economici. Non conosco personalmente Dan Friedkin, ma sono molto vicino a delle persone molto vicine a lui, che carinamente mi hanno chiamato, mi hanno fatto sapere che Friedkin avrebbe voluto incontrarmi insieme al figlio, che sarebbe venuto qui a Roma in pianta stabile, una volta conclusa la trattativa. Ci siamo scambiati una serie di messaggi Whatsapp, che risalgono a 10-15 giorni prima dell’inizio della crisi, intorno al 20 febbraio.

Se ti demandassero il compito di una gestione autoctona della Roma, accetteresti?

No, sinceramente no. Rappresento una carica importante, sono stato eletto da un mondo che rappresenta oltre 12 milioni di italiani. Sono un membro del CIO, non sarebbe serio prendere in considerazione un’ipotesi del genere.

Il suo pensiero sul futuro stadio della Roma?

Sono sempre stato favorevole, l’ho dichiarato e c’ho sempre messo la faccia, ma ho sempre detto che sono favorevole allo stadio, in quanto impianto. Non conosco poi le dinamiche relative alle infrastrutture che accompagnano lo stesso ma capisco siano fondamentali. E’ un investimento che va fatto a livello nazionale.

Totti tornerà nella Roma prima o poi?

Il mio rapporto d’amicizia con Francesco è pubblico, oggi lui ha deciso di intraprendere un percorso alternativo, autonomo sul piano professionale: rappresentare giocatori ma prima di tutto individuare dei talenti giovani, credo che Francesco abbia grande capacità da questo punto di vista. Poi nella vita mai dire mai.