(repubblica.it - A. Pontani) spettiamo da anni, ciechi e ostinati, che succeda qualcosa capace di accendere improvvisamente Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio.
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L'orso Abete
(repubblica.it – A. Pontani) spettiamo da anni, ciechi e ostinati, che succeda qualcosa capace di accendere improvvisamente Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio.
Per esempio ieri: una salve di buu razzisti si leva dalle curve dell'Olimpico? "Fenomeno inaccettabile, ma non generalizziamo", dice lui, spinto dai media a parole di condanna. Non si capisce bene chi generalizzi cosa, nel caso specifico (e non generico), ma la risposta è in perfetto abetese, rafforzata dal successivo illuminante: "Non facciamo di tutta l'erba un fascio". Ecco fatto. Chiaro. Stessa giornata, altro tema caldo: lo scandalo scommesse rischia di devastare tutti i campionati? Lui, sereno, risponde: tranquilli, abbiamo gli anticorpi.Gli anticorpi di Abete sono in effetti un caso di scuola, un perfetto e illuminante esempio di come si fa il dirigente sportivo in Italia. L'anticorpo principale consiste nella vaccinazione rispetto alla pericolosa malattia dell'interventismo. Meglio essere prudenti: aspettiamo e vediamo, qualcosa accadrà, la bufera passerà. L'importante è non rispondere alle critiche, non decidere nulla, e soprattutto non alimentare polemiche che possano mettere in pericolo la solidità dello status quo. Al massimo, nei casi più gravi, si annuncia l'istituzione di un'apposita commissione, della quale perdere rapidamente le tracce.Ad Abete basterebbe ricordare, nel caso delle scommesse come già in quello di calciopoli, che il calcio italiano ha scoperto la malattia grazie ai magistrati: nessun sospetto, nessun dubbio, nessun controllo, fino a quando un giudice non ci ha messo le mani. Se invece non dovesse bastare, ci sarebbe anche parecchio da discutere su come si è mossa la Figc una volta scoperto che decine di partite erano probabilmente fasulle.Dice: non si poteva fare di più. Sarà anche vero, anzi, lo è senz'altro se l'inchiesta ad essere affidata al solo Palazzi, una brava persona che però non pare davvero in grado di conciliare i suoi tempi letargici con la sterminata e incandescente materia piombatagli addosso. Lo dimostra impietosamente il caso Farina, la cui denuncia è rimasta chiusa in un cassetto per mesi prima di essere inoltrata ai magistrati. L'emergenza scommesse non andrebbe contrastata con dichiarazioni intorpidite dalla prudenza, ma con un'azione decisa, rapida, straordinaria, innovativa. Tutti aggettivi eccessivi e pericolosi, per Abete, al quale facciamo anche un'ultima domanda: ma gli anticorpi al razzismo, invece, li coltiviamo davvero facendo finta che i cori contro Juan e poi contro Diakitè fossero la solita bravata di pochi scemi? O forse vale la pena di guardare come e quanto considerano il problema gli inglesi, e prendere qualche non generica ma molto specifica decisione?
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