Dopo la cocente eliminazione dall'Europeo dell'Italia per mano della Svizzera sono tornati a parlare in conferenza stampa Luciano Spalletti, Ct della Nazionale, e Gabriele Gravina, presidente della FIGC. I due hanno parlato della delusione per la brutta partita di ieri e di un futuro da iniziare a programmare insieme. Ecco le parole di Spalletti e Gravina:
news calcio
Italia, Gravina: “Nessuno può pretendere delle dimissioni dall’esterno”
Il Ct sull'eliminazione: "Voglio ringraziare i tifosi per la loro vicinanza dimostrata, i calciatori per la disponibilità e la professionalità nel tentare di mettere in pratica le mie richieste e lo staff della federazione. Attraverso il mio risultato non è stato possibile far vedere il loro livello di qualità, loro dipendono dai miei risultati e rimangono poi intrappolati in quella che è l’idea generale che ci si fa. Sono quello che ha le responsabilità più importanti. Non sono stato il miglior Spalletti possibile. Leggo che mi è stato attribuito di aver alzato troppo i toni, di aver fatto uso di miti da seguire, ma questo è impostato a tutta la mia vita, ci vogliono sempre degli esempi da seguire. Ci sono molte cose ancora da dover far vedere, il mio impegno sarà ugualmente totale e con conoscenze in più”.
Sul futuro: "Siamo tornati a zero. Tenterò di ringiovanire la rosa per ricreare il prima possibile un gruppo. La gestione di alcune cose, come leader e mancanza di personalità, non mi hanno dato le risposte che cercavo. Dobbiamo creare dal basso un altro futuro più giovane”.
Il presidente Gravina: “Non esiste nell’ambito di una governance federale l’idea che qualcuno possa pretendere le dimissioni dall’esterno. Questo vale sia per la politica che per tutti coloro che dall’esterno chiedono le dimissioni di Gravina o Spalletti. Per me la scadenza è a marzo 2025, le elezioni avverranno nella prima data utile, le avrei fatte anche prima ma non si possono fare prima delle Olimpiadi. Quella è l’unica sede deputata legittimamente a scegliere la governance. Critiche sì, ma costruttive. Abbiamo il 67% di stranieri nei nostri campionati. Nonostante questo dato riduttivo ma più o meno in linea con gli altri, noi stiamo resistendo strenuamente alla richiesta di liberalizzare la possibilità di tesserare extracomunitari e questo implica attacchi politici. Ci sono resistenze all’interno della Figc, con le attuali norme se non con la persuasione non riesco. E vorrei precisare ancora: leggo di un contrasto tra me e politica, vi garantisco che non c’è nessun contrasto, c’è un confronto dialettico che ha gli stessi vincoli che sta vivendo la Premier con lo governo inglese e tutti gli altri campionati con i propri governi".
Su una possibile ricandidatura: "Prematuro parlare della mia ricandidatura a presidente della Figc, non mi ci sono soffermato ed è molto impegnativo, mi impedisce da mesi di tornare a casa. Il mio è un ruolo di servizio, non sono un amministratore unico, giusto che ci sia un confronto con le componenti che mi dovranno eleggere, con loro valuterò se continuare il mio percorso o interromperlo. Nelle qualificazioni al di là del risultato c’era stata la prestazione, non in queste ultime partite, ma parlo di quelle. Il 2026 è un obiettivo reale, siamo tutti consapevoli che sarebbe un disastro inimmaginabile non qualificarsi per la terza volta di fila ai Mondiali. Vorrebbe dire che ancora una volta non siamo riusciti a trovare un progetto in grado di dare risultati nell’immediato. La nostra progettualità con Spalletti puntava al 2026, sapendo che noi possiamo fondare tutte le nostre aspettative, ma poi dobbiamo fare sempre i conti con la realtà, questo è il mondo del calcio. Nessuno è in grado di garantire un risultato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA