(gianlucadimarzio.com)I diritti d’immagine sono ormai un elemento centrale delle trattative tra i club, i calciatori e i loro agenti. Lo sfruttamento del “brand” dei cosiddetti top player (che magari poi non lo sono sul campo, ma lo restano soprattutto in banca) è fonte di ricavi talmente alti che fanno gola a tutte le parti in causa.
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Il vocabolario del Calciomercato: diritti d’immagine e “naked contract”
(gianlucadimarzio.com) I diritti d’immagine sono ormai un elemento centrale delle trattative tra i club, i calciatori e i loro agenti.
D’altro canto è grazie ai successi del team in cui militano che alcuni buoni giocatori diventano top player e quindi è giusto che in qualche modo “ripaghino” il club che li ha ingaggiati. Naturalmente, ci sono tantissime variabili e vie di mezzo che possono permettere di trovare la “quadra” nelle trattative su questo punto tra le società che per scelta gestionale pretendono la cessione del 100% dei diritti d’immagine dei calciatori che mettono sotto contratto e gli atleti di chiara fama che invece vogliono sfruttarli in proprio. L’esempio più recente è quello di Cavani che lasciando il Napoli, club che segue fin dai tempi della serie C la linea intransigente dell’acquisizione del 100% dei diritti d’immagine dei propri tesserati, e passando al Psg (club in cui i diritti d’immagine sono “free”), triplicherà i proprio guadagni.
Qualche anno fa la Liga spagnola ha tentato di imporre nel nuovo accordo collettivo un vincolo che obbligava i giocatori a cedere i propri diritti d’immagine ai club, su un modello già utilizzato da anni in Formula 1 e denominato “naked contracts”. In effetti, il calciatore che sottoscrive un naked contract si “spoglia”, dietro corrispettivo, dell’uso della propria immagine.
Questi contratti sono la regola in Bundesliga, ma anche in Premier, Arsenal e Manchester United considerano i diritti d’immagine dei giocatori come parte del loro contratto di lavoro (distinguendo, per esempio, attività in cui il calciatore è presente con la maglia della squadra, da quelle in cui è vestito in borghese che restano nella disponibilità dell’atleta). Altri club si accontentano di ricevere una quota di utili. In Spagna qualche tempo fa al Real Madrid nei primi anni Duemila fu inventata la cosiddetta “clausola Figo” grazia alla quale, il club madrileno e i calciatori “galacticos” Luis Figo e David Beckham concordarono la cessione solo del 50% dei proventi dello sfruttamento della loro immagine alla società.
Difficile dire quale sia la scelta migliore in assoluto. Tuttavia, occorre considerare che il Financial fair play costringe i club di calcio a trovare fonti di reddito alternative per far crescere il proprio fatturato e la possibilità di utilizzare l’immagine dei propri atleti in campagne pubblicitarie o di “affittarli” ai proprio sponsor non può essere più sottovalutata. Non è un caso, forse, che dalle voci legate a licensing, merchandising, sponsorizzazioni e altre attività commerciali il Bayern Monaco incassi oltre 200 milioni di euro all’anno.
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