(di Roberto Golino) La parola “etica”, deriva dal greco ethos che letteralmente significa “carattere” o “comportamento”. Tal espressione è ormai entrata da tempo nel lessico italiano, per indicare i doveri morali da perseguire verso se stessi e verso gli altri, e l’insieme di criteri volti a giudicare la morale della collettività. Un codice comportamentale con cui siamo abituati a confrontarci nella vita di tutti i giorni, ma che da qualche anno è entrato ufficialmente nel calcio italiano; un vadenecum da scalfire nella memoria per poter ambire alla prestigiosa maglia azzurra.
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Il codice “Prandelli”
(di Roberto Golino) La parola “etica”, deriva dal greco ethos che letteralmente significa “carattere” o “comportamento”.
La “piacevole” novità, è stata introdotta nel 2010, anno in cui Cesare Prandelli diventa il commissario tecnico della Nazionale. L’ex-allenatore di Parma e Fiorentina, prende una decisione forte, trovando l’approvazione di tanti addetti ai lavori e il sostegno della FIGC: una bella immagine da offrire al mondo calcistico, dopo i tanti scandali che hanno contraddistinto il nostro calcio. Qualcuno ha visto nella mossa di Prandelli, un tentativo d’innovazione; altri, i più maligni, si sono chiesti sin da subito se il codice etico avrebbe riguardato anche i big. Una cosa è sicura, tutti, favorevoli e contrari, hanno trovato difficoltà nel capire il metro di giudizio usato dal CT, nell’attuazione del codice etico. Cesare Prandelli, nel corso della sua esperienza alla guida della Nazionale, si è contraddetto talmente tante volte, da rendere indecifrabile il suo pensiero su determinati comportamenti: l’attuazione del suo codice etico, nasconde più enigmi dei criptex ideati da Jacques Saunière, nel codice Da Vinci di Dan Brown.
L’ennesima polemica, arriva all’indomani della squalifica di Giorgio Chiellini: il difensore della Juventus, è stato sanzionato dal giudice sportivo con uno stop di tre giornate, dopo il colpo rifilato a Pjanic, nella sfida contro la Roma di domenica scorsa. Seguendo la logica del codice etico, il bianconero non avrebbe avuto il diritto di rientrare nella lista dei pre convocati per il mondiale brasiliano, invece, ecco spuntare il nome di Chiellini nell’elenco diramato da Prandelli. Il tecnico, ha così giustificato la sua scelta: “Massimo rispetto per la giustizia sportiva, ma ho visto e rivisto l'azione di Chiellini e per me non è stato un gesto violento". Una diversa interpretazione rispetto alla giustizia sportiva, dunque. Perfettamente in linea con il pensiero di Tosel, invece, l'allenatore di Orzinuovi, si mostrò non più di un mese fa; quando in merito alla squalifica di Destro, avvertiva così i giocatori della Nazionale: “Niente Mondiale per chi sgarra. I giocatori della nazionale devono avere la forza di non cadere nelle provocazioni. Io sono convinto che nessuno sbaglierà".
Ha sbagliato (e molto) Mario Balotelli. Eppure, il calciatore del Milan è stato spesso graziato da Cesare Prandelli: l’ex attaccante del Manchester City, in ottobre, prese parte alle sfide contro Danimarca e Armenia, nonostante fosse stato squalificato per tre giornate; dopo aver pronunciato frasi ingiuriose nei confronti del direttore di gara, al termine di Milan-Napoli. “Il codice etico non riguarda il calciatore che ha già scontato la squalifica; non posso io punire su una punizione! Se non ci fosse stata la partita infrasettimanale, Balotelli non sarebbe qui oggi. Se la squalifica intercorre nel periodo della partita della Nazionale non vieni convocato. Non ho mai convocato un giocatore squalificato”. Mai fino ad oggi, verrebbe da aggiungere.
In realtà, era già successo che fosse chiamato in nazionale un calciatore squalificato. Chi? Naturalmente, Mario “Why always me” Balotelli. Nel 2012, in occasione di Manchestr City-Arsenal, Balotelli fu espulso per un brutto fallo ai danni di Sagna; messo alle strette da chi gli chiedeva se fosse il caso di adottare il codice etico, il CT rispondeva così: ''Il codice etico? Riguarda vicende che esulano dal campo, se si tratta di un fallo di gioco il codice etico non sarà applicato". Non fu tanto conciliante con “Supermario” Roberto Mancini. L’allora tecnico dei citizens fu molto duro con il proprio attaccante: “Ne ho abbastanza. Ci restano sei partite e lui non le giocherà. Tutte le volte rischiamo un’espulsione e di giocare in inferiorità numerica come oggi”.
La paura di giocare con un uomo in meno, assale Prandelli, all’indomani della squalifica comminata a De Rossi, colpevole di aver colpito con un pugno Icardi in occasione di Roma-Inter. Nella conferenza stampa che precedette l’amichevole con la Spagna, commentando l’esclusione del calciatore della Roma, il tecnico azzurro tenne a precisare: “Io non voglio gesti sconsiderati. Non voglio rischiare di giocare in dieci: sono stanco di vedere un calcio fatto di gomitate, pugni e sputi”.
Le contraddizioni del tanto decantato codice etico non riguardano certamente solo questi episodi: non prese alcun provvedimento, il selezionatore della Nazionale, nei confronti dei giocatori del Napoli che disertarono la premiazione nell’edizione 2012 della Supercoppa; mentre, Osvaldo, fu escluso dalla Confederations Cup, per non aver ritirato la medaglia del secondo posto nella finale di Coppa Italia. Come dimenticare poi il diverso trattamento riservato a Criscito e Bonucci alla vigilia di Euro 2012: seppur entrambi i giocatori fossero in quel momento indagati per lo scandalo del calcioscommesse; l’esclusione dalla Nazionale riguardò solamente il difensore dello Zenit. “Non porto Mimmo (Criscito ndr) perché subirebbe una pressione che nessun essere umano potrebbe reggere. Non è sereno.”
Verrebbe da dire che in più di un’occasione, Cesare Prandelli, abbia usato due pesi e due misure a seconda delle situazioni; per carità, valutazioni assolutamente legittime, ma forse poco…etiche.
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