(repubblica.it - F.Bianchi) - "Possibile che su 60 milioni di abitanti non ci sia nessuno in Italia che voglia fare il presidente della Lega di serie A?". E' stato ironico, oltre che pesantissimo, l'altro giorno Giovanni Petrucci.
news calcio
Il caso del presidente di Lega ecco perché Beretta resiste…
(repubblica.it – F.Bianchi) – “Possibile che su 60 milioni di abitanti non ci sia nessuno in Italia che voglia fare il presidente della Lega di serie A?”. E’ stato ironico, oltre che pesantissimo, l’altro giorno...
Il presidente dello sport ha preso di petto la questione Calciopoli, ottenendo un grande successo "politico": così si spiega il tavolo della pace (la cui gestazione però non sarà affatto semplice) ma soprattutto ha avuto l'abilità di placare la furia della Juventus, che a forza di ricorsi (molti già respinti) stava esagerando, mettendo in serie difficoltà il mondo del calcio. Ora c'è la tregua, anche se è chiaro che Massimo Moratti mai accetterà di sedersi ad un tavolo rischiando di essere messo sotto processo ed è altrettanto chiaro che Giancarlo Abete, rinforzato dall'appoggio di Petrucci, non accetterà più certi attacchi dalla Juventus .
Ma, come detto, Petrucci ha puntato il dito anche contro la Lega maggiore: lo strappo non è certo di questi giorni ma viene da lontano. L'arroganza di certi presidenti non piace al n.1 del Coni: e poi c'è la posizione di Maurizio Beretta che mai è stata chiarita. "Si è dimesso a marzo e non è ancora stato sostituito: come è possibile? Io ce l'ho un'idea ma non mi conviene dirla", ha detto Petrucci con un sorriso malizioso. In verità, le dimissioni di Beretta sono finte: pur essendo passato ad un importante incarico da top manager di UniCredit, che ha il 20 per cento della Roma, Beretta si è guardato bene in questi mesi dal portare avanti il discorso della sua successione. Anche perché ogni 27 del mese gli vengono accreditati due lautissimi stipendi, da UniCredit e dalla Lega Calcio. Del conflitto d'interessi, poi, non si... interessa nessuno: i presidenti fanno finta di nulla e di solito in assemblea litigano sui soldi da spartire. Ci aveva provato Massimo Cellino a chiedere una nuova dirigenza: ma è stato subito stoppato. Molti presidenti-presenzialisti vorrebbero un sistema a rotazione: vale a dire un anno a testa alla presidenza della Lega. Ma con questo statuto non è possibile e per cambiarlo bisogna mettere d'accordo venti persone, cosa non facile.
E allora? Ecco che Petrucci coltiva qualche sospetto: viene tenuto in sella Beretta perché non ci si mette mai d'accordo sul suo successore. La soluzione del "traghettatore", pur illustre, non convince tutti: si era fatto il nome di Franco Carraro ma lui accetterebbe, per spirito di servizio, solo se ci fosse un consenso unanime. Consenso che non c'è. Si era ventilata anche l'ipotesi di puntare su un manager: il nome più gettonato, e che piaceva a non pochi presidenti, era quello di Tullio Camiglieri, ex Sky, esperto di tv, stadi, eccetera. Ma non c'è, nemmeno qui, convergenza totale. Poteva andare bene la soluzione del commercialista Ezio Maria Simonelli, graditissimo al Milan e che conosce bene i meccanismi della Lega: ma un accordo è complicato da trovare. Forse adesso che sono stati risolti i problemi dei diritti tv, chissà che i presidenti non comincino a guardarsi intorno. C'è da sistemare anche la questione del contratto dei calciatori, della durata di un solo anno (la Lega di B lo ha fatto triennale): ma le parti non si sono mai trovate perché c'è qualcuno (della Lega) che non si mai trovare. Insomma, raggiunta la tregua con la Juventus, adesso Petrucci e Abete si trovano ad affrontare il nodo della Confindustria del pallone. E non sarà facile scioglierlo: lì qualche arrogantello c'è...
© RIPRODUZIONE RISERVATA