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Fifa, Infantino: “Var, non si torna indietro. La violenza nel calcio va combattuta con leggi dure”

Parla il numero 1 del calcio mondiale: "Non riesco a capire come si possa andare a vedere una partita per distruggere e far casino, non esiste che lo stadio venga considerato una zona franca"

Redazione

"La Var è stata una esperienza vincente, una cosa che non abbandonerei per alcun motivo al mondo", parola del presidente della Fifa Gianni Infantino in occasione del Globe Soccer di Dubai. "All'inizio - prosegue il numero uno del calcio mondiale - devo essere onesto, ero un po' scettico, ci sono stati dei test e alla fine tutti ne parlano e ora tutti la vogliono. Ci sono state tante discussioni con Collina, perché si poteva spezzettare il gioco ma alla fine lo ha reso più giusto. Se si può aiutare gli arbitri, perché non farlo. Ormai con la tecnologia tutti, in pochi secondi, sapevano se una decisione era giusta, tranne gli arbitri. Così alla fine, nonostante alcune critiche, abbiamo capito che la Var è stato una parte integrante del successo del Mondiale. Non ci sono più errori evidenti, gol in fuorigioco. Ci sono ancora alcune cose che vanno migliorate, ma gli errori clamorosi sono acqua passata. Non è solo un mio successo, ma anche e soprattutto di Pierluigi Collina".

Inevitabile un commento sul Mondiale allargato: "La discussione non è se, ma quando passeremo al Mondiale a 48 squadre. Stiamo analizzando la possibilità di farlo già nel 2022 in Qatar. Non sarà facile, ma se potessimo rendere il mondo felice dovremmo provarci. Magari convincendo alcuni Paesi vicini geograficamente a dare la disponibilità a giocare alcune partite nel loro paese. La qualità per allargare il numero di squadre c'è, basta pensare alle tante nazionali importanti che non erano in Russia come Italia e Olanda. Pensiamo all'Asia, che avrà un numero doppio di partecipanti. Questo vuole dire che tanti paesi investiranno sul calcio per arrivare al Mondiale, questo è un bene".

Ai microfoni di Sky Sport, Infantino ha parlato anche del problema del razzismo nel mondo del calcio dopo gli ululati a Koulibaly in Inter-Napoli: "Noi continuiamo a lavorare per risolvere la situazione - dice il presidente della Fifa -, la prima reazione da presidente è tristezza, sdegno, oltre che solidarietà nei confronti del giocatore. Quando sono stato eletto presidente ho proposto come segretario generale e per la prima volta nella storia una donna senegalese, questo perché bisogna trasmettere il messaggio, con atti concreti, che nel calcio non c'è posto per il razzismo. Gli ululati? Vanno condannati con la massima severità, ma devono essere uno stimolo per tutti i dirigenti del calcio ad abbassare i toni, altrimenti fomentiamo l'aggressività che c'è in giro e che a volte sfocia in razzismo e altre violenze. Il calcio è un mondo tollerante, dove violenza e razzismo non devono trovare posto", ha aggiunto Infantino, che poi parla della morte di Daniele Belardinelli, rimasto ucciso prima di Inter-Napoli. "Non è concepibile che si possa ancora morire per una partita di calcio, le leggi vanno cambiate, ma anche e soprattutto applicate, basta guardare quei paesi che hanno avuto problemi più gravi rispetto all'Italia e che li hanno risolti. Come? Andando a prendere i violenti, non sono migliaia come si pensa, sono decine, nel momento in cui li prendi e li togli dagli stadi fermi la violenza. Non è un problema solo italiano, la violenza va combattuta con leggi dure, io non riesco a capire come si possa andare a vedere una partita per distruggere e far casino, non esiste che lo stadio venga considerato una zona franca. La Thatcher ha risolto il problema hooligans in Inghilterra facendo una legge e applicandola. Per riuscirsi ci vuole la collaborazione di tutti, a cominciare dalle società".