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Dopo il lutto e la solidarietà, il calcio mostra il peggio: chiudiamo le curve agli ultras

(repubblica.it – F.Bocca) I buoni sentimenti e i buoni propositi sono durati lo spazio di appena una settimana.

Redazione

(repubblica.it - F.Bocca) I buoni sentimenti e i buoni propositi sono durati lo spazio di appena una settimana.

Appena il calcio è tornato a giocare ha mostrato il peggio di se stesso. Piermario Morosini è morto in campo appena una settimana fa, e in quell’occasione il calcio si è fermato, travolto dal dolore, ma sono stati anche giorni pieni di sentimento, di solidarietà, i tifosi avevano intrecciato le loro sciarpe al funerale, sembrava esserci veramente un’aria nuova, più pulita, migliore, meno avvelenata.

E invece, smesso di piangere, il peggio è subito tornato in campo, confermando che il calcio italiano si è ormai infilato in un tunnel buio dal quale chissà quando potrà uscire. Quanto avvenuto a Genova è veramente lo sprofondo del pallone, la vittoria della sua anarchia completa e assoluta, la sua incapacità assoluta di saper perdere una partita, di accettare la sconfitta. Che poi è alla base di uno sport.

Qualcuno in un campionato inevitabilmente perde, qualcuno finisce inesorabilmente per retrocedere. Gli ultrà hanno impedito che la partita che il Genoa stava perdendo malamente contro il Siena proseguisse, hanno costretto l’arbitro a sospenderla, e addirittura con la costrizione dei giocatori a togliersi la maglia, perché indegni.

Indegni di che cosa? Che cosa dà loro il diritto di fare i giudici, di dare patenti di dignità o indegnità? E addirittura minacciando cioè di fare anche di peggio, e quindi usando la violenza e il ricatto. Sono state le stesse scene di Italia Serbia, di un anno e mezzo fa, quando gli ultrà serbi comandati dal famigerato Ivan il Terribile impedirono che la partita della nazionale si svolgesse regolarmente. Ci si augura che i responsabili paghino adesso con adeguato carcere. Ma forse l’unica soluzione sono gli stadi a porte chiuse, con quelle curve di intolleranti chiuse agli ultras. Gente che non sa vivere il calcio, che non lo rispetta, che lo violenta e che non deve più frequentare uno stadio.