Intervenuto durante la trasmissione “La città nel pallone” in onda tutti i giorni sui 99.8 di RadioIes, il Professore Giuseppe D’Onofrio,docente di ematologia, perito di parte nel processo per doping che vide accusata la Juventus, ha espresso il suo giudizio sulle nuove voci che hanno coinvolto la società di Torino. Ecco le sue parole:
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D’Onofrio (Perito accusa processo doping Juve): “La Juventus oggi come anni fa ha avuto in organico persone legate al mondo del doping. Fajardo? Fa solo il suo lavoro”
Intervenuto durante la trasmissione “La città nel pallone” in onda tutti i giorni sui 99.8 di RadioIes, il Professore Giuseppe D’Onofrio,
Ricordi del caos mediatico per il processo doping?
“Ero il perito super partes. Tutti mi ricordano di me come perito dell’accusa, perché di fatto sono stato il responsabile di una perizia che suggeriva l’uso di Eritropoietina da parte della Juventus. Io ho un ricordo sicuramente molto intenso di un periodo in cui mi sono attenuto a delle considerazioni tecniche legate a quello che era il mio lavoro di tutti i giorni. Mi sono trovato a confrontare da una parte tutto quello che veniva dalla difesa e dall’altro l’interesse dell’opinione pubblica per un argomento difficile da dimostrare e sostenere con elementi di certezza”.
La triade juventina Moggi-Giraudo-Bettega e la triade anti juve formata da D’Onofrio-Guariniello-Zeman. Si ritrova in questa affermazione?
“Diciamo che mi onora il fatto di essere inserito con Guariniello e Zeman in una triade. Ho dei dubbi sul fatto che gli juventini pensino alla triade buona come a quella di Moggi anche perché hanno passato dei guai per colpa loro. Zeman, fu una voce che non fece altro che portare risonanza mediatica ad un fatto, che in quegli anni tutti avevano notato per via di quelle modificazioni fisiche. Guarinello invece accusava la Juventus di abuso di farmaci a danno dei lavoratori”.
Che valori non conformi ha riscontrato nelle cartelle cliniche juventine?
“Non ho potuto controllare le cartelle cliniche perché non c’erano. Avevo 7 scatoloni pieni di documenti, ma le cartelle cliniche mancavano senza una spiegazione. C’erano però dei risultati di analisi particolari: una volta al mese, anche di più in certi periodi, nei giocatori della squadra si erano verificati certi parametri che erano indicativi di una stimolazione e alterazione del sangue non legata a fatti fisiologici come l’allenamento o il riposo, ma a qualche agente esterno come l’Eritropoietina che ho considerato possibile se non certo in alcuni casi. Per questo mi accusarono di cercare l’anomalia nella normalità, ed è una bella definizione, anche perché in realtà è quello che si fa oggi”.
Sulla terza generazione del doping?
“Il doping del sangue è passato attraverso varie fasi: quella più recente riguarda principalmente il ciclismo. Quello che funziona tanto e che viene utilizzato in molti sport, sono le procedure di trasfusione e utilizzazione di Eritropoietina combinando schemi che fanno venire la pelle d’oca che consistono nel togliere il sangue, rimetterlo, congelarlo e riutilizzarlo anche dopo molto tempo. Questi sono dati dimostrati da prove trovate nel laboratorio di Fuentes”.
Su Fajardo?
“Lo conosco per quel poco che ho letto e sentito dire. Ne parlano come di un professionista che non ha avuto storie di legami con Fuentes o altre situazioni. Probabilmente è solo un bravo preparatore che sta facendo il suo lavoro”.
Sul sistema Juventus?
“In quegli anni c’era l’uso da parte del dottor Agricola e del suo staff, di farmaci non proibiti come la creatina, ma somministrati in dosi elevate. Per un periodo limitato nel tempo quella Juventus aveva cercato consulenti come l’olandese Krajanov e Gullermo Orlay, che avevano avuto dei rapporti noti e provati con personaggi legati al mondo del doping. La Juventus di quel periodo veniva da tanti anni senza successi come la Juventus di oggi, prima dello scudetto dello scorso anno. Prima come ora ci sono persone che lavorano nella Juventus e sono state avvicinate a situazioni di doping sportivo”.
Come si può combattere il doping?
“E’ molto difficile. Bisogna essere consapevoli di quello che succede, perché più si conosce e meglio è. Sento tanta gente che parla di teorie assurde e provocatorie come la liberalizzazione del doping, ma l’unico rimedio possibile è trovare i colpevoli e punirli. In più non c’è trasparenza da parte di chi gestisce lo sport. La Wada per esempio è staccata dalle federazioni, ed è una cosa importante, ma a livello nazionale non ha nessun effetto. Il controllore non può essere lo stesso che viene controllato e nello sport succede. Diciamo che il doping gestisce lo sport e anche l’antidoping”.
Cosa si dovrebbe fare?
“Purtroppo non c’è una richiesta di sapere quando e dove ci sono i controlli antidoping. Il laboratorio di Roma è ottimo, ma bisogna vedere come viene gestito e organizzato”.
E’ stato mai minacciato?
“No mai, solo qualche insulto su dei siti juventini”.
Le piace il termine “crociata di Zeman”?
“Non mi piace il termine in senso assoluto. Mi piacerebbe se cercasse solo di far giocare bene la sua squadra. E’ vero che ha svolto un ruolo importante in quella storia, ma ora rischia di perderlo”.
La Spagna è la nuova frontiera del doping?
“La Spagna non ha una legge antidoping e non è particolarmente insistente nel perseguire i casi che ci sono stati. Si diceva inoltre che alcune squadre di calcio di primissimo livello, frequentassero il laboratorio di Fuentes, ma al contrario dei ciclisti i cui nomi sono stati resi pubblici, delle squadre di calcio non si è saputo nulla”.
Su Alex Schwazer?
“Conosco un po il caso, la sua situazione e i suoi valori ematologici. Penso che è stato trovato positivo perché come spesso succede, vengono trovati positivi quelli meno bravi ad ingannare. I bravi medici cercano di non far vedere queste cose e lui aveva rapporti con Michele Ferrari, che è bravo in questo senso, salvo poi interromperli. La mia idea è che abbia fatto tutto da solo”.
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