Paolo Sollier intervenuto nella trasmissione "Tana Libera Tutti" sull'emittente Centro Suono Sport ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
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Da calciatore a scrittore: Paolo Sollier
Paolo Sollier intervenuto nella trasmissione “Tana Libera Tutti” sull’emittente Centro Suono Sport ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
Molti dicono che lei era un centravanti di manovra altri scrivono centrocampista, lei che giocatore era?La mia tecnica non era raffinata anzi per la Serie A era limitata, avevo altre qualità, grande corsa e agonismo, al servizio della squadra.Ero un centrocampista che però sapeva giocare in tutte le parti del campo, a volte sono stato schierato più avanti o più indietro ma fondamentalmente ero centrocampista.
Da calciatore a scrittore quanto è lungo il passo e come scatta nella testa il bisogno di porre in maniera eterna i propri pensieri.Il mio scopo non era tirare fuori il male del calcio, per me lo scrivere era molto naturale ho inziato a farlo ancora prima di essere calciatore; il mio era il racconto di un'esperienza e raccontandola ho raccontato anche quello che stavo attraversando. E' chiaro che in quel momento in cui il mondo del calcio era ingessato, fece molto scalpore. Il mio obiettivo però era quello di raccontare una storia. In seguito è diventato qualcos'altro, un simbolo, un peso , credo che quando si scrive un libro una volta uscito, ha una sua autonomia. Ancora oggi ha un senso quel libro al di là delle mie aspettative.
A proposito della copertina, si dice che lei non abbia gradito la foto con il pugno chiuso al Comunale di Perugia.Non è che fossi contrario, ero favorevole alla foto come simbolo, me ne sono separato perchè non mi rappresentava. Vedevo una faccia e un gesto abbastanza rigido. Forse poteva essercene anche un'altra, la fortuna del libro però è legata anche a quella copertina.
Il mondo del calcio che ha conosciuto vedeva giocatori vicini al mondo della politica che ricordo ha?In quegli anni anche provato a lanciare l'idea di creare una rappresentanza di calciatori orientati a sinistra, ma poi abbiamo lasciato perdere perchè sarebbe stata una ennesima frammentazione e non ce n'era il bisogno.
Avete temuto una strumentalizzazione politica vista l'importanza che ricoprivate?No ovviamente c'era qualcuno sugli spalti che ti applaudiva perchè condivideva le tue idee politiche anche se giocavi male. Ma questa è stata l'unica reazione.
Lei si è detto sinceramente Juventino, ma in alcune dichiarazioni di quando ha giocato contro la Juventus ha rivelato di aver percepito l'arroganza del potere, c'è stata una scissione in lei?La passione di bambino si è andata a scontrare contro quella che era la realtà, la Juve era un potere vero e lo avvertivi, di solito nel confronto con la realtà i sogni perdono.Personalmente sono affezionato anche a quella mia fede primitiva perchè sono cresciuto vedendo giocare Omar Sivori, irriverente, cattivo, tutto il contrario del bravo ragazzo, e questa sua aura un po velenosa mi affascinava.
Altra curiosità, perchè Paolo Sollier negava l'autografo?Lo vivevo come una forma di rispetto verso i tifosi. Mi successe che mi chiesero l'autografo e risposi magari andiamo a prenderci un caffè insieme cosi ti rimane qualcosa di più di una firma astratta. Questa cosa venne fuori su un giornale che davano allo stadio, questo giornale arrivò sulla scrivania di Gianni Mura e uscì fuori questa avversità all'autografo. Inizialmente mi metteva anche in imbarazzo l'autografo.
Com'è il salto dalla categoria di dilettanti -giovanili alla serie A e qual è l'impatto?Credo che sia un male programmare le carriere. Vedo che oggi i ragazzi si avvicinano al calcio appigliandosi alla società, questo allontana dallo spirito primordiale del calcio.Per quel che riguarda il salto di categoria è ovvio che le categorie sono una selezione, posso dire che quando arrivi in A ti accorgi proprio che è un mondo molto difficile tecnicamente, devi essere al top, in c e b ero un ottimo giocatore in A potevo fare il mio con gli altri.
Sul percorso inverso dalla A alle serie minoriScendendo di categoria ed invecchiando inizi a ragionare, subentra l'esperienza, cambia il peso della tua presenza in campo. Cerchi di venire a capo alla forze che sono sempre meno, un percorso che viviamo nella parabola della nostra vita per accettarlo bisogna capire che ognuna di queste stagioni ha i suoi valori , importante è la presa di conscienza.
Quattro giocatori che ha stimato e stimaZoff, Rivera e Gigi Riva ai quali aggiungerei Damiano Tommasi delle generazioni successive..
Quanto durano i soldi di un calciatore e che rapporto aveva con i soldi dell'epoca.Fino a quando non è arrivata la legge Bosman gli stipendi erano diversi si guadaganva quanto un buon impiegato.
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