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Calcioscommesse: Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, due delle partite sotto la lente degli investigatori

Una partita dai due volti. Lazio-Genoa 4-2 del 14 maggio scorso fu questo, al punto che il team di casa venne definito da alcuni giornali «squadra bifronte».

Redazione

Una partita dai due volti. Lazio-Genoa 4-2 del 14 maggio scorso fu questo, al punto che il team di casa venne definito da alcuni giornali «squadra bifronte».

Tanto indisponente nei primi 45' (giocati al piccolo trotto e quasi per dovere di firma), quanto arrembante nella ripresa, quando nel giro di venti minuti Hernanes (autore di una doppietta) e compagni misero a segno tre reti. In gol andò anche Rocchi, alla prima da titolare nell'anno solare. In tutte e tre le circostanze la difesa del Genoa dell'ex tecnico laziale Ballardini non apparve irreprensibile. In precedenza il fischio finale del primo tempo, sull'1-1 (rete di Biava al 7' e pareggio cinque minuti dopo di Palacio), era stato accolto con un uragano di fischi dal pubblico laziale, indispettito dal comportamento dei biancocelesti ma anche dalle parole dette nei giorni prima del match del presidente Lotito che, in piena guerra con il Coni, aveva minacciato di 'trasferirè la squadra a Firenze. In quei 45' - secondo le cronache di quel giorno - Ledesma e Matuzalem avevano sempre cincischiato, Zarate aveva fatto solo confusione, Mauri aveva dato l'impressione di non sapere dove si trovasse.

 

Ma nella ripresa fu tutta un'altra Lazio, e si disse che negli spogliatoi Reja aveva strigliato la squadra e che il cambio di atteggiamento era dipeso dalla furia del tecnico. Di sicuro nel primo tempo fu una delle peggiori Lazio della stagione, nei secondi 45' cambiò a 360 gradi e divenne la formazione con la bava alla bocca bisognosa ad ogni costo dei tre punti per continuare a cullare il sogno Champions. Però non tutto funzionò a dovere, ci fu quell'ultima distrazione all'89', quando un tiro di Criscito venne spizzato da Floro Flores e fu 4-2. «Nello spogliatoio ho detto che se giocavamo così rischiavamo di buttare via un'intera stagione - disse Reja a Sky a fine partita -. I ragazzi hanno reagito, ho visto il loro impegno e complimenti».

Un altro over nella partita della Lazio. Successe il 22 maggio scorso, otto giorni dopo il 4-2 con cui i biancocelesti s'imposero al Genoa. Allo stadio di via del Mare la squadra di Reja vinse con il medesimo punteggio, ma venne descritto come un successo amaro, visto che non fu sufficiente per qualificarsi alla Champions League. Fra le grandi d'Europa andò l'Udinese, grazie al pareggio con il Milan ed alla miglior differenza reti nei confronti diretti con la Lazio. Quanto al Lecce, già salvo, quella contro la formazione romana fu una semplice passerella per festeggiare la permanenza nella massima serie. In quella partita fra i pugliesi in porta giocò il dodicesimo Benassi, al debutto in serie A, mentre in difesa, assenti Ferrario e Gustavo, si cimentò il centrocampista Giacomazzi. La Lazio andò subito in vantaggio con Rocchi, ben lanciato da Ledesma, poi però il capitano sprecò due occasioni descritte come 'colossalì.

Così la Lazio venne punita ed arrivò al 33' il pareggio del Lecce, con Coppola pronto ad approfittare di una distrazione della difesa avversaria. Ma i fuochi artificiali non erano finiti, e prima dell'intervallo ci furono due gol in sei minuti, dal 35' al 41', prima con Zarate e poi con Piatti, lesto ad approfittare dell'intervento a vuoto dei difensori laziali. Nella ripresa squadra di Reja all'attacco perchè ancora con il sogno-Champions. Furono un rigore ed un'autorete a determinare la vittoria della formazione romana. Prima Benassi atterrò Rocchi lanciato a rete, facendosi espellere e dando a Zarate l'opportunità del 2-3 trasformato dal dischetto, poi ecco la 'svirgolatà di Vives sul corner a rientrare di Zarate che valse la quarta rete dei laziali. Poco male per il pubblico leccese, che a fine partita inneggiò a squarciagola per la salvezza, mentre il presidente Lotito a mente fredda, ovvero il giorno dopo, più che riflettere sulla partita dei suoi se la prese con il Milan, che da campione d'Italia non se l'era sentita d'infierire sull'Udinese. «Sono le cose del calcio - disse Lotito arrivando in lega calcio -. Ieri non ho fatto interviste: non accetto di entrare in polemiche, ognuno risponde dei propri comportamenti, e Galliani è libero di dire quello che vuole. Non sono io che devo dire se le cose sono state fatte in modo corretto o scorretto».(ANSA).