Imprevedibile e ribelle, proprio come era in campo. Edmundo torna sotto la luce dei riflettori e riavvolge il nastro della lunga nonchè tribolata carriera: dallo spavento per Ronaldo nel 1998 all'avventura con la Fiorentina, fino al soprannome di 'O Animal'.
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Brasile, Edmundo: “Io più forte di Ronaldo”
Imprevedibile e ribelle, proprio come era in campo. Edmundo torna sotto la luce dei riflettori e riavvolge il nastro della lunga nonchè tribolata carriera: dallo spavento per Ronaldo nel 1998 all’avventura con la Fiorentina, fino al...
A 'Playboy Brasil', l'ex attaccante svela clamorosi retroscena sull'episodio capitato al 'Fenomeno' prima della finale dei Mondiali francesi: "Fui il primo a vedere. Stavamo in stanze attigue, separate solo da una porta. Mi alzai da tavola dopo il pranzo per andare in bagno. In quel momento attraverso la porta aperta vidi Ronaldo con le convulsioni. Era sdraiato sul letto e Roberto Carlos era sul letto a fianco con la tv accesa. Aveva la cuffia e non si era accorto di niente. Ronaldo era viola, con la bava alla bocca e il corpo che si contraeva. Uscii di corsa a cercare il medico, che stava in un’altra parte dell’albergo. Tornai ancora di corsa e insieme a Cesar Sampaio riuscii a toglierli la lingua dalla gola per farlo respirare. Quando arrivarono i medici, l’immagine non era più così scioccante" dice nell'intervista riportata da goal.com
Nonostante il terrore, Ronaldo giocò lo stesso quel Francia-Brasile: "All’ora della merenda apparve Ronaldo, faccia triste e a testa bassa. Non mangiò niente e uscì per parlare al telefono nel giardino dietro la sala ristorante. Leonardo richiamò l’attenzione dei medici: 'Questo ragazzo non sta bene, bisogna portarlo a fare delle analisi'. Un’ora dopo, durante la lezione tattica, ci dissero che Ronaldo era all’ospedale. Zagallo raccontò la storia del Mondiale 1962, quando Pelè non poteva giocare, Amarildo entrò al suo posto e il Brasile vinse. Disse che Ronaldo non avrebbe giocato e io sarei entrato al suo posto. Così scoprii che sarei stato titolare. Zagallo si rivolse a me: Edmundo, questa è la tua occasione”.
"Andammo allo stadio - prosegue Edmundo - Ci cambiammo e al momento di andare a fare il riscaldamento, arrivò Ronaldo, sorridente, dicendo: “Gioco. Dov’è la mia roba? Devo giocare”. Si riunirono Zagallo, Zico, il dottor Lidio Toledo, il dottor Joaquim da Mata, e il supervisore Americo Faria. Zagallo mi fece un segno da lontano: “Mi dispiace, Edmundo, abbi pazienza”. Vabbè… Il medico doveva dimostrare di avere polso e non permettere di utilizzare un giocatore che aveva avuto le convulsioni. Ma togliere il miglior giocatore del mondo non era una decisione facile".
Quando lo si accosta a Ronaldo, 'O Animal' non ha dubbi: "Sarò più forte di lui per tutta la vita. Ho fatto il doppio dei suoi goal, sono stato campione più volte. Forse essere campione del Brasile non ha valore? E vincere il titolo in Italia vale? Ho giocato in Italia, la lotta è tra 2-3 squadre. In Brasile ci sono 12 squadre che possono vincere il campionato. Essere capocannoniere in Brasile è difficile. Ronaldo non ci è riuscito. L’unica differenza è quello che è stato fatto con la Nazionale. Ha fatto goal da antologia, ma il gioco in sé stesso… Credo che Romario, lui sì, abbia giocato meglio di me. Zico, Rivellino, Paulo Cesar, Caju, un sacco di giocatori hanno fatto meglio di me. Ma Ronaldo, senza bestemmiare, credo proprio di no".
Capitolo Fiorentina: "Il Vasco mi vendette dopo la Coppa America, con l’accordo di trasferirmi solo alla fine dell’anno solare. Nel frattempo arrivarono molte proposte migliori e io feci il possibile per non andare. La Fiorentina non mi sembrava un club così ambizioso. Chiesi di mettere nel contratto una clausola che mi consentiva di tornare in Brasile per il Carnevale, e la Fiorentina la accettò. Mi concedevano tutto. Cominciai andando in panchina, protestai con l’allenatore e lui mi disse che dopo la Copa de Oro del gennaio 1998 sarei diventato titolare. Nel frattempo la Fiorentina infilò una serie di vittorie. Tornai dalla Copa de Oro una settimana prima del Carnevale e finii di nuovo in panchina. Ero furioso. Non sopporto chi non mantiene la parola".
Edmundo aggiunge: "Comprai un biglietto per andare a casa. Che fosse Carnevale era solo una coincidenza. Zagallo mi telefonò dicendomi che se non giocavo, non sarei andato al Mondiale. Tornai e Firenze e diventai titolare. Cominciai a segnare e a giocare bene. Poi arrivò il Mondiale. Il nuovo allenatore, Giovanni Trapattoni, venne a parlare con me in Francia. Disse che aveva fiducia in me, che sarei stato titolare assoluto. “Okay, però adesso voglio un aumento”, gli dissi. Avevo scoperto che Rui Costa e Batistuta guadagnavano molto più di me. E mi diedero l’aumento. In occasione del carnevale 1999 la Fiorentina era in ritardo con il pagamento degli stipendi. E nel contratto c’era sempre la clausola per tornare in Brasile a Carnevale. Ne approfittai per chiedere gli stipendi arretrati. Arrivò la partita in casa contro il Milan. Eravamo primi in classifica. Quel giorno, Oliveira si infortunò, poi si infortunò anche Batistuta e la riserva Esposito entrò e si fece espellere. Arrivò il lunedì e non mi pagavano. Presi un aereo e tornai in Brasile. La domenica seguente, era Carnevale, la Fiorentina giocò contro l’Udinese e perse. In attacco dovette giocare il terzino sinistro Serena. Il Milan vinse in casa e ci superò. Mi diedero la colpa di tutto. Dicono che fu a causa del Carnevale. Tornai. La partita successiva la vinsi praticamente da solo contro l’Empoli. Ma il Milan non perse più e vinse il campionato. Ah, non mi pagarono comunque. Per avere i soldi dovetti andare in tribunale".
L'ex attaccante verdeoro confessa: "In Italia ho sprecato il 100%. E' un bel posto, pieno di persone meravigliose. Io ho buttato via quell’esperienza. Ero appena diventato campione con il Vasco, arrivai in Italia e andai direttamente in panchina. E mi pento molto, ma davvero molto, di aver fatto pressioni per tornare in Brasile"
Infine, ecco svelato il motivo del suo soprannome: "Il telecronista Osmar Santos usava per definire il migliore in campo l’espressione 'l’animale della partita'. Siccome io spesso ero il migliore, mi rimase quell’etichetta. Adriano, una persona a cui voglio bene, è diventato 'l’Imperatore'. Fa le stesse cagate che faccio io, anche peggio, eppure è l’imperatore", conclude Edmundo.
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