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Zaniolo, una lezione di coraggio

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Forse siamo noi a non credere più ai ventenni di oggi. Troppo social, troppo esibizionisti, troppo faciloni. O forse solo troppo sorridenti. E quindi che provocano invidia

Francesco Balzani

Il 26 agosto per molti finiscono le vacanze, per altri riprende la normalità, per qualcuno si interrompono o riprendono gli amori o i timori di una vita sociale sempre più in salita. Il 26 agosto è il giorno di Sant’Alessandro, Comandante della leggendaria Legione Romana Tebana (vi consigliamo la sua storia). Ma da oggi il 26 agosto è pure il giorno in cui chi non crede più alle favole del calcio può ricredersi. Per NicolòZaniolo, infatti, ricomincia un sogno. Interrotto due volte, diventato incubo e tenuto in vita dai suoi muscoli e dal cuore di chi gli è stato vicino. Due crack tragici, il Covid, un figlio arrivato in una tempesta gossip di proporzioni esagerate, un Europeo perso sul filo di lana. Un anno che avrebbe abbattuto giganti, sconfitto eroi. A vent’anni, però, un anno così può servire a tanto. Ce lo insegnano altri ventenni di successo come i Maneskin: “Ma la strada è più dura quando stai puntando al cielo. Quindi scegli le cose che son davvero importanti. Scegli amore o diamanti, demoni o santi”. Forse siamo noi a non credere più ai ventenni di oggi. Troppo social, troppo esibizionisti, troppo faciloni. O forse solo troppo sorridenti. E quindi che provocano invidia. Al sorriso pieno di sfogo di Nicolò dopo il ritorno al gol a 400 giorni di distanza però nessuno (dalla parte che conta di Roma) ha provato invidia. Anche chi lo ha criticato, anche chi non ci credeva più ha avuto un fremito. Ha serrato le mascelle, qualcuno ha urlato: “Daje Nicolò”. Il suo ritorno “ufficiale” è una notizia colossale per la Roma e per Mourinho ma è anche un capitolo di sport pregno di speranza per chi ha tifato questa squadra e vissuto i drammi sportivi di Ancelotti, Rocca o Strootman. Quel numero 22 ha rinunciato a giorni di vacanza, ha lavorato duro, ci ha creduto sempre. Non è un miracolo, non è un caso. E’ la normale conseguenza di un amore. Quello per il calcio, per sé stesso e per la Roma. Forse è presto per dirlo ma quella frase di circostanza (“Tornerò più forte di prima”) stavolta non lo è. Proprio perché impregnata di quella sana spavalderia da ventenne (o poco più) che molti di noi non hanno più e che leggiamo negli occhi di Zaniolo, Abraham o Ibanez. “E andare un passo più avanti, essere sempre vero”. Un passo alla volta, ma senza paura.