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Zaniolo, parla l’agente Vigorelli: “Ci vuole empatia così si avvelena il calcio”

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Dopo la madre, anche il procuratore interviene in difesa del centrocampista che, secondo Bertolini, "deve essere educato"

Redazione

Il gol annullato e il rosso diretto sventolato in faccia di Nicolò Zaniolo da Rosario Abisso fanno ancora discutere, e parecchio. Specie perché il centrocampista della Roma è stato definito un ragazzo "da educare" dalla ct della Nazionale italiana femminile, Milena Bertolini. Le parole sono rimbalzate ovunque e, ovviamente, sono arrivate all'orecchio anche della famiglia del giovane.

La prima a difendere Zaniolo è stata la madre Francesca, che ha spiegato la situazione, ma anche il suo procuratore, Claudio Vigorelli, ha voluto dire la sua, mettendosi dalla parte del numero 22 giallorosso. Nel lungo post sui social, l'agente ha invitato "una delle allenatrici più preparate a livello internazionale" a smussare il suo linguaggio "per adeguarsi al ruolo e alla situazione particolare che il ragazzo sta vivendo".

"La vita, a volte, è un concentrato di forma e di sostanza, di tempistica e di opportunità - inizia Vigorelli -. Se è vero che mastichiamo giorni in cui i personaggi pubblici vivono spesso sotto le lenti di un Grande Fratello indifferente alle emozioni personali, ma attento solo a quelle collettive, probabilmente sono i ruoli e le età che ci dovrebbe spingere ad avere prudenza".

"Nicolò Zaniolo ha 22 anni, con tutta la forza e i limiti che questa età è in grado di esprimere. Che sia un patrimonio della Roma - che è sempre al suo fianco - e del calcio italiano, non lo dico solo io, nella mia veste di amico e di agente, ma i vertici tecnici e politici della Nazionale, che tra l'altro lo hanno già confortato informalmente", ha continuato il procuratore per poi entrare nello specifico nella "questione Bertolini". Zaniolo, scrive ancora, "'va educato' nella stessa misura in cui è doveroso farlo nei confronti dei suoi coetanei. Nulla di più e nulla di meno". "Ogni componente del calcio può affinare la propria comunicazione, rendendola più in sintonia con una realtà dei fatti estremamente complessa - e qui arriva la vera stoccata -. Chi allena, in fondo, ha il diritto-dovere di porsi nei confronti dei propri referenti come una sorta di maestro del corpo ma anche dello spirito, esercitando quell'opera di conoscenza e di tolleranza che schiudono le porte alla crescita".

Il post di Vigorelli continua spiegando come la famiglia del classe '99 sia meravigliosa, e di come sia la sua forza non solo per quanto riguarda l'educazione, ma anche nell'accompagnarlo nella "strada verso la carriera folgorante a cui i suoi mezzi tecnico-fisici lo stanno conducendo". "Il resto - conclude il procuratore - sono solo luoghi comuni e cattive interpretazioni. Ciò che avvelena sempre più un calcio ammalato di retorica".