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Zaniolo, la consapevolezza di non essere ancora grandi

Zaniolo, la consapevolezza di non essere ancora grandi - immagine 1
Bisogna sapere quanto si vale, quanto si può dare, quanto si può ottenere. E da Roma Nicolò ha ottenuto tanto: affetto, anzi amore

Francesco Balzani

La Roma vince e convince, come dicono quelli (poco bravi). Lo fa con una sicurezza da grande squadra, senza rischiare. Divertendo pure a tratti. Lo fa con un grande assente alla Spezia, uno solo. Il settore ospiti. Non ce ne voglia Wijnaldum che ancora dobbiamo ammirare, ma ciò che è mancato davvero è stata solo la colonna sonora. Provocazione su Zaniolo? Sinceramente no. Perché Nicolò non è un grande, nonostante lui pensi il contrario. Lo dicono i numeri, imbarazzanti per un attaccante. Lo dice il mercato. Quello italiano che l’ha scansato in estate proponendo scambi da fine agosto quando tutte le più belle sono state già corteggiate. E quello della Premier che di solito regala milioni anche a giocatori che qualche decennio fa avrebbero faticato a ottenere un posto da titolare. Lo dice Francesco Totti, da mesi ormai. Lo fa capire Roberto Mancini che lo ha escluso più di una volta. E ora lo fa intendere anche Josè Mourinho, con toni pacati. Poco arrabbiati, e questo è anche peggio. “Lui dà il massimo”. E questo massimo ha portato a “offerte improponibili”. Ma non solo. “Di solito quando si chiede di andare via è perché c’è una squadra sotto”. Vero, di solito accade così. Per Zaniolo questo non vale, lui è andato allo scontro senza avere un porto sicuro per sè stesso e per la Roma che dovrà sostituirlo. Si sente da top club ed è sicuro che qualcuno lo prenderà. “Ma per me rimane”, sentenzia Mou. Facendolo tornare coi piedi per terra. Quei piedi che anni fa sembravano appartenere a quel tipo di calciatori che si vedono raramente.

Poi gli infortuni, per carità. Ma non solo. Perché molte scelte di Zaniolo sono sembrate sbagliate, perché forse chi è vicino a lui non gli regala quella consapevolezza che nella vita non rende più deboli. Tutt’altro. Bisogna sapere quanto si vale, quanto si può dare, quanto si può ottenere. E da Roma Zaniolo ha ottenuto tanto: affetto, anzi amore. Addirittura paragoni estremi. In cambio? Un gol in finale di Conference, mica poco sia chiaro. Ma pure tante mancanze. Come quando a luglio in un’intervista parlava di Juve, e mai di Roma. Come i cuoricini social sempre da interpretare. Come quando ha strappato la maglia in campo, quella maglia sacra. Prendendosi poi fischi mal digeriti. Sulla vita privata non entriamo, non sarebbe nemmeno giusto. Ma anche le uscite social di amici e affini sono sembrate fuori luogo. E’ giusto invece smettere di parlare di Zaniolo, per quanto sarà possibile. C’è la Roma di Dybala, di Abraham, di Zalewski, di Matic, di El Shaarawy. Bravi giocatori, ma soprattutto persone serie. Di questo ora abbiamo bisogno. E se il primo febbraio sarai ancora lì, sarai uno in più. Uno che dovrà risalire la montagna. Stavolta coi consigli giusti.