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Zaniolo, campioni si diventa

LaPresse

Con la penuria di campioni nostrani degli ultimi anni, vedere anche una piccola luce in fondo al tunnel rischia di accecare

Francesco Balzani

Nicolò Zaniolo non è ancora un campione. Lo diciamo subito perché di questi tempi l’esaltazione può trasformarsi presto in delusione. Nicolò Zaniolo non è un campione, ma forse lo diventerà. Non è TottiDel PieroGerrard o Zola. E’ Nicolò Zaniolo, 19 anni e una manciata di presenze in Serie A. Il suo primo gol nel campionato dei grandi cade di 26 dicembre, anno 2018 e avversario il Sassuolo. Segnatevelo perché tra qualche anno servirà ricordarlo. Il primo bacio è così, ma se lo dai alla perfezione è ancora più bello: finta a mettere col sedere per terra l’avversario, sguardo alla porta e cucchiaino di zucchero amaro alle spalle di Consigli. Bello, bellissimo. Così bello non lo hanno segnato all’esordio né Totti col Foggia, né Del Piero alla Reggiana, né Gerrard allo Sheffield Wednesday, né Zola con l’Atalanta. Ne faranno tanti altri molto più belli della prima perla di Zaniolo, e questo Nicolò lo sa.

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Così come sa che gli eccessivi complimenti di oggi valgono giusto il sapore effimero di un primo amore. Per costruire una carriera ci vuole molto di più. Lo sa perché ha vissuto già la delusione del rifiuto: prima la Fiorentina poi l’Inter che l’ha lasciato andare via dopo averlo cresciuto. Lo sa perché diversamente da altri ragazzi della sua età, ha una maturità che trasmette sicurezza e una famiglia sana. Non si fa bello sui social (non troppo almeno), non si atteggia, non “scoatta”, non si accontenta. Diverso, diversissimo da Nainggolan che però in campo si comportava proprio come Zaniolo: dava il massimo, e forse qualcosa in più. Usiamo il passato perché Radja si sta facendo fregare proprio dagli eccessi fuori dal campo. Quegli eccessi schivati da Totti, Del Piero, Gerrard o Zola. Quegli eccessi che hanno portato la Roma a uno scambio oggi più sensato di come poteva sembrare allora (meno sensato spendere 25 milioni per Pastore).

Oggi sentire quei nomi accostati a Zaniolo sa quasi di blasfemia. E’ come chi paragona i cantanti di oggi a mostri sacri come De Gregori, Dalla, Freddie Mercury o De André. Ma chi lo dice che presente e futuro siano necessariamente meno belli del passato, recente o lontano? Di certo, con la penuria di campioni nostrani degli ultimi anni, vedere anche una piccola luce in fondo al tunnel rischia di accecare. Di distorcere la realtà. Quindi torniamo seri: Nicolò Zaniolo non è ancora un campione, ma forse lo diventerà. Perché campioni non sempre ci si nasce.