Dal ritiro di Albufeira, al gol contro il Manchester United, passando per la vittoria in Conference League. Nicola Zalewski si è raccontato a 360 gradi ai microfoni di "AS Roma Podcast". "Devo dimostrare molto per rimanere qui e dare il meglio di me, ma non mi sento comunque un giocatore aggregato. Non ho iniziato a dare consigli ai giovani, sono ancora io il più piccolo", queste le prime parole del classe 2003 che poi continua parlando in particolar modo della propria infanzia: "Poli è un paese piccolissimo, i miei genitori mi hanno raccontato che sono stati accolti alla grande, lo stesso vale per me e mia sorella. Non parlo di ricordi perché vivo lì tuttora. Il fatto di essere qui lo devo anche ai miei amici e alle persone che mi sono stato vicino". L'esterno polacco prosegue il suo racconto ricordando anche il primo giorno a Trigoria e i momenti di fragilità legati in particolar modo al proprio fisico: "Non mi ricordo benissimo il primo giorno, mi ricordo di aver conosciuto Calafiori visto che abbiamo fatto il provino insieme. Abbiamo semplicemente fatto allenamenti normali, con ragazzi più grandi, poi hanno deciso di prendere entrambi. Ci sono stati periodi in cui pensavo di essere fisicamente troppo piccolo per giocare a grandi livelli, poi ho avuto la fortuna di avere accanto persone che mi hanno sempre sostenuto e che mi hanno aiutato a non mollare mai".
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Zalewski si racconta: “Devo ancora dimostrare molto. Non mi aspettavo un’ascesa così”
Il salto con i grandi e l'incontro con Mourinho
Esordire contro il Manchester United sarebbe già di per sé una cosa da raccontare. Esordire contri i Red Devils e segnare anche un gol, anche se poi giudicato autogol di Telles dalla Uefa, è qualcosa per predestinati: "Ho sempre cercato di giocare come ho fatto sempre, dall'Under 15 fino alla Primavera, ho sempre cercato di mettere da parte l'emozione e la tensione cercando di dare il meglio di me in campo. Con il Manchester mi aspettavo di giocare, anche se il gol me lo potevano convalidare. Ho cercato di farmi trovare pronto perché sapevo che poteva arrivare da un momento all’altro quel momento". Su Mourinho e sul suo ruolo in squadra invece aggiunge: "Al momento dell'annuncio ho pensato che se mi avesse portato in ritiro, avrei dovuto dare il meglio di me per dimostrare di poter rimanere a Roma a giocare le mie carte. Il mister non ha mai fatto passare il messaggio che sei giovane non puoi giocare e devi andare altrove per farti le ossa. Semplicemente ci ha detto che prima o poi sarebbe arrivato il momento di giocare e di sfruttarlo al meglio. Alla fine è stato di parola, non ci possiamo lamentare. Non sapevo di poter giocare da esterno in un centrocampo a cinque. Non mi aspettavo un'ascesa così veloce, ho sempre fatto più ruoli anche nelle giovanili ma terzino sinistro mai".
I ricordi di Tirana e il rapporto con Pellegrini
Prima stagione con la Prima Squadra, e primo trofeo in bacheca: una cosa che a Roma possono vantare in pochi. Zalewski rivive le emozioni provate nella notte di Trana, quando insieme a tutta la Roma ha alzato al cielo la Conference League: "Personalmente ricordo molto bene i due assist che ho fatto: contro il Bodo per Zaniolo e contro il Leicester per Pellegrini. La giocata è stata la stessa ma nel secondo caso la partita era più importante. Prima della finale sono riuscito a dormire tranquillamente, dopo per niente. Siamo rimasti fino alla mattina e poi sono andato a casa. Il giorno dopo ci siamo ritrovati a Trigoria". Sul rapporto con Pellegrini, romano e romanista come lui, ha invece aggiunto: "Con Pellegrini c'è un buon rapporto da tempo, da quando ancora non ero nel giro della prima squadra perché avevamo lo stesso procuratore".
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