A Trigoria i talenti non mancano, ma alla Roma sembrano non servire. Dopo una stagione in cui nessun ragazzo della Primavera ha esordito in prima squadra, oggi l’unico superstite del vivaio in rosa è Niccolò Pisilli. Un dato che stride con i tempi – non troppo lontani – in cui José Mourinho apriva le porte ai giovani e li faceva giocare, anche nelle partite decisive. Oggi, invece, la linea verde è scomparsa dai radar e la domanda è inevitabile: ha ancora senso comprare altrove, quando i potenziali rinforzi crescono in casa e non vengono mai considerati?


news as roma
Zalewski, saluta l’ultimo bimbo di Mou. L’anno scorso nessun giovane valorizzato
Roma, nessun esordio in un anno: l’allarme arriva da Trigoria
—Negli ultimi anni, la Roma ha lasciato andare via alcuni dei suoi talenti più promettenti prima ancora di dar loro una vera occasione in prima squadra. È il caso di Scamacca, Frattesi e Politano, tutti cresciuti a Trigoria ma mai realmente considerati nel progetto tecnico giallorosso. Oggi, per riportarne a casa almeno due (Scamacca e Frattesi), servirebbero non meno di 50 milioni di euro. Una spesa che fa riflettere su quanto la Roma abbia spesso sottovalutato il valore del proprio vivaio. E non è tutto. Con la cessione di Zalewski, si è chiuso definitivamente il ciclo dei “bimbi di Mourinho”, ovvero quel gruppo di giovani – Bove, Tahirovic, Felix, Volpato, Missori e lo stesso Zalewski – che lo Special One aveva portato in alto, affidandogli minuti e responsabilità. Di quel tesoretto ora resta soltanto un bottino di plusvalenze poco sopra i 50 milioni, ma il dubbio resta: non sarebbe stato più vantaggioso valorizzarli in campo, anziché cederli e reinvestire in acquisti spesso deludenti? Anche perché, numeri alla mano, nell’ultima stagione i giovani della Primavera hanno totalizzato 0 minuti in prima squadra, un dato che fa rumore e che sottolinea un problema strutturale: la Roma non riesce – o non vuole – fare spazio ai propri talenti, rinunciando così a un patrimonio tecnico, economico e identitario.
Ripartire dai giovani: Pio Esposito insegna
—La Roma dovrebbe davvero considerare di ripartire dai suoi giovani, un po’ come ha fatto l’Inter con Pio Esposito, che ha dimostrato tutto il suo talento segnando un gol - stanotte - contro il River Plate. Esposito, classe 2005, è la testimonianza che il talento, se dato l'opportunità di esprimersi, può fare la differenza anche a livelli altissimi. In casa Roma, non mancano i giovani promettenti: Mattia Mannini (classe 2006) e Leonardo Graziani (classe 2005) sono solo alcuni esempi di talenti che potrebbero essere pronti a fare il salto in prima squadra. Non si tratta solo di un’opportunità per il club di abbattere i costi legati al mercato, ma anche di una scelta strategica che potrebbe portare frutti importanti, soprattutto in un periodo in cui la Roma deve fare i conti con le difficoltà economiche legate al Fair Play Finanziario (FFP).
Investire sui giovani potrebbe essere la chiave per costruire una squadra più solida nel lungo termine, risparmiando risorse economiche che potrebbero essere meglio allocate su progetti futuri. Un allenatore esperto come Gasperini, notoriamente bravo a far crescere i giovani, potrebbero rappresentare la guida giusta per valorizzare questi talenti e farli esplodere. Purtroppo, la Roma sembra aver trascurato questa via, con l’assenza di minuti concessi ai giovani della Primavera nella stagione in corso. Eppure, l’esempio di altri club dimostra che, quando si dà fiducia ai ragazzi della propria cantera, si possono ottenere grandi risultati. L’esperienza insegna che spesso i giovani non solo riescono a dare freschezza alla squadra, ma sono anche capaci di crescere al fianco dei veterani, per diventare pilastri in futuro. La Roma ha le risorse in casa, è il momento di crederci davvero. Dare fiducia ai giovani ora potrebbe essere la base per una rinascita giallorossa.
Federico Grimaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA