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Wilmots (ex Ct Belgio): “Per arrivare in fondo in Europa serve compattezza. Roma difficile da affrontare”

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Poi aggiunge: "Ci sono due giocatori molto importanti nel Gent: il centravanti Yaremchuk, che però è infortunato, e David che è il trequartista. In questo momento, però, la linea di centrocampo è fondamentale"

Redazione

Marc Wilmots, ex Ct del Belgio e vincitore della Coppa Uefa con lo Schalke, parla della sfida di giovedì tra Roma e Gent in Europa League. Queste le sue parole a Teleradiostereo:

L’ultima volta che la Roma ha affrontato una squadra belga era il 2009, proprio contro il Gent: quant’è cambiato il movimento in questo decennio?

Come abbiamo visto tutti, in tanti hanno capito che c’è stato un miglioramento del nostro movimento, la Nazionale è un esempio, anche al mondiale. Ma anche le squadre di club sono cresciute, hanno una maggior consapevolezza dei propri mezzi.

Cosa può dirci del Gent? Che avversario bisognerà aspettarsi giovedì sera all’Olimpico?

Ci sono due giocatori molto importanti nel Gent: il centravanti Yaremchuk, che però è infortunato, e David che è il trequartista. In questo momento, però, la linea di centrocampo è fondamentale, è una linea che sa difendere bene e sa far male agli avversari con giusti e puntuali inserimenti.

Qual è il suo pensiero sulla Roma e su Paulo Fonseca? I giallorossi possono vincere l’Europa League?

Non posso dare un giudizio su Fonseca, perché dovrei conoscere il suo metodo di lavoro. Ci sono giocatori importanti indisponibili, come Pastore, ma la Roma ha elementi che può mettere in difficoltà il Gent con Kluivert, Dzeko, Under. I giallorossi sono una squadra bilanciata, hanno qualità e sono difficili da affrontare.

Qual è il segreto per arrivare in fondo a questa manifestazione?

Noi vincemmo la Coppa Uefa nel 1997 contro l’Inter, ma per vincere il trofeo serve una strategia e la nostra era quella di non prendere gol in casa, cosa che facemmo molto bene per tutta la competizione. C’è bisogno anche di un collettivo compatto, solido e che mira fortemente allo stesso obiettivo.

È cosi complicato gestire un giocatore come Nainggolan? Lei lo ha allenato in Nazionale, la Roma lo ha ceduto, l’Inter lo ha scaricato.

Non c’è nulla di difficile nella gestione di Radja, è un giocatore che è evoluto tantissimo. Nel 2014 non lo convocai al Mondiale perché c’era un blocco che aveva fatto tutte le qualificazioni e non era giusto lasciar fuori altri, mentre nell’Europeo del 2016 è sempre stato schierato. Alla Roma è diventato un giocatore più completo. Le cose gli vanno dette, occorre solo parlarci ed essere sinceri con lui.