"A Natale saremo in grado di fare un bel regalo ai tifosi della squadra”. La sindaca Virginia Raggi solo una settimana fa aveva promesso alla parte giallorossa della città una bella sorpresa per queste difficili festività pandemiche: il nuovo stadio. Ma la vicenda di Tor di Valle funziona un po’ come la tela di Penelope: di giorno si fa, e di notte si disfa. Ironia della sorte, l’ultimo imprevisto si chiama proprio così, Penelope. Più precisamente Penelope Spv, azienda di recupero crediti che lo scorso ottobre ha scritto attraverso l’avvocato Angela Sapio direttamente al Campidoglio per informare l’amministrazione che i terreni dove sorge l’ex ippodromo e su cui dovrebbe essere costruito il futuro stadio sono pignorati, la legale ne è il custode giudiziario. Il destino dello #Stadiofattobene è di nuovo avvolto nell’incertezza. La cifra delle ipoteche di 42 milioni comunque non dovrebbe far saltare la trattativa tra la Cip dell’immobiliarista Radovan Vitek ed Eurnova per l’acquisto dei terreni.
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Virginia, i pasticci M5S e lo #Stadiofattobene
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L’altro problema - ricorda 'Il Foglio Quotidiano' - attualmente è quello della definitiva approvazione in Assemblea capitolina della convenzione, il contratto che legherà l’amministrazione ai proponenti. La giunta capitolina l’ha approvata lo scorso 8 agosto, due giorni prima che Virginia Raggi annunciasse la sua ricandidatura, promettendo di portare in fretta il provvedimento in aula Giulio Cesare. Per adesso però farlo è stato impossibile. La convenzione infatti prevede il coordinamento finanziario e organizzativo per la realizzazione di diverse opere con Regione e Città metropolitana: anche questi due enti devono quindi approvarla. Il Campidoglio però non ha forzato i tempi approvando la convenzione prima di trovare un accordo definitivo con la Regione. E così adesso ci si trova di fronte ad un’impasse: o la Regione approva il testo così come imposto dal Campidoglio o bisogna ripartire daccapo. Un bel pasticcio.
Si aggiunga poi che lo stadio di Tor di Valle è stato pensato prima della pandemia: 52 mila posti a sedere e sette palazzine di uffici. Potranno davvero essere redditizi nel mondo post Covid? Questa complessa domanda, unita ai continui problemi, avrebbe, secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, convinto Dan e Ryan Friedkin, a valutare seriamente delle alternative. Le aree che spuntano fuori sono sempre le stesse. Da Tor Vergata a Fiumicino. Negli ultimi giorni però la principale suggestione è quella dello stadio Flaminio, l’impianto costruito dall’architetto Pier Luigi Nervi per le Olimpiadi del ‘60 in stato d’abbandono dal 2011. Lo stadio, di proprietà di Roma Capitale, è attualmente inagibile. Solo per rimetterlo a norma servirebbero almeno 20 milioni di euro, molto di più se dovesse davvero essere trasformato nella nuova arena del club giallorosso. Molto meno comunque degli 800 milioni circa previsti per la realizzazione di Tor di Valle. Per il progetto la nuova proprietà avrebbe sondato persino la disponibilità di Renzo Piano che però difficilmente si farà coinvolgere qualora fiutasse che il progetto è solo un’operazione elettorale orchestrata in zona Campidoglio. L’assessore allo Sport di Roma Capitale Daniele Frongia però dice di non aver avuto per adesso sul Flaminio alcun contatto con l’As Roma.
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