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Violenza, i nostri dirigenti vadano a lezione da Pallotta

E' il pensiero di Stefano Agresti, giornalista del Corriere dello Sport "Le curve, comunque, sono popolate di persone perbene, spesso giovani (ma non solo), tremendamente innamorate della loro squadra ma anche equilibrate e competenti"

Redazione

"Di James Pallotta e della sua avventura alla guida della Roma si possono dire molte cose, anche negative. Che non sta abbastanza vicino alla sua creatura, ad esempio, vivendo dall’altra parte dell’Oceano.  - scrive Stefano Agresti, giornalista del Corriere dello Sport nel suo blog L'Avvelenata - Oppure che sa troppo poco di calcio per poter gestire una società così importante, o magari che gli interessa solo il nuovo stadio, perciò delega la gestione della società e della squadra a collaboratori non proprio infallibili. Di sicuro, però, non si potrà dire che non ha portato qualcosa di nuovo e di positivo – molto nuovo e molto positivo – nel nostro mondo: il modo di gestire il rapporto con i tifosi violenti e con quelli idioti.

Non siamo tra coloro che demonizzano le curve e chi le frequenta. Anzi. Spesso ascoltiamo e leggiamo benpensanti disinformati che additano quei settori dello stadio, di tutti gli stadi, come luoghi di violenza, di aggressività, di ignoranza. Non è così. Le curve sono popolate di persone perbene, spesso giovani (ma non solo), tremendamente innamorate della loro squadra ma anche equilibrate e competenti. Poi c’è una manciata, quasi sempre esigua, di violenti e/o idioti, i cui comportamenti rovinano l’immagine non solo della curva ma di tutta una tifoseria e, in conclusione, del nostro calcio. Questa gentaglia quasi sempre è stata coccolata dagli illuminati dirigenti dei club italiani, a volte complici, a volte alleati, raramente avversari (o magari avversari dopo essere stati complici e alleati). Perciò non sono mai stati estirpati dalle curve.

Ebbene, James Pallotta ha dato una lezione a tutti loro, presidenti e amministratori delegati pieni solo di belle parole. Dopo che in curva Sud hanno esposto quei vergognosi striscioni contro la mamma di Ciro Esposito, li ha trattati come meritano (okay, la reazione non è stata immediata, ma la notizia doveva attraversare l’Oceano…). Nei loro confronti ha usato parole durissime, quasi maleducate, e ha deciso di non fare ricorso contro la chiusura del settore: anche se colpisce pure chi non c’entra nulla, è un messaggio troppo importante sul piano simbolico per poter essere cancellato. Non sappiamo se Pallotta sia stato un esempio di coraggio – termine forse eccessivo – ma certamente è stato un modello, prim’ancora che come dirigente, come uomo serio e fermo. Di fronte a fenomeni del genere, è così che bisogna reagire. Ci fa riflettere (e un po’ vergognare) il fatto che sia dovuto arrivare un presidente dall’America per prendere una strada così impervia.

Adesso quegli idioti hanno Pallotta nel mirino: lo insultano e lo minacciano. Noi stiamo con lui, ovviamente. Si possono discutere le sue scelte tecniche e dirigenziali, si può contestare anche con toni duri il rendimento della squadra di cui è il primo responsabile, ma quando l’argomento è serio come questo, allora il presidente della Roma diventa un gigante. Non c’è dubbio, dall’americano i nostri dirigenti hanno qualcosa di importante da imparare. Ma non preoccupatevi, non lo faranno".