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Videogame per le motivazioni e focus per crescere, il mental coach: “I giocatori hanno paura, ora vanno aiutati”

LaPresse

Parola all’esperto Sandro Corapi: “Importante una figura che li aiuti a distogliere l’attenzione dal problema. Ma se si riprenderà avranno la chance per ripartire da zero”

Valerio Salviani

La quarantena è una livella sociale. I calciatori sono chiusi in casa con le loro preoccupazioni, esattamente come l’operaio. Gli allenamenti nelle palestre fai da te aiutano a non perdere la forma, ma non basta. In questo momento per un’atleta di alto livello serve una spinta mentale. Ne ha parlato a Forzaroma.info Sandro Corapi, mental coach con quarant’anni di esperienza. Le sue parole:

Quanto è importante l’aspetto mentale in questo momento?

Finalmente si può capire quanto sia predominante. Un giocatore pensa sempre all’aspetto atletico e tecnico, tralasciando l’aspetto mentale. In questo caso è l’opposto. E’ molto più importante tenere su lo stato emotivo, l’adrenalina che fa la differenza. L’allenamento che il calciatore fa in casa non gli basta, ha bisogno del campo. Questo è il momento adatto per crearsi un’abitudine mentale che gli darà dei vantaggi quando tornerà in campo.

Come fa un calciatore a tenere alte le motivazioni in questo momento?

La tecnologia aiuta. I giocatori possono sfidarsi ai videogame creando uno spirito di competitività. E’ importante che non scenda quell’adrenalina che si ha durante le competizioni. Un calciatore generalmente non ha piacere di perdere neanche ai videogame, quindi questa può essere una strategia importante. Inoltre si può lavorare sulla concentrazione mentale, ma in quel caso serve il supporto di un mental coach. A quel punto entra in ballo l’allenamento ideomotorio e altre tecniche alle quali si può lavorare da casa e che danno al giocatore benessere e sicurezza.

Gli atleti che segue come hanno vissuto e stanno vivendo il blocco?

Ci sono state diverse fasi: la prima nella quale la situazione veniva presa con leggerezza perché si pensava che la cosa non avrebbe toccato l’Italia. Poi è arrivato a Milano e nell’area romana comunque non si avvertiva quella grande sensazione di pericolo e anche i politici ci dicevano che era tutto sotto controllo. Quando la situazione si è fatta più critica i calciatori hanno cominciato a temere per il campionato, che poi effettivamente è stato sospeso. Ora siamo nella quarta fase, quella dell’accettazione. I giocatori sono in attesa, ma sono pronti a tutto. Il timore va al taglio degli stipendi, ma ad alti livelli è un problema minore.

La paura è un sentimento che avverte tra gli atleti?

Per chi ha i propri cari all’estero la mancanza e la preoccupazione è forte. La situazione poi è in peggioramento perché la crisi è stata sottovalutata a livello governativo.

Le società secondo lei dovrebbero dare un supporto psicologico agli atleti in questo momento?

Molti ragazzi tra quelli che seguo mi chiamano per avere dei pareri sul momento difficile. Per dare supporto a chiunque ne abbia bisogno ogni sera faccio delle dirette sui miei canali social alle 21.30 e sto per lanciare un’app che si chiamerà mental calcio. I calciatori normalmente vivevano in un contesto blindato e si sentivano protetti. Adesso sono in crisi e la situazione la vivono come un pericolo per loro stessi e per la famiglia, sono un po’ destabilizzati come tutti. E’ importante avere una figura di riferimento che possa stargli vicino e distogliere l’attenzione dal problema.

Immaginiamo che a maggio si possa ripartire. Come fa un calciatore a farsi trovare al centro per cento?

Deve ripartire come se cominciasse un nuovo campionato, ritrovando entusiasmo e motivazione. Chi non stava andando bene prima dello stop avrà la chance per azzerare e ripartire con una nuova forza.