Inter-Roma non è da considerarsi un classico, non è la sfida che tutti aspettano come può essere un derby (che sia della Capitale, che sia di Milano, o che sia quello di Italia poco importa). È, però, una partita di cartello, una che richiama tantissimi tifosi allo stadio, che un tempo valeva scudetti. E li valeva soprattutto per José Mourinho.
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Tutto troppo Special: Inter e Mourinho si giocano scudetto, Champions e storia
L’allenatore portoghese intreccia nuovamente il suo destino a quello dei nerazzurri: se in passato è stato lui a vincere il tricolore contro la Roma, oggi è sempre lui che potrebbe levare il sogno di un secondo titolo (di fila) ai milanesi
Inter-Roma è una partita speciale per chi Special lo è di suo. È il passato che ritorna, la voglia di dimostrare che, anche a dodici anni di distanza da quel famoso triplete, c’è ancora molto da dire, e da dare. Con un’altra squadra, anzi: con l’altra squadra. È stare nuovamente seduto su una panchina di San Siro, della Scala del calcio, e magari giocare un ruolo da protagonista, in negativo stavolta, per la conquista di un campionato più che mai incerto. È sentire quello stesso stadio in cui hai vinto tutto gridare il tuo nome, perché è là che sei diventato immortale.
Inter-Roma è la partita tra due squadre che stanno vivendo un ottimo momento di forma
Inter-Roma è la partita di Mourinho. E non poteva capitare in un momento migliore (o peggiore, dipende dai punti di vista) per entrambe. I giallorossi, si sa, vengono da dodici risultati utili consecutivi, con una media punti che dal 9 gennaio viaggia a ritmi da scudetto, sono in semifinale di Conference League, gli unici in Italia a essere andati avanti in Europa, hanno acciuffato un pareggio contro il Napoli nei minuti di recupero e lo hanno quasi estromesso dalla corsa al tricolore. Hanno lucidità, hanno voglia di rivalsa dopo tanti anni senza trofei (tra gli ultimi, ci sono quelli persi a causa dell’Inter nel 2010), hanno determinazione. Hanno lui, un allenatore che significa vittorie, importanti.
Dall’altra parte, però, c’è una squadra che dopo aver superato la Juventus allo Stadium è tornata a essere quella che ha vinto il titolo di campione d’inverno, ma non solo. Perché in realtà, i nerazzurri con quella vittoria brutta e sofferta hanno ritrovato soprattutto sé stessi, oltre che il gol e la compattezza. A farne le spese ieri è stato il Milan che, nonostante abbia giocato al pari degli uomini di Simone Inzaghi, ha perso tre a zero un derby che non voleva dire solo finale di Coppa Italia, ma anche mettere le mani su un quinto dello scudetto.
Non solo Mourinho, la gara speciale di Dzeko e Inzaghi
Anche se, appunto, nel cammino che porterà l’Inter a rialzare (forse) la coppa di campione d’Italia per la seconda volta di fila, c’è la Roma di quello che ti ha portato sul gradino più alto d’Europa. E che da ex ha perso due partite su due, con cinque gol a pesare sul groppone - tre all’Olimpico e due a Milano, in Coppa Italia, nella partita che poi ha regalato la stracittadina all’Inter -, due dei quali sono stati segnati da Edin Dzeko, l’attaccante che in estate ha lasciato la Capitale per trasferirsi in nerazzurro. Quello stesso attaccante che era diventato un idolo per i tifosi, e che magari con Mourinho avrebbe potuto essere nuovamente un trascinatore, così come lo è Tammy Abraham, che ha preso il suo posto. E sempre quell’attaccante che non ha più la continuità del bomber di razza, ma quando vede rosso, come i tori, e giallo si esalta.
Inter-Roma, a dir la verità, ha un sapore diverso anche per l’allenatore dell’Inter. Un derby personale per chi ha vissuto più di vent’anni a Formello, con la Lazio.
Inter-Roma non è un classico. Sono emozioni, storie, sono ritorni a casa. E sono partite da dentro o fuori, oltre che il bello del calcio.
MARIACRISTINA PONTI
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