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Turchi d’Italia

Salih Uçan è il secondo turco della storia della Roma, dopo la meteora Gulunoglu

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E' sbarcato in Italia con tanti riccioli e voglia di stupire. Felice, carico ed entusiasta per l'avventura che sta iniziando. Salih Uçan è il secondo acquisto della Roma versione 2014-2015, dopo lo svincolato Seydou Keita. Prestito biennale, esuberanza giovanile e talento da vendere. Non sarà facile trovare spazio in un centrocampo comprendente cinque pezzi da novanta (Pjanic, De Rossi, Strootman, Nainggolan oltre al già citato Keita). Ma Uçan non ha paura. Anzi, viene con l'intenzione di mettere subito in difficoltà Garcia. E per invertire la tendenza che vede i giocatori turchi soffrire (e non poco) in Italia.

La storia degli ultimi anni parla chiaro. Alcuni tra i migliori talenti del calcio turco sono approdati in Serie A senza lasciar traccia. O quasi. Il profilo più illustre risponde al nome del bomber dei bomber: Hakan Sukur. Per anni capitano storico del Galatasaray e della nazionale. Fu il Torino a prelevarlo a metà anni novanta, spendendo ben cinque miliardi di lire. Risultato? Un solo gol in cinque partite, prima di esser rispedito in fretta e furia ad Istanbul. Qualche anno dopo ci riprovò l'Inter, convinta dalle prestazioni del più maturo Sukur, che a 29 anni sposò Milano dopo aver vinto, tra l'altro, anche una Coppa Uefa da protagonista con il Galatasaray. Saudade in stile turco? Forse. Sta di fatto che fu un secondo, misero flop. Ventiquattro presenze e cinque gol (tra cui uno alla Roma) nel 2000-2001. Poi Parma, 2001-2002, con 15 partite e 3 reti. Altro bottino magro, seguito dal definitivo addio all'Italia.

L'Inter, dicevamo. Squadra italiana che più delle altre ha fatto affidamento, negli anni, sui talenti (o presunti tali) del calcio turco. Nell'estate del 2001 Moratti, non contento del flop Sukur, ne prese addirittura due. Entrambi centrocampisti, accomunati dalla statura modesta: Emre Belozoglu (171 cm) e Okan Buruk (169 cm). Il primo, soprannominato in patria "il Maradona del Bosforo", riuscì a sfornare alcune meraviglie tecniche di primissimo livello (memorabile un gol realizzato alla Lazio all'Olimpico, identico al pallonetto magico di Montella al Milan nell'anno del tricolore romanista). Tanto talento, sì, unito però ad un carattere complicato e al male atavico degli eterni incompiuti: la discontinuità. Okan possedeva meno classe, ma aveva dalla sua versatilità e senso del sacrificio. L'avventura dei due a Milano finì a metà anni duemila: Okan lasciò nel 2004 (25 presenze e 2 gol), Emre nel 2005 (79 presenze e 3 gol). Entrambi, come Sukur, a segno contro la Roma. Ma nel campionato 2002-2003.

Anche l'altra sponda di Milano tentò per un breve periodo di cavalcare l'onda turca. Nel 2001, Berlusconi scelse di ingaggiare il tecnico Fatih Terim, considerato in patria una sorta di guru. L'Imperatore decise di portarsi dal Galatasaray l'eclettico esterno Umit Davala, capace di giocare sia da terzino che da laterale di centrocampo. Un altro super flop. Soltanto 10 presenze in rossonero, prima del passaggio (indovinate un po') all'Inter nel 2002, nell'ambito dello scambio con Dario Simic. Moratti prestò subito il giocatore al Galatasaray e lo cedette in seguito a titolo definitivo al Werder Brema. E la Roma? Uçan, in realtà, non è il primissimo calciatore turco della storia giallorossa. Un predecessore c'è, anche se non è mai sceso in campo in gare ufficiali. Parliamo di Nesat Gulunoglu, nato in Germania ma con la doppia nazionalità. Acquistato da Franco Sensi nel 1999 e mai fatto esordire in prima squadra da Fabio Capello. Solo sei mesi di permanenza a Trigoria, poi la rescissione del contratto. Quindici anni dopo, Uçan vuole scrivere un'altra storia. Possibilmente a lieto fine.