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Totti-Ranieri, la doppia vendetta

(di Mirko Porcari) – Ranieri non lo dice, fedele alla figura di “uomo tutto d’un pezzo” lascia scivolare via le domande su possibili rappresaglie da consumare questa sera contro il Cagliari:

Redazione

(di Mirko Porcari) - Ranieri non lo dice, fedele alla figura di "uomo tutto d'un pezzo" lascia scivolare via le domande su possibili rappresaglie da consumare questa sera contro il Cagliari:

"E' la mia seconda casa" la risposta a liquidare ogni sentore di rivalsa, un amarcord triennale sintetizzato in una dichiarazione d'amore. Eppure, sarebbe strano il contrario, la gara d'andata è tutto meno che digerita: vuoi per la portata della sconfitta, vuoi per il modo in cui è maturata, la batosta del Sant'Elia resta una delle pagine più nere della sua gestione capitolina. Da quel momento (parliamo del settembre scorso) le piccole crepe che si erano solo intraviste nell'inizio di stagione, sono diventate piano piano delle voragini, catapultando la squadra in un vortice di alti e bassi, una condizione che ancora si fa fatica a capire se sia superata o meno. "Non ho motivazioni particolari, il 5-1 dell'andata è stata solo una sconfitta". Il "question time" del venerdì non ha offerto il fianco a titoli sensazionalistici, il tecnico ha voluto tenere un profilo basso, azzardando solo una volta la parola "scudetto", quanto basta per sviare l'attenzione dall'obiettivo settimanale: la vendetta. Tutto sembra combaciare, con Ranieri che si affida a Totti per affondare una delle avversarie che il capitano tiene più volentieri nel mirino. E poi c'è Donadoni, uno che con il capitano non è che ci sia mai andato "tanto d'accordo": l'eufemismo è per ricordare il tribolato periodo in cui l'ex ala rossonera si era trovato (per caso) a guidare la nazionale italiana. L'eredità di Lippi era pesante, un Mondiale vinto sulle spalle ed un'esperienza da allenatore pari a zero (in 4 anni un esonero al Genoa ed un addio da dimissionario con il Livorno) si trovava a gestire un gruppo di campioni sazi di vittorie e celebrazioni. La cosa più facile, visto anche l'andamento generale, era innescare una polemica con il convalescente Totti, reo di sottrarsi agli obblighi della patria con troppa solerzia. "Fino a che non mi tolgo le viti dal piede, in Nazionale non torno" la sincera ammissione del numero 10 giallorosso, spremuto all'inverosimile dall'avventura tedesca e intenzionato a badare più alla sua salute che ai capricci del CT. "Se Totti ci sarà bene, altrimenti faremo a meno di lui" la più mite tra le risposte di Donadoni mentre la "sua" nazionale naufragava tra risultati censurabili. Lo scorso anno Francesco offrì la scusa a De Laurentiis per liberarsi di Donadoni: il Napoli cadeva all'Olimpico sotto i colpi del capitano, una doppietta carica di rabbia e di un motivo in più. Oggi il saluto sarà lo stesso, forse una stretta di mano prima di scendere in campo, poi si aprirà la caccia ad una "doppia vendetta".