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Totti: “Per vincere servono i giocatori forti. Non ci sarà mai un confronto con Spalletti”

Lo storico capitano a 'I signori del calcio': "La Roma è stata tutto per me. Non ci sarà mai nessun confronto con Spalletti. Oggi costerei 200 milioni"

Redazione

L'addio al calcio di Francesco Totti ha commosso i tifosi della Roma, lasciando senza fiato anche chi con il pallone ha poco a che fare. L'ex capitano giallorosso lo scorso 28 maggio ha raccontato le sue emozioni leggendo una lettera davanti ad un Olimpico pieno e in religioso silenzio. Dopo nove mesi passati ad imparare il ruolo di dirigente, Francesco si è confidato in un'intervista rilasciata a "I signori del calcio". Eccone un'anticipazione, la versione integrale andrà in onda su Sky Sport 1 sabato alle 19.15, mentre da domani sarà disponibile in su Sky On Demand.

Sulla Roma:

L’offerta più concreta per lasciare la Roma è stata quella del Real Madrid, nel 2003/04. Ho fatto una scelta ben precisa: precludermi la possibilità di vincere tanto per rimanere con un’unica maglia, che per me è stata la cosa più importante. E alla fine ho avuto tutto: amore e passione per me sono stati più importanti che vincere trofei altrove. Per la Roma ho dato il 101%, perché ho messo la Roma davanti a tutto, davanti a me, alle cose personali, alla vita privata. La Roma è stata tutto.

Sul Pallone d’Oro:

E’ una delle cose che mi è mancata personalmente. Giocando con la Roma sapevo di avere meno possibilità rispetto ad altri giocatori che giocavano con Real Madrid, Juventus, Milan… loro avevano più visibilità in campo internazionale, anche perché il Pallone d’Oro si vince conquistando la Champions o il Mondiale, oppure qualche altro trofeo importante. Io con la Roma ho vinto Scudetto, Supercoppa Italiana e Coppa Italia, perciò non ero in grado di poter combattere con altri giocatori.

Su Spalletti:

Con Spalletti non c’è mai stato un confronto e mai ci sarà. Avrei preferito chiudere in altro modo. Fossi stato in lui avrei gestito il calciatore, e soprattutto la persona, in maniera diversa: mi sarei confrontato con lui, gli avrei parlato. Comunque sono riuscito a fare questo passaggio da calciatore a dirigente della Roma, e l’ho fatto con lo spirito giusto: con l’armonia, con l’intelligenza di una persona grande. Sono cresciuto nel campo e nel campo morirò.

Sul calcio di oggi e le scelte societarie:

Non penso che esista un altro Totti e che nel caso possa rimanere a lungo nella Roma. Oggi conta il business. È difficile che un giovane della Roma crescendo rimanga e possa fare le stesse cose che abbiamo fatto io o Daniele De Rossi. Perciò la situazione è diversa ed è impossibile che quello che è successo con noi si ripeta. Prima si pensava ai giovani promettenti del nostro Paese più che a scoprire un giovane brasiliano, argentino, sudamericano, o di qualsiasi altro Paese nel mondo.

Sui top player:

Se dipendesse da me spenderei qualsiasi cifra al mondo per comprare i giocatori più forti, anche perché per vincere servono giocatori forti. Questo l’ho sempre detto e lo dirò sempre. Però poi non sono io a gestire i soldi, è il presidente che decide. Il presidente metterà un budget e in base a quel budget dovrà essere bravo a costruire una squadra. In questo mercato pazzo? Io costerei 200 milioni.