Totti e l'attore di Gomorra Salvatore Esposito si sono incontrati in una diretta su Instagram. Con oltre 15 mila spettatori collegati in diretta hanno spaziato dall'addio al calcio al nuovo ruolo da procuratore fino alla ripresa del calcio.
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Totti: “Parlare di calcio non ha senso. De Rossi-Boca? Io sognavo il Real, ma ho fatto un’altra scelta”
L'ex capitano: "Contento che il valore dei giocatori scenderà, ma perché ripartire ora... Balotelli? Io rosico anche quando gioco con Cristian"
Come stai passando la quarantena?
Non sono ancora uscito di casa, non ce la faccio più. Sto impazzendo. Non se ne può più, tutto il mondo. Speriamo da maggio si possa tornare alla normalità.
Ci racconti il tuo nuovo percorso? Quando ci siamo visti a Trigoria ho pubblicato un video di Trigorra…
Era il momento di Gomorra, era giusto così… Il mio nuovo percorso si basa sul cercare nuovi talenti nel mondo, il nome procuratore non mi piace, non voglio fare quello. Ho sempre cercando di trovare un altro Totti, un altro Cannavaro, anzi spero tanti. In tutto il mondo valuto, scruto, mi informo e spero che questo nuovo ruolo mi porti questi risultati. Ma non solo per me ma per tutto il mondo calcistico.
Secondo me hai un futuro nel cinema.
Ti voglio bene e ti ringrazio, però vi controllo in televisione. Ognuno facesse il suo, io ho sempre fatto il calciatore. Sono me stesso, sono simpatico e scherzoso, questo può piacere alla gente. Ma passare all’attore non mi sembra il caso. Una parte di Gomorra la farei. Anche Ibra l’ha detto? Lui è più portato, ha il fisico più da Gomorra rispetto al mio.
Quanto ti ci vuole per capire se un giovane calciatore ha le potenzialità oppure no?
Non voglio fare il presuntuoso, ma l’occhio mi è rimasto. Mi basterebbe veramente poco. Sarebbe troppo facile se trovassi chi fa gol in rovesciata o da centrocampo, io guardo la posizione del corpo, lo stop, come calcia col destro e col sinistro, il posizionamento…
È vero che i bravi riescono a riconoscere la bravura anche dalla corsa?
Se corri col tallone non hai tanto futuro… La posizione del corpo e la coordinazione sono fondamentali. Se ti arriva un lancio da 30 metri io guardo la posizione del giocatore, come può stopparla e se ha lo stesso pensiero mio in quel secondo o due secondi. Ce ne sono pochi al mondo, cerco e spero di trovarli. Quel lavoro però mi è rimasto e mi ci vuole poco a trovarlo. Come se tu dovessi vedere uno che fa l’attore. Tu cosa vedresti?
Io sto ancora imparando a fare l’attore, ma un grande attore si riconosce nei suoi silenzi, quando non parla e quando trasmette senza parlare.
Anche perché a volte uno sguardo è meglio del parlare…
Hai detto che Maradona è il più forte di sempre.
Per me Maradona ha significato tutto, è il calcio.
Se lo dico io però mi dicono che sono di parte. Tecnicamente puoi spiegare perché era un grande anche uomo spogliatoio?
La differenza realmente la fa il campo e il rettangolo di gioco. Quando entri e fai quello che fa lui, il contorno vale quello che vale. Quando sei lì dentro le chiacchiere le porta via il vento. Entrava per divertirsi, la palla andava a cercare lui, sentivi il rumore del pallone come se lo accarezzasse.
Negli anni in cui sei stato calciatore tu, il giocatore che ha fatto la differenza a parte Totti chi è?
Il calcio di prima era molto più bello di quello attuale. C’era più tecnica, un sapore diverso, c’era un’aria diversa. Andavi allo stadio perché sapevi che prima o poi poteva uscire qualcosa di bello da vedere, anche perché c’erano giocatori più forti. Dal ’93 che ho iniziato io al 2017, c’erano fior fiori di giocatori. Nel Bologna, nel Brescia, c’erano giocatori fortissimi. Pirlo, Baggio, Signori… Giocatori che poi sono diventati i top che adesso è difficile trovare. I Baresi, i Costacurta, Samuel, Aldair… Gente top, di un altro livello.
Cosa è cambiato secondo te? È solo una questione economica o era cambiato modo di fare calcio?
La questione economica è basilare, anche perché in Italia non si riesce a spendere come in Italia o Inghilterra. Per vincere servono i giocatori top.
La valutazione di un Mbappé che supera i 200 milioni di euro, oggi un Totti a 19 anni o un Ronaldo quanto varrebbero?
Ci sono stati dei momenti diversi. Se noi avessimo fatto questo quadro economico in quei momenti, le cifre sarebbero state esilaranti. Dal dopo Neymar è successo il finimondo, ci sono quei sei-sette giocatori che per comprarli.
Il Covid farà abbassare quelle cifre?
Da quello che leggo sì. Mbappé ha dimostrato di essere tra i più forti al mondo, ma costare 200 milioni a 20 anni è un’eresia.
E può essere motivo di distrazione per un calciatore guadagnare così tanto?
Certo, non è normale guadagnare 30 milioni l’anno. E sono contento per lui. Anche per il procuratore? Allora devo andare a cercarlo… Se ti danno così tanti soldi vuol dire che lo meriti, ma tornare indietro farebbe bene a tutti. Io a vent’anni guadagnavo un millesimo di loro.
I gradoni di Zeman quanto erano importanti a livello mentale? Il calcio di oggi avrebbe bisogno di un po’ di vecchia scuola? Un portiere viene giudicato più per i piedi…
Ti faceva fare una preparazione diversa da tutti gli altri. Sulla vecchia scuola sfondi una porta aperta. Se fossi una società farei fare 3 passi indietro, bisogna scovare nei settori giovanili. Così dai la possibilità ai giovani italiani di trovare il loro sogno. Ora chi finisce con la “s” è più forte di un italiano, bisogna puntare sul settore giovanile. Sarebbe un’iniziativa bella tornare al passato
In questa nuova veste punti sui giovani?
Sì, mi piace farli crescere come io vorrei. Anche sbagliando, come ho fatto io. Non sono il santone di turno. Ma so come gestire un giovane, come direzionarlo, cosa posso insegnargli.
Quanto ti è costato dare l’addio al calcio nel momento in cui non avresti voluto smettere?
Quando giocavo ed ero il capitano della Roma, i tifosi del Napoli non mi accoglievano nel migliore dei modi com’è giusto che sia. Un nuovo gemellaggio non sarebbe male. Purtroppo è successo un episodio bruttissimo, noi tante cose non le sappiamo. Ma sarebbe bellissimo tornare a quello, bisogna riportare le famiglie e i figli allo stadio. Nel calcio come in tanti sport possono succedere incomprensioni o atti che nessuno vorrebbero. È stato un gesto che non deve più capitare, nel calcio ma anche nella quotidianità. L’ultima partita a Napoli mi hanno applaudito tutti, si sono alzati in piedi. Ho pensato a fischi e insulti e invece sono rimasto sbalordito, non me lo sarei aspettato in quel contesto. Ma mi hanno applaudito e li ringrazierò per sempre, è stato un gesto significativo. Poi sono tornato da dirigente e mi hanno applaudito in tribuna, una cosa fatta solo a te e a Maradona. I napoletani mi piacciono, sono simili ai romani per carattere. Io non volevo smettere, mi sentivo ancora bene fisicamente e mentalmente. Non sono il tipo che va dall’allenatore o dalla società e dice di voler giocare. Non l’ho mai fatto e mai lo fare. Se ho meritato di giocare era perché il campo parlava. Non volevo giocatori più forti? Tutte cazzate, volevo giocatori e allenatori più forti. Stando a Roma non avevamo tante possibilità, Totti voleva vincere.
Si è usata come scusa…
Ho accettato e incassato ma l’ho ribadito più volte. Non volevo smettere e mi hanno fatto smettere. Mi sentivo bene, volevo continuare, facevo parte del gruppo, cercavo di tamponare piazza e società, aiutavo nel mio piccolo la Roma e se c’erano cose positive aiutavo a uscirne alla grande. È il calcio, ci sono i pro e i contro. Hanno preferito questo e l’ho accettato. Ho indossato solo una maglia per rispetto dei tifosi, fare un anno o due anni con un’altra maglia non mi cambiava niente.
Daniele è andato al Boca…
Anche io sognavo di giocare al Real. Lui cercava di continuare e poi dopo sei mesi ha smesso, io ho preso un’altra decisione altrettanto rispettabilissima.
Com’è stato rifiutare il Real Madrid?
C’è stato un momento della carriera in cui stavo andando, mancava un tassello. Poi l’amore della piazza, la famiglia, mi hanno fatto cambiare idea. Il trofeo più grande è stato l’amore di una maglia. Ho vinto quello che dovevo vincere, la coppa del mondo calcisticamente è il trofeo più grande, ma dentro me stesso ho vinto tutto quello che c’era da vincere perché nessuno mi potrà togliere questa cosa, è la vittoria più bella. Il sogno mio era questo e l’ho realizzato, portandolo dall’inizio alla fine.
Gli screzi in campo e quello con Balotelli.
Poraccio Mario, mi fa pure tenerezza. Mi ci ha portato piano piano, partita dopo partita. Poi abbiamo chiarito, abbiamo fatto pace. L’amicizia e il rispetto prevalgono. In campo si può sbagliare.
Ti partiva la brocca ogni tanto.
Ogni tanto? Spesso. Sono uno che quando fa un gioco deve vincere per forza, sennò rosico. Anche se gioco a Cristian a ping pong o alla play devo vincere, sennò rosico.
Tre nomi di giocatori che diventeranno forti under 20?
Ce ne stanno, ma non li dico sennò me li portano via. Anche in Serie B e Serie C ce ne stanno. Ce ne sono molti che hanno grandi prospettive.
Come vedi la ripresa dei campionati?
Ora si deve pensare più alla salute che al pallone per rispetto di chi non c’è più. Poi è normale che noi senza calcio non ci sappiamo stare, tutti gli sport vogliamo che ci siano. Ma dobbiamo accantonarli, la salute in questo momento è superiore a tutto. A che serve parlare di calcio? Fai una partita a porte chiuse, non ti puoi spogliare con gli altri calciatori, è calcio? È tanto per andare avanti…
Anche perché in campo devi fare i contrasti…
Infatti è una cosa senza significato. Ora li fai allenare, si fanno le docce in camera, mangiano in camera propria… Allora sto a casa in quarantena e aspetto che finisca tutto.
Come ti vorresti far chiamare in Gomorra?
Io girerei alla larga, anzi verrei dietro a te… Non faccio spia e niente, vi faccio da autista.
Com’è l’approccio di chi gioca contro di te a calciotto?
Lo vedi che per loro è una giornata diversa, ti vedono come un’icona e a me fa piacere perché riparto dal basso, dalle origini. I miei compagni di squadra sono innamorati di me come io lo sono di loro, mi fanno sentire un ragazzo normale. Ci stanno quelli che ti danno qualche calcetto ma non lo fanno con cattiveria. Ma se non li volevo mi mettevo il tutù e andavo a fare il ballerino.
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