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Totti: “Non c’è un mio erede. San Siro mi esaltava. Futuro? Vivo alla giornata”

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L'ex capitano della Roma ha preso parte al meet & greet organizzato all'Iliad Store di via Cola di Rienzo: "Mi reputo fortunato per aver coronato il sogno di indossare una sola maglia"
Redazione

Francesco Totti, questo pomeriggio, ha preso parte al meet & greet organizzato all'Iliad Store di via Cola di Rienzo. L'evento Iliad, Innovation & Technology Partner di Lega Serie A, si inserisce all'interno di una collaborazione e in una serie di incontri con il pubblico finalizzati all'impegno nella trasparenza e nell’utilizzo della tecnologia al servizio dello sport e dei tifosi nei momenti più salienti delle partite. L'ex capitano della Roma, inoltre, è stato ospitato nello store anche per registrare una puntata del podcast “In tutta trasparenza” di Cronache di Spogliatoio. Totti ha poi risposto ad alcune domande:

C'è stata un'intervista che ha odiato e ha detto 'non parlo più con i giornalisti'? "Tutte le domeniche. Scherzi a parte, soprattutto quando perdevi alcune volte cercavi di sviare. Sono uno abbastanza impulsivo, quello che penso dico. In alcuni momenti era meglio non presentarsi, non sei razionale ma istintivo".

Quanto dura una partita? "Comincia il giorno prima, non dura 90'. Poi dipende da che partita è. Io scendo in campo per divertirmi, avevo pochissimo tempo".

Si reputa una 'leggenda'? "Penso che se diventi 'leggenda' dopo che hai costruito la tua parte durante il tragitto calcistico, quando ti chiamano leggenda qualcosa di importante o almeno significativo l'hai fatto. Io mi reputo fortunato, ho voluto coronare il mio sogno di indossare un'unica maglia. Mi rivedo in quella leggenda. Poi è normale che la gente vede e dice tutto quello che succede, tutto quello che hai fatto. A fine carriera, per quello che ho fatto, sono contento che la gente mi reputi in questo modo. E' significativo, vuol dire che c'è stato un amore reciproco. Quando ti identificano in un modo vuol dire che qualcosa d'importante hai fatto".

Che cosa comporta la fascia da capitano? "Non voglio fare il romanticone, ma per me tutte le domeniche era una partita diversa da tutte le altre. Avevo una responsabilità diversa dagli altri compagni, cercavo di portare più in alto possibile i colori della Roma per la gente, per i tifosi e per la società. Quando sei così passionale e tifoso verso questi colori è totalmente diverso".

Quante difficoltà ha incontrato nella sua carriera? "In 25 anni ci sono state parecchie buche da evitare. L'infortunio è la cosa più grave che io abbia subito, ma mi sono rialzato e ho corso di più".

Che cosa avrebbe fatto se non avesse fatto il calciatore? Aveva un mito da bambino? "Se non avessi fatto il calciatore avrei fatto il benzinaio, mi piace l'odore della benzina. Quando aprivano il portafoglio, poi, era pieno di soldi: per questo volevo fare il benzinaio. Ma mio padre e mia madre mi dicevano: 'quando crescerai capirai'. Se non avessi fatto il calciatore, levando la battuta, avrei tentato di fare il tennista. Penso che un po' tutti guardassero a Federer, è il tennis come Maradona è il calcio. Sono quei giocatori che non fanno parte del pianeta".

Che effetto fa sapere che in questa frase ha messo il nome di Maradona e tantissime mettono il suo? "Non voglio essere paragonato a lui, 100 o 1000 giocatori non possono fare lui. La palla rotonda è Maradona, il resto è una partitella tra scapoli e ammogliati".

Scelga tre giocatori per fare una partita a calcetto? "Buffon in porta, il portiere serve. Maradona, Totti e Ronaldo il Fenomeno. Poi dici: 'chi corre?'. Però nel calcio sono gli altri che devono correre, quando hai la palla corrono gli altri".

Quale è stato il miglior allenatore e compagno che ha avuto? "Allenatori Zeman e Mazzone. Uno solo? Mazzone. Compagno di squadra Cassano. Carbonara o cacio e pepe? Cacio e pepe".

Chi vince lo Scudetto? "Inter o Napoli. In questo momento l'Inter è favorita, dopo quello che è successo domenica scorsa. Sono abbastanza pronti per poter rivincere".

Chi è l'erede di Francesco Totti? "Adesso è dura, non ci sono adesso. Manca Totti. Sperando che un giorno qualche giovane promettente possa non dico intraprendere la mia carriera ma la carriera in generale, visto che è un sogno che tutti i bambini hanno nel cassetto. Glielo auguro con tutto il cuore, quando fai una cosa con passione e voglia, con gli stimoli giusti, penso sia la cosa più bella".

Quale è ora il rapporto con le foto e gli autografi? "Adesso è peggiorato. Pensavo che dopo 7-8 anni alla fine della mia carriera diminuisse non dico l'amore, ma le foto e gli autografi. Invece è peggiorato, veramente. I paparazzi ci sono sempre stati, è un altro lavoro. Andando in giro, però, faccio fatica. Da una parte è bellissimo, è un onore che ti fa pensare a quello che hai fatto. Allo stesso tempo, però, non hai una vita privata. Se volessi stare due minuti con mia figlia piccola al parco, non potrei. Ci sono i pro e i contro, come tutte le cose".

C'è un gesto di un tifoso che non si sarebbe immaginato? "Tante ne succedono e ne sono successe. I tatuaggi. La cosa più strana, carina da dire, è uno che si è inchinato e mi ha baciato tutte le scarpe e i piedi. Giocavo ancora. Pensavo non lo facesse, che si fosse perso qualcosa. La prendi a ridere, non pensi che una persona possa fare una cosa del genere".

Quale era lo stadio che la esaltava maggiormente, escluso l'Olimpico? "San Siro. Ultimamente erano vittorie, all'inizio perdevamo solamente. Alla fine siamo usciti vittoriosi, ma mi esaltava e mi piaceva troppo giocarci. Quando andavo a Milano mi insultavo, come ovunque, ma a Milano avevano un insulto diverso. C'era un po' più di fair-play. Si vedeva che era un insulto piacevole. C'era tanta stima, soprattutto in Milan-Roma. Più mi criticavano e attaccavano e più mi riempivo. Mi manca giocare? Tantissimo. A volte riesco a giocare con gli amici. Capitano calciotto o partire all'estero".

Futuro? "Non ci penso. Vivo alla giornata. Quello che succederà, se dovessi fare qualsiasi cosa, lo farò con il massimo amore e la massima aspirazione, come ho sempre fatto".