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Totti, la solitudine dell’eroe. Roma, il suo futuro non si può snobbare

Le ultime settimane della carriera di Francesco scivolano via tra malinconia e silenzio: alla società il compito di far sì che una leggenda del calcio mondiale abbia il finale che merita. Con chiarezza e rispetto

Massimo Limiti

Basta un venerdì come questo. E poco c’entra che si festeggi il Natale di Roma: basta una giornata in cui a Trigoria non si allena nessuno che Francesco Totti diventi - ancora, ancora e ancora - praticamente l’unico che fa notizia. L’astro nascente del calcio europeo e francese, su cui il Monaco ripone le speranze di finale in Champions, lo incontra a Montecarlo, pubblica la foto e lo chiama “la leggenda”; Florenzi riceve un premio al Coni e dice che il suo addio sarà quasi come un lutto; i tifosi, un minuto sì e l’altro pure, chiedono se Roma-Genoa sarà la sua ultima partita, perché in caso non c’è Olimpico, delusione o prezzo alto che tenga, ci si deve essere.

Francesco Totti tace, e forse è anche comprensibile, visto che sta vivendo i mesi più complicati della sua carriera. Ma tace anche la Roma, e forse questo è meno comprensibile. Perché se c’è una certezza, in questa storia che si sta portando appresso solo tanta malinconia, è che la leggenda Totti (cit.un calciatore nato nel 1998, quando Francesco già da 5 anni era in Serie A) merita di chiudere da re. Da leggenda, appunto. E non nell’anonimato, come anonime stanno scivolando queste settimane. La Roma, in teoria, è stata chiara, nell’annunciare l’ultimo rinnovo ha parlato chiaramente di stagione finale. Peccato che poi i dirigenti abbiano fatto una parziale marcia indietro, passando sempre la palla a Totti. E lui stesso non ha ancora comunicato ufficialmente cosa farà. Gioco delle parti? Ci può stare. Ma quella chiarezza e quel rispetto che chiese nell’intervista alla Rai del febbraio di un anno fa sembrano essersi dissolte, quasi come le sue presenze ingombranti.

Pigro e tappo, secondo le dichiarazioni di Baldini e Sabatini, Totti con questa proprietà non ha mai avuto feeling. E il suo futuro da dirigente, ufficiale con un contratto di sei anni, è quasi più nebuloso di quello da calciatore. Che farà?Con chi lavorerà? Risposte non ce ne sono, parole ancora meno, di carezze, negli ultimi 6 anni, neanche a parlarne. Gliele fanno in Italia e all’estero, gliele fanno gli avversari, gliene fanno i tifosi: la sua società, invece, tace. Ma il silenzio fa rumore. E lo fa pure quello di Francesco. D’altronde, come diceva lo scrittore francese Boris Vian, “chi c’è più solo di un eroe?”. E Totti, a Trigoria, così solo non lo è mai stato.