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Totti: “Il ‘no’ al Real scelta di cuore. Il rapporto con i tifosi è indescrivibile”

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La leggenda giallorossa: "Solo io e loro sappiamo l'importanza che abbiamo l'uno per l'altro. Darei tutto per tornare a giocare. Ho sempre dedicato la mia vita a questi colori"
Redazione

Il Corriere dello Sport compie 100 anni e su RAI 2 è andato in onda il documentario "Eroici! 100 anni di passione e racconti di sport" per celebrare il traguardo del quotidiano sportivo. Tra i personaggi che hanno preso parte alla trasmissione anche Francesco Totti, che ha parlato della sua carriera e del legame con i colori giallorossi. Ecco le parole della leggenda della Roma:

Sul tifo del pubblico giallorosso e sulla possibilità di lasciare la Roma. "Sappiamo tutti che il tifo di Roma è diverso da tutti gli altri tifi d'Italia o d'Europa. Il rapporto che ho con i tifosi è un rapporto indescrivibile, solo io e loro sappiamo l'importanza che abbiamo l'uno per l'altro. L'ho vissuto in modo diverso da tutti gli altri, anche perché mi hanno incoronato qui a Roma. L'ho fatto anche grazie a loro perché mi davano forte aiuto. Durante la mia carriera ho avuto la possibilità di giocare in altre squadre, sia in Italia che all'estero. All'estero soprattutto al Real Madrid, dove mancava pochissimo alla firma".

Come mai non ha lasciato la Roma, forse per debolezza? "Non era un fatto di debolezza, è stato un fatto d'amore. Ho scelto il cuore, ho scelto la mia vita che ho sempre dedicato alla Roma, all'amore che provavo per questi colori, per questa maglia".

Sul significato dello sport. "Lo sport per me è tutto. Per un ragazzo è fondamentale essere uno sportivo, andare agli allenamenti e dedicarsi allo sport che ama".

Sull'idolo Giannini. "Da ragazzo ho sempre ammirato e stimato Giuseppe Giannini, ci sono cresciuto. Era il mio idolo e ci ho giocato anche insieme".

Sulla morte del padre. "Dopo la morte di mio padre mi è crollato il mondo. Speravamo che un giorno mi dicesse bravo, almeno per una volta".

Cosa darebbe per tornare a giocare? "Tutto, anche se poi vedendo quello che oggi c'è in giro potrei giocare anche a 47 anni".

Sul derby. "La rivalità era il derby, i cugini. Non perdere mai un derby. Ma allo stesso tempo la rivalità poteva essere in campo con un avversario, dello stesso tuo livello".

Sul Mondiale 2006. "Ci sono andato perché mister Lippi mi ha voluto a tutti i costi. Mi ha dato una carica e una voglia che neanche prima avevo. Sapevo che durante i 90 minuti qualcosa mi potevo inventare prima o poi. Per me la partita non era timore o apprensione, era divertimento e far divertire la gente. Per ciò scendevo in campo con una testa diversa da tutti gli altri. Rigore con l'Australia? Se non avessi segnato là sarebbe finito il Mondiale per tutti, anche per me. Penso che mi avrebbero ucciso".