Francesco Totti ha detto addio alla Roma. Alle 14 l'ex numero 10 è intervenuto dalla Sala d'onore del Coni in una conferenza stampa speciale. Nel mirino Franco Baldini e James Pallotta. Un evento nazionale, che ha fermatoNon il mondo romanista. Presenti Candela, Aquilani, Nela, Chierico, Cassetti, ilfratello Riccardoe Giuseppe Falcao (figlio di Paulo), a cui sono stati riservati dei posti in prima fila. Al fianco di Totti anche il giornalista Paolo Condò, autore della sua autobiografia.
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Totti: “Lascio la Roma, ma era meglio morire. Io mai convolto. È un arrivederci” – AUDIO – FOTO – VIDEO
La bandiera romanista dà l'addio: "Non è stata colpa mia, mi hanno tenuto fuori da tutto. Da 8 anni a questa parte hanno cercato in tutti i modi di mettere da parte noi romani. Ho chiamato Conte, mai sentiti altri allenatori"
FRANCESCO TOTTI IN CONFERENZA STAMPA
“Innanzitutto ringrazio il presidente Malagò per avermi dato questa possibilità in questo posto bellissimo, uno dei posti più importanti per gli sportivi. Certo, la comunicazione sarà un po’ meno bella rispetto al posto. Alle 12.41 del 17 giugno 2019 ho mandato una mail al CEO della Roma in cui ho scritto un po’ di parole e di frasi per me impensabili ed inimmaginabili. Ho dato le mie dimissioni dalla AS Roma. Speravo che questo giorno non arrivasse mai, invece è arrivato questo fatidico giorno, per me molto brutto e pesante. Ma, viste le condizioni, credo sia stato doveroso e giusto prendere questa brusca decisione, anche perché non ho avuto mai la possibilità operativa di poter lavorare sull’area tecnica della Roma. Quindi ho preso questa decisione un po’ difficile pensata da tanti mesi, ma penso che sia quella più coerente e la più giusta, perché davanti a tutti ci deve essere la Roma, che è una squadra da amare, una squadra alla quale dovremo stare sempre vicino. Oggi non devono esserci fazioni pro-Totti, pro-Pallotta o pro-Baldini, l’unico obiettivo dev’essere la Roma e l’amore nei confronti di questi colori. È normale che poi, come ho sempre detto, i presidenti passano, gli allenatori passano, i giocatori passano, ma le bandiere no. Ma diciamo che questo mi ha fatto pensare tanto e non è stata colpa mia prendere questa decisione. Non so più che dirvi poi, i titoli ce l’avete tutti no?” (ride, ndc).
Tu sei un mito, hai fatto sognare milioni di persone. Hai fatto la storia di Roma, sei più di Giulio Cesare e del Papa. Tu sei un artista, sei come Caravaggio, sei sopra a tutti, stai su Marte, mentre Pallotta sta a Pomezia. Hai mai pensato durante tutto questo periodo: ‘Ma chi me l’ha fatto fare’?
No, ‘Chi me l’ha fatto fare’ no, perché, come ho sempre detto, la Roma l’ho sempre messa davanti a tutto. È la mia seconda casa, se non la prima perché poi alla fine ho passato più tempo a Trigoria che a casa. Per me prendere questa scelta è stato difficilissimo, perché io ho sempre voluto portare ad alti livelli questa società, questi colori e questa città, ho sempre voluto portare la Roma in giro per il mondo per farle fare bella figura.
Hai detto 'Non è stata colpa mia’. Di chi è stata la colpa?
Non è stata colpa mia perché non ho mai avuto la possibilità di esprimermi, non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico. Il primo anno ci può stare, il secondo già avevo capito cosa volessi fare e non ci siamo mai trovati, non ci siamo mai aiutati l’uno con l’altro. Anche perché loro sapevano le mie intenzioni e la mia voglia di poter dare tanto a questa squadra, ma non hanno mai voluto un mio aiuto. Mi tenevano fuori da tutto.
Cosa ti senti di dire alla gente che è rimasta shockata dall’addio di Totti dalla Roma? Perché fa un certo effetto anche solamente dirlo. Ti senti di dire che non sarà un addio ma un arrivederci dalla Roma?
Io alla gente di Roma devo solo dire grazie per come mi hanno sempre trattato. C’è stato sempre reciproco rispetto, sia in campo che fuori. Perciò posso solo dire solamente di continuare a tifare questa squadra, perché la Roma va sempre tifata e va sempre onorata. Per me è la squadra più importante del mondo. Vederla in questo momento così in difficoltà mi rattrista e mi dà fastidio perché la Roma è la Roma e i tifosi della Roma sono diversi dagli altri: la passione, la voglia, l’amore che ci mettono nei confronti di questa squadra è talmente grande che non potrà mai finire. Quindi io anche da fuori continuerò a tifare Roma. E come hai detto tu è un arrivederci, non è un addio, perché da Francesco posso dire che è impossibile vedere Totti fuori dalla Roma, quello mi dà fastidio. Da romanista non penso che possa succedere. Perciò in questo momento prenderò altre strade e nel momento in cui un’altra proprietà punterà forte su di me, io sarò sempre pronto.
Sei già pronto a prendere altre strade? Cosa hai voglia di fare ora? C’è qualcuno che è più colpevole di altri in questa situazione?
Diciamo che in questo momento ce ne sono tante di cose che posso fare. Sto valutando tranquillamente, in questo mese valuterò tutte le offerte che ci sono sul piatto, e quella che mi farà stare meglio la accetterò con tutto il cuore, perché ho sempre fatto così, ho sempre dato il massimo in tutto quello che ho fatto, e se prenderò una decisione sarà quella definitiva in questo momento. Non c’è un colpevole, non sto qui ad indicare la colpa di uno o di un altro. È stato fatto un percorso che non è stato rispettato e alla fine ho fatto questa scelta.
Ti sentivi pronto per fare il dirigente in questa Roma? Su quali basi? Ti hanno promesso qualcosa? Ti sei sentito scomodo per questa Roma?
Tutti sappiamo che mi hanno fatto smettere, hanno voluto che io smettessi di giocare. Sul lato dirigenziale avevo un contratto di 6 anni, perciò sono entrato in punta di piedi perché per me si trattava di un altro ruolo e di una novità. Andando avanti col tempo ho capito che sono due cose completamente diverse, anche stando sempre nella stessa società: il campo è una cosa e fare il dirigente è un’altra. Di promesse ne sono state fatte tante, ma alla fine non sono mai state mantenute. Quindi è normale che col passare del tempo giudichi e valuti, anche perché anche io ho un carattere e una personalità, e non sto lì a fare quello che ogni tanto mi chiedono di fare. Lo facevo per la Roma, ma andando avanti col tempo non mi sembrava il caso di continuare e di mettermi a disposizione di altre persone che non hanno mai voluto che io facessi questa cosa.
In questi anni si è parlato spesso del processo di “detottizzazione”. È un percorso che è cominciato da un paio di anni o da quando c’è questa proprietà? Oltre a questo, secondo te, c’è anche un processo di deromanizzazione? È passato meno di un mese dall’addio di De Rossi, è un’operazione congiunta o sono soltanto coincidenze?
Diciamo che quello di levare i romani dalla Roma è sempre stato un pensiero fisso di alcune persone, e questo pensiero alla fine è diventato realtà perché alla fine sono riusciti ad ottenere quello che volevano. Da 8 anni a questa parte, da quando sono entrati gli americani, hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte. Man mano che passavano gli anni hanno cercato in tutti i modi… diciamo che è quello che hanno voluto. Hanno voluto questo e alla fine ci sono riusciti. Ho sintetizzato perché mi ha bloccato Paolo (Condò, ndc).
I tuoi rapporti con Franco Baldini? Perché finora hai parlato in una maniera un po’ impersonale, invece qual è e qual è stato il rapporto con lui?
Il rapporto con Franco Baldini non c’è mai stato e mai ci sarà, perché se ho preso questa decisione penso che sia normale che ci siano degli equivoci e dei problemi interni della società. Uno dei due doveva uscire e mi sono fatto da parte io perché troppi galli a cantare non servono. Nella società ci sono troppe persone che mettono bocca su tante cose e fanno casini, solo danni, perché ognuno dovrebbe fare il suo, e facendo il suo sarebbe più facile per tutti.
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Era un gallo che cantava da lontano? Non è un a tu per tu: tu cantavi nel pollaio, lui cantava da lontano.
Sì, però alla fine quando canti da Trigoria non lo senti mai il suono, l’ultima parola spettava sempre laggiù, a Londra. Quindi era inutile fare o dire ciò che pensavi o ciò che volevi cambiare o che volevi dire. Era tempo perso, perché l’ultima parola veniva da là.
Un anno fa la Roma giocava la semifinale di Champions. Come è stato possibile dilapidare tutto in così poco tempo? Che futuro vedi nell’immediato per la squadra Roma?
Diciamo che io penso che un po’ tutti conosciamo i problemi reali che la società ha in questo momento, soprattutto per il FairPlay finanziario, che bisogna vendere giocatori entro il 30 giugno. Per questo motivo hanno fatto questo pensiero, questa scelta difficile di vendere i giocatori più forti, più blasonati. È anche più facile prendere soldi con questi giocatori tamponando così i problemi che ci sono per il FPF. Io penso che bisogna essere trasparenti, soprattutto con i tifosi. Io ho sempre detto ad alcuni dirigenti: alla gente bisogna dire la verità, anche se è brutta. Un anno fa dissi feci un’intervista e dissi che la Roma sarebbe arrivata tra il quarto e il quinto posto e che la Juve avrebbe vinto lo scudetto già a gennaio. Mi hanno detto che sono un incompetente, che levo i sogni ai giocatori e ai tifosi. Se questo è quello che la gente vuole…prendere in giro la gente è facile, ma quando dici la verità nessuno ti può dire niente, sei inattaccabile. E siccome io sono sempre stato trasparente e sono abituato a dire la verità, non posso stare qua dentro.
È una conferenza contro dei fantasmi questa, perché purtroppo le persone di cui stai parlando non le vediamo anche noi da tanto tempo e non abbiamo modo di confrontarci con loro. Secondo te quanto pesa all’interno della squadra l’assenza della proprietà in questo momento? E che danno si fa alla Roma con la perdita di un personaggio come te che sei una persona che ha suscitato i sentimenti attorno al calcio in questa città?
Per me pesa ed è pesata tantissimo l’assenza della proprietà, perché poi il giocatore trova sempre un alibi e una scusa. Quando le cose vanno male il calciatore comincia a dire che manca il presidente, che manca il ds, il direttore tecnico, che non c’è nessuno della società che dice come stanno le cose. Questo purtroppo va a creare problemi alla squadra, alle partite di campionato e di Champions, per me crea un danno. Io l’ho detto tantissime volte che il presidente per me deve essere più sul posto, perché quando i giocatori, i direttori e tutte le persone che sono dentro Trigoria vedono il capo stanno sull’attenti e cominciano a lavorare come dovrebbero. Quando non c’è il capo fanno tutti come gli pare. È così ovunque penso. È come quando fai l’allenamento e non c’è il mister: quando c’è il mister vai a trecento all’ora, quando c’è il secondo allenatore cominci a fare un po’ lo stupidino. L’esempio è semplice ma perfetto.
Senti di aver fatto tutto quello che era in tuo potere in questo percorso dirigenziale? La Roma ti ha messo nelle condizioni di fare un vero percorso di crescita?
Se ho preso questa decisione vuol dire che non ho potuto fare niente. Non mi sono sentito operativo e parte del progetto, soprattutto nell’area tecnica. Non voglio fare il fenomeno, ma penso di capirne un po’ di più rispetto a tante altre persone che stanno a Trigoria, soprattutto se si tratta di un giocatore. Penso di avere le basi o l’occhio per valutare diversamente certi aspetti, e non voglio andare a fare altre cose, perché penso che questo lo so fare abbastanza bene. Anche sbagliando, perché tutti sbagliano. Però la parola mia è diversa dalla parola di Paolo (Condò, ndc), e mi prendo anche le mie responsabilità, perché la faccia ce l’ho sempre messa e sempre ce la metterò, anche e soprattutto quando le cose vanno male, come è successo quest’anno.
Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? C’è una speranza che il Qatar possa mettere mani sulla Roma?
Su quest’ultima domanda, sì, ho girato spesso vari continenti, soprattutto in queste zone qui. Ci sono tante persone che vorrebbero fare tanti investimenti, ma finché non vedo nero su bianco non ci credo. Però posso dire che la Roma è amata e stimata anche in altre parti del mondo, tutti la vorrebbero prendere, quello è vero. Ma stare qui a dire che c’è uno o c’è quell’altro sarebbe una cavolata. Non mi posso esporre, anche perché non so niente di tutto ciò. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? Ormai il vaso si era riempito, perciò non è stata l’ultima goccia. Ma tante cose mi hanno fatto riflettere e pensare. Come ho sempre detto, non sono mai stato reso partecipe, solo quando erano in difficoltà mi chiamavano nelle riunioni. In due anni penso che avrò fatto 10 riunioni, mi chiamavano sempre all’ultimo, come se mi volessero accantonare da tutto. Dopo un po’ il cerchio si stringe e subentra il rispetto, non verso il dirigente ma verso la persona. Ho cercato in tutti i modi di mettermi a disposizione e di cercare di portare qualcosa in più a questa società. Ma dall’altra parte vedevo che il pensiero era diverso.
Prima hai detto che non è un addio ma un arrivederci. Cosa serve per riportarti alla guida della Roma?
Sicuramente serve un’altra proprietà. Poi bisogna vedere se quest’altra proprietà mi chiama, se crede nelle mie potenzialità, se crede che io per la Roma posso fare qualcosa di buono. Sicuramente non ho mai fatto e mai farò del male alla Roma, perché per me la Roma viene prima di tutto, anche in questo momento. Per me oggi è un momento che è ben peggio rispetto a quando ho smesso di giocare, cioè oggi avrei potuto anche morire, sarebbe stato meglio che staccarmi dalla Roma. Ma purtroppo, come ho detto prima, per il bene di tutti è meglio che mi stacchi io. Anche perché tanti personaggi e dirigenti nella Roma hanno sempre detto che sono troppo ingombrante per questa società.
La proposta di contratto di direttore tecnico con un adeguamento economico e con una limitazione alle tue attività personali ti è stata mai formulata personalmente? Potresti mai tornare con questa proprietà ma senza Baldini?
Mettiamo i puntini sulle i: io di soldi non ho mai parlato e non ho mai chiesto niente, mai. Io ho chiesto di fare il direttore tecnico, perché penso di avere le competenze necessarie per l’area tecnica. Non ho chiesto di comandare tutto. Ho chiesto solamente di dare un forte contributo e di metterci la faccia. Ho chiesto di decidere come decidono tutti gli altri. Ma se poi fanno l’allenatore, fanno il direttore sportivo ma non ti chiamano e tu passi in secondo piano, che direttore tecnico è? Adesso ve lo dico: non sono andato a Londra perché innanzitutto mi hanno avvertito due giorni prima. Secondo poi, l’allenatore già era fatto, il direttore sportivo non so se è fatto o no. Io a Londra cosa vado a fare? A decidere cosa che già hanno fatto tutto senza chiedermi se potesse andar bene oppure no? Poi vorrei dire, riguardo tutte le cose che ho letto sui giornali: l’unico allenatore che ho chiamato e che ho sentito è Antonio Conte. A Mihajlovic, De Zerbi, Gattuso e Gasperini non ho mai mandato né un messaggio e nemmeno li ho mai chiamati, non è mai successo. Io una persona ho chiamato ed è stato Antonio Conte, il resto è stata tutta fantascienza. Quindi che mi fanno passare per quello che ho chiamato Gattuso, che non ho mai chiamato, e che tutti mi hanno detto di no e che l’unico che non ho chiamato è Fonseca che è quello che hanno fatto…io per stupido non ci passo. Questa è una precisazione che volevo fare. Questa è la realtà. Non tornerei con questa proprietà anche senza Baldini, perché ormai quello che è successo è successo. Per me se il vaso è rotto è difficile rimettere i cocci al posto giusto. Se avessero voluto fare questa scelta, avrebbero potuto farla prima. Ma siccome non ci hanno mai pensato, è giusto che rimanga così. Io non ho niente contro Baldini o Pallotta, è una scelta che io rispetto, a malincuore ma la rispetto.
Sulle parole di Pallotta di due giorni fa. Dice bugie?
L’unico allenatore che ho chiamato e ho fatto con Fienga, che adesso ringrazio pubblicamente perché è l’unico della società che si è messo davanti a tutti e che mi ha detto ‘Se io dovessi comandare, sei il primo direttore tecnico che lavorerebbe con me’. È l’unico che ci ha messo la faccia, perché nessuno degli altri dirigenti mi ha fatto mai una proposta del genere. Se non ci fosse stato Fienga come CEO io sarei rimasto così, come sono sempre stato. Perciò penso che sia inutile continuare su questa strada. L’unico allenatore che ho chiamato e che ho fatto realmente con Fienga è Claudio Ranieri, per il quale ho preso la decisione nonostante gli altri dirigenti non volevano che lo prendessimo. Alla fine siamo riusciti a prendere Ranieri, e oggi lo ringrazio, perché lui sarebbe venuto anche gratis per la Roma. Ha fatto il massimo di quello che poteva fare ed è un uomo vero. Appena l’ho chiamato non abbiamo parlato di niente, non abbiamo menzionato soldi, mi ha semplicemente detto che il giorno dopo sarebbe arrivato a Trigoria. Perciò penso che i romanisti debbano essere fieri di questa persona, e infatti un tributo gliel’hanno dato all’addio di Daniele e penso che sia doveroso ringraziarlo oggi. Io ho dato la mia risposta, e penso che sia vera. Poi ognuno è libero di dire ciò che vuole, non sto qui a dare contro a Pallotta, ma io dico la verità. Non mi serve dire bugie in questo momento. A che pro?
Ma visto che Fienga in questo momento è il più alto in grado a Roma e Pallotta è il presidente che qualche giorno fa ha scritto quelle cose, non poteva essere questa l’occasione adesso di mettersi a lavorare con pieni poteri da oggi?
Sì, però diciamo che Fienga me l’ha detto 3 mesi fa, che mi avrebbe fatto fare questo benedetto direttore tecnico. Anche perché dal primo contratto scritto che feci con la Roma anni fa io ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto fare il direttore tecnico, tutti lo sapevano. Ma quando hai dall’altra parte hai una persona che ti mette i bastoni tra le ruote sempre e ogni volta trova qualche intoppo e qualche problema… io non sono stupido. Se io adesso non avessi voluto Fonseca, visto che il direttore tecnico è quello che decide quasi tutto o dà un parere importante visto che l’ultimo parere spetta a lui e al direttore sportivo, siccome hanno scelto tutto loro, io ora cosa avrei dovuto fare? Se le cose ora dovessero andare male che avrei potuto fare? Sarei potuto andare in conferenza e dicendo che io non sono stato e non l’ho scelto io? Che non ho scelto io il direttore sportivo? Avrei potuto fare benissimo così. Se fosse venuto Conte sarei rimasto. Ma sarei rimasto anche se mi avessero chiamato prima di scegliere l’allenatore e mi avessero interpellato e dato fiducia e avessero avuto fiducia in me. Ma siccome fino adesso non l’hanno mai fatto e continuano a non farlo, ho preso questa decisione. Con Conte era successo perché io e Fienga, prima che Pallotta sapesse di questa cosa, abbiamo alzato il telefono e lo abbiamo chiamato, perché io avevo detto a Guido (Fienga, ndc) che l’unico che avrebbe potuto cambiare la Roma in questo momento sarebbe stato Antonio Conte, perché avrebbe potuto dare una risonanza diversa all’ambiente, ai risultati e a tante altre cose. Antonio (Conte, ndc) ci aveva dato l’ok, perché lo abbiamo sentito e visto parecchie volte. Poi ci sono stati problemi e ha cambiato idea. Non sto qui a specificarli, perché ormai è l’allenatore dell’Inter. Questa però è stata una decisione mia e di Guido, e quando Pallotta l’ha saputo era contento che si potesse fare questa cosa.
Quanto pesa quello che è accaduto a De Rossi? Tu dici che non sei quasi mai stato interpellato sulle cose che contano, ma ti hanno chiesto un parere riguardo De Rossi?
La risposta è banale: io non ci ho messo mai bocca quindi io mi tiro fuori da questo. Potrei dire questo. Io già da settembre ho detto ad alcuni dirigenti che se loro pensavano che questo sarebbe stato l’ultimo anno di Daniele, glielo avrebbero dovuto dire subito. Non andava fatto quello che avevano fatto con me, quando mi hanno comunicato che quello sarebbe stato il mio ultimo anno da giocatore della Roma a due giornate dalla fine. Perché Daniele è il capitano della Roma, una bandiera, e va rispettato. Tutti mi hanno detto ‘Sì, ora valutiamo, abbiamo un anno davanti a noi’. Poi il tempo è passato, ci sono stati gli infortuni, i mancati risultati, l’addio di Di Francesco e di Monchi. Si è creato tutto un contesto difficile che ha fatto passare la questione di De Rossi in secondo piano. Ma io ho sempre detto che il problema di Trigoria è che le cose vanno fatte subito, non deve passare del tempo. Ma siccome la gente ha paura a fare le cose, a Trigoria ci deve stare uno che prende le decisioni, non 10 persone, ci deve stare una persona. L’audio nel giorno dell’addio di Daniele? Con lui ci ho parlato da amico, non da dirigente/capitano. Gli ho detto di guardare al di là, perché pensavo che quello sarebbe stato il suo ultimo anno in base a quello che sentivo. Anche perché in quel momento non potevo espormi più di tanto, perché alla fine ero pur sempre un dirigente della Roma. Ma in quel momento io ero un amico di Daniele e gli davo dei consigli per fargli aprire gli occhi e per fargli vedere che dall’altra parte ci sarebbe potuto essere un problema. E il problema infatti è arrivato, come è successo con me. Questa però è una cosa che non riesco a capire se è voluta o se è stata gestita a questo modo perché non ci pensano, perché sono due cose ben diverse. Se è voluta è brutta, ma da quello che ho capito, questo è quello che volevano e che hanno sempre voluto: levare i romani dalla Roma.
Hai fatto un elenco di nomi di allenatori lasciando stare Conte perché ti sei preso tu la responsabilità. Ma ne hai dimenticato uno molto importante: Sarri. Come mai non è venuto alla Roma?
Io non l’ho mai contattato, se qualcuno l’ha contattato era perché era il suo pallino. Questa è una domanda che dovresti fare a lui. Non so quali fossero i suoi obiettivi o le sue valutazioni, so solo che Sarri era un pallino di quella persona di cui stai parlando (Baldini, ndc). È normale che Sarri è un grande allenatore che avrebbe fatto comodo se fosse venuto. Ma anche lui era sotto contratto col Chelsea, c’erano un po’ di problemi con il club. In questo momento però stiamo parlando del nulla. Parliamo dell’attualità: Fonseca deve trovare un ambiente tranquillo e sereno, deve trovare la strada percorribile e senza intoppi. La gente già lo stima per quello che ha fatto, per come si è messo a disposizione della società. Da quello che ho visto è un grande allenatore, un allenatore che ha studiato e che ha fatto bene nello Shakhtar. Spero che possa fare bene nella Roma.
Perché Conte e Sarri dicono no alla Roma? Tu ci hai parlato con uno di loro.
Io parlo di Antonio. Lui ha detto di no perché doveva venire qua a fare una rivoluzione, ma lui non voleva farne. Voleva fare una continuazione, e qui non ci sarebbe stata una continuazione ma una rivoluzione visto che in questo momento devi prima di tutto vendere e poi fare una squadra che possa andare dal quarto posto in su. Se volete dico da primo posto.
Verrai il prossimo anno allo stadio?
In alcune partite sì, perché non dovrei? Anche perché sono sempre un tifoso della Roma e rimarrò sempre tifoso della Roma. Potrei anche andare in Curva Sud. Certo, la partita non la vedrò, però… mi metterò una parrucca, qualcosa… Lo sai che faccio? Prendo Daniele (De Rossi, ndc) e insieme andiamo in Curva Sud a vedere la partita, sempre che non vada a giocare da un’altra parte.
La proprietà americana avrebbe potuto fare di più per la Roma? Totti dirigente in questi due anni avrebbe potuto fare qualcosa di più? Hai qualcosa da rimproverarti?
Totti non avrebbe potuto cambiare la Roma, avrebbe potuto dare un contributo alla Roma, quello sicuramente. Diciamo che di promesse ne sono state fatte tante in questo momento, ma non erano reali, o per lo meno non molte. Da tifoso mi dispiace, perché da tifoso ho dei sogni. Vorrei vedere la Roma competere ad alti vertici come tanti anni fa. Anche se si arrivava sempre secondi, almeno però lottavi per il primo posto. Ogni tanto poi qualche coppa la vinceva. Ora però questi sono i dati di fatto: purtroppo ci sono problemi finanziari e vanno rispettati. Se si deve vendere perché quest’anno stai a meno 50/meno 60 milioni devi vendere giocatori importanti e non giocatori della Primavera, quindi la squadra si indebolisce, è normale. Sapete meglio di me i problemi quali sono. Non voglio parlare dei problemi economici della Roma, sono loro che parleranno di queste cose. Io come impegno ho dato il 101% dell’impegno, è sempre stato così, anche quando giocavo.
Domanda per il tifoso Francesco: che cos’è una Roma senza Totti? In un’altra Roma senza Pallotta, una condizione sarà quella di avere dei romani in società? Una persona che conosce la realtà di Roma, che apprezza i colori, che è stato tifoso, è necessaria in una società con Francesco Totti?
Diciamo che se io fossi presidente della Roma e avessi due bandiere come Totti e De Rossi in società, gli darei in mano tutto, per quello che hanno fatto, per il comportamento, per rispetto, perché c’è etica, c’è la romanità. Ti possono spiegare cosa significa la romanità. È quello che non è stato mai chiesto. Lui si è contornato di persone sbagliate, e tutt’ora si contorna di persone sbagliate, perché lui ascolta solo alcune persone, ed è quello che io rimprovero a lui. Poi può sbagliare, ma tutti sbagliano, ci mancherebbe altro. Però se io sbaglio per 8 anni, una domanda me la farò da solo o no? È questo il quesito che mi pongo da tifoso, come Francesco. Se tu sbagli 10 interviste, all’11esima ti chiederai: ‘che sto sbagliando?’. In questo momento io penso che non ci siano altre risposte.
C’è qualcuno che ti ha pugnalato dentro Trigoria?
Sì. Non farò mai i nomi, ma ci sono alcune persone che non vogliono che io stia là dentro.
Chi è che riporta le cose al presidente?
Purtroppo ci sono delle persone dentro Trigoria che fanno il male della Roma, non fanno il bene della Roma. E il problema è che Pallotta tante cose non le sa, e lui si fida sempre di queste persone. Questo è il suo errore principale. Io che conosco Trigoria come le mie tasche, conosco gli spostamenti di tutti, dall’usciere al presidente. Anzi, il presidente no… Diciamo al vicepresidente. So per filo e per segno come va gestita Trigoria, ma non perché sono più bravo di tutti, ma perché ci sono cresciuto là dentro. So quali sono e quali possono essere i problemi e quali possono essere le risorse, chi parla male e chi parla bene. Perché io che sto là dentro e devo stare a pranzo con chi parla male di quello e di quell’altro… pensa che può dire quando non ci sto io. Come fai ad andare avanti insieme e ad essere coesi tutti insieme, ad aiutare una società in questo modo? Non può essere così, perché ognuno fa il bene di se stesso. Poi di tutte le cose che riportano a Boston, penso che arriverà un decimo della verità.
Vorrei chiederti di Mauro Baldissoni: che ruolo ha avuto in questi due anni da dirigente, ti ha aiutato?
Mauro Baldissoni è stato un dirigente della Roma. Ha cercato di direzionarmi, non so dove ma mi ha direzionato… (ride, ndc). Diciamo che sotto alcuni punti di vista mi ha aiutato. Poi non ce l’ho con lui perché ho parlato di dirigenti, Mauro fa parte dei dirigenti, anzi, è il vicepresidente quindi è una carica importantissima.
C’è una corrente di pensiero che dice che Totti in questi anni è cresciuto poco e si è applicato poco come dirigente, che pensa troppo al padel e alle vacanze nel momento sbagliato.
Padel, calcetto, vacanze… mannaggia oh, guardate le domande a cui devo rispondere, ditemi voi se è una cosa normale. Quando io faccio partite di beneficenza in giro per il mondo, loro sono al corrente di quello che faccio io. Loro mi hanno dato la disponibilità e mi hanno detto che anche per loro è una cosa importante perché porto la Roma nel mondo. Tutti sanno quello che faccio, non è che parto e vado da solo, non sono matto. Poi vogliamo parlare della settimana bianca? Pure gli altri dirigenti vanno a fare la settimana bianca o altre cose, ma il punto è che non li riconosce nessuno e non hanno di questi problemi, questo è il punto. Tutti fanno tutto e quello è l’ultimo dei problemi, ma la Roma viene sempre davanti a tutto. Io sono andato via tre giorni in quella settimana: lunedì era riposo, martedì, mercoledì e giovedì sono stato fuori, e venerdì e sabato stavo a Trigoria perché c’era il derby. Questa è la settimana bianca di cui parlavate voi, io ho letto tutto.
Certi pezzi usciti sulla stampa con tempi sospetti. Che idea ti sei fatto?
Parli della mail? Se parli direttamente della mail è più facile, tanto lo sanno tutti. La mail ci sta, quindi non si può nascondere quello che è uscito. Ma io mi fido al 100% di Daniele De Rossi, ci metto la mano sul fuoco che lui non sia stato lui a dire e a pensare quelle cose.
Questa è una conferenza stampa che è quasi surreale perché c’è una persona che dice esattamente quello che pensa.
Qualcosa mi tengo, perché se qualcuno risponde ho altre cose da dire, quindi è meglio non andare avanti.
Perché tu non sei riuscito a creare un rapporto diretto con il presidente Pallotta? Non riesco a credere che un presidente che fa anche del business qualcosa di importante lasci andare un asset come te che forse sei anche più importante di quello della Roma stessa, perché sei conosciuto in tutto il mondo e non so se la Roma calcio sia conosciuta come te.
Diciamo che nell’ultima settimana ha cercato in tutti i modi di trattenermi, ma sempre per vie traverse e tramite terze persone. Io in due anni non ho mai sentito né Pallotta né Baldini. Non mi hanno mai mandato né un messaggio, né una telefonata, né niente. Io che devo fare? Che devo pensare? Tu cosa penseresti? Che sei benvoluto? Io non credo. Perché se io avessi sbagliato qualcosa dentro la società, io presidente avrei alzato il telefono e avrei detto: ‘senti, tu sei Totti? A me non interessa. Hai sbagliato, ci metti la faccia oppure dici quello che pensi’. Il punto è che non è mai successo.
E se Pallotta e Baldini restano per 10-15 anni?
Spero che possano vincere quello hanno sempre detto. Sono 8 anni che diciamo che porteremo la Roma in alto per il mondo, speriamo di non dover aspettare altri 10 anni. Anche perché oggi sono 18 anni dallo scudetto.
Malagò ha detto che in un futuro spera di diventare presidente della Roma. È anche il tuo sogno o potreste coabitare?
Se lui un giorno dovesse diventare presidente della Roma sicuramente mi chiamerà, visto che tutti dicono che è un mio caro amico… Forse avrò tutte le porte aperte e un po’ più di fiducia e un po’ più di potere, ma poco però, a me ne serve poco, non mi serve tutto. Però il problema è che quando dico io una cosa non va bene, perché se no dopo gli altri non stanno davanti a tutti. A me non serve stare davanti a tutti, a loro sì.
Le tue dimissioni sono state un ulteriore atto d’amore nei confronti della Roma. In questa opera di detottizzazione prima e di deromanizzazione poi, che da 8 anni a questa parte in qualche modo si è conclusa con l’uscita di scena di Daniele da giocatore e tua da dirigente, ti fa più male essere stato considerato un peso e una zavorra da giocatore o il fatto che loro non hanno creduto nelle tue potenzialità da dirigente?
Sarò molto sintetico perché non ho capito niente. Ti dico solo che sono stato un peso per questa società, perché mi hanno detto che sono un personaggio troppo ingombrante, sia da calciatore che da dirigente. Ti ho sintetizzato perché veramente non ho capito niente, spero che la domanda sia questa e che la risposta sia questa, altrimenti passo pure per rincoglionito al quale viene fatta una domanda e risponde tutt’altro. Comunque mi hanno fatto male entrambe le cose, ma questa è quella più significativa perché quando ti stacchi dalla mamma è dura.
Pensi che Pallotta sia qui per lo stadio o per la Roma?
Questa è una domanda che dovresti fare a lui. Non posso risponderti. Chiedetelo a lui quando verrà. La risposta è sua, personale, non posso entrare nel suo pensiero. Sicuramente sarebbe sbagliato quello che direi, per correttezza e per rispetto non rispondo.
Prima hai detto che avresti voluto fare il dt. Ora in teoria dovresti prendere in considerazione offerte da altri club. Come ti poni davanti a questa cosa? Francesco Totti solo la Roma? Perché se così fosse rimarresti disoccupato.
No, non rimango disoccupato. Valuterò, ci sono state alcune offerte da squadre italiane, una stamattina. Io prendo tutto in considerazione perché adesso sono libero. Dt della Juve o del Napoli? Ora non esageriamo, già vai oltre. Per rispetto dei tifosi, no. Quale squadra mi ha contattato? E quante cose... si dice il peccato ma non il peccatore. E non solo squadre... Fifa, Federazione... Lo sanno più loro che io. Io tante cose di alcuni giocatori e di alcuni dirigenti e di alcuni allenatori le ho sapute leggendo i giornali. Le leggevo prima sul giornale e poi venivo a saperle io. Pensa che considerazione avevo... Succede un po’ in tutte le squadre? Mica tanto.
C’è una cosa per cui si sente di dire grazie a Pallotta?
Grazie perché alla fine mi ha fatto rimanere a Roma, alla Roma. Mi ha dato la possibilità di lavorare, di conoscere un’altra realtà che io già conoscevo sotto un certo punto di vista. Facendo il dirigente ho avuto la possibilità di conoscere tante altre cose mai avrei pensato di conoscere, per questo lo ringrazio tantissimo. Io non sputo sul piatto dove ho mangiato, mai. Lui è il presidente della Roma e spero che possa portarla più in alto possibile. La Roma deve stare lassù. Adesso deve essere bravo a riconquistare la fiducia della gente. Spero che qualcuno che sta vicino a lui possa dargli indicazioni giuste, non sbagliate.
Perché Pallotta non viene a Roma secondo te?
Non lo so perché non ci ho mai parlato a quattr'occhi, se non quella volta a Londra dopo che ho smesso. Eravamo io, mia moglie, Baldini e Pallotta. Quella è stata l'unica occasione in cui ho parlato con lui a quattr'occhi.
Ti stai immaginando che tipo di effetto avranno queste parole nella testa dei dirigenti di Pallotta? Sarà occasione per fare autocritica o sarà solo accettata come tua verità? La scelta del 17 giugno è completamente casuale?
Sì, purtroppo è casuale, non è stato voluta. Speravo che il 17 giugno si ricordasse solo per una cosa, non pensavo che avrei detto ‘Ciao Roma’ dopo 30 anni. L’effetto deve essere positivo, da qui deve ripartire il progetto Roma. Pallotta deve capire veramente i problemi dentro Trigoria quali sono. Io speravo di poterglieli dire e di potermi confrontare con lui su tante cose. Non ho mai avuto la possibilità di farlo. Non sto qui per andare contro Pallotta, questo è il messaggio che deve passare, basta. La Roma è la Roma, il resto non conta niente. Lui deve essere bravo da oggi in poi a cambiare registro.
Hai sentito Alessandro Florenzi e Lorenzo Pellegrini in questi giorni? Ti piacerebbe lavorare in futuro con Mancini in maglia azzurra?
Non ho sentito Florenzi, ho sentito Lorenzo Pellegrini. Gli faccio i complimenti per ieri, anche se glieli ho già fatti via Instagram. Non ci credeva, ma ci crederà. A lui ho promesso tante cose, e spero che queste cose possano avverarsi. È un ragazzo speciale, forte, sia in campo che fuori. È una persona pulita, può fare bene alla Roma, può dare tanto a questa società e a questa maglia. Lui la onorerà fino alla fine perché è un tifoso della Roma. Qualche romano dentro la Roma serve sempre. A fine partita vedere alcuni giocatori che quando perdono ridono... ti fa girare le palle. I tifosi alcune cose non le sanno. Qualche dirigente che è contento delle sconfitte è la realtà. Non farò mai i nomi, neanche sotto tortura, ma è la realtà. La Roma deve essere la Roma, al primo posto davanti a tutto. Se hai queste persone dentro Trigoria, non vai da nessuna parte. Se sei unito non deragli e vai dritto fino alla fine per un obiettivo solo. Tutti uniti si può fare qualcosa, se qualcuno esce dal binario sei finito. Mancini? Ti saluta e ringrazia. È l’allenatore della Nazionale, sperando che possa fare con la Nazionale. Ha una grande Nazionale, deve essere bravo a portarla sul tetto d'Europa. Io faccio l'ambasciatore e cercherò di portargli fortuna.
Secondo te si sono resi conto di quello che stanno levando alla città di Roma? Perché vogliono levare il cuore a una squadra e a una città?
Per me non si rendono conto perché non vivono la quotidianità. Non vivono il tifoso, le radio, le tv. Non sanno niente di Roma, quello che è il romano. Stando qui sul posto è totalmente diverso, tu che sei romana lo sai. A loro che stanno dall’altra parte del mondo arriva l’1% di quello che succede realmente qui. Sicuramente sarà una cosa diversa, per la Roma e la romanità sì, anche per me, ma per loro non cambia niente in fin dei conti, è quello che volevano. Spero che si possano accorgere, ma ormai il tempo è passato.
La sensazione che ho io è che tu stia parlando da futuro dirigente della Roma, che nella tua testa ci sia già l'idea del ritorno.
Non c'è rabbia. Io non voglio andare contro Baldini, Pallotta... contro nessuno. Sto spiegando solo perché mi sono dimesso. Faccio questa conferenza perché in questi due anni ci sono stati dei problemi tra me e alcuni dirigenti della Roma, e ho preso questa decisione brusca. Se dovessi avere la possibilità di poter entrare, non adesso ma con un'altra proprietà, io sarò dirigente a 360°. È quello che ho sempre chiesto. Mi dispiace dirlo qui, non ce n'era bisogno. Se loro avessero fatto quello che ho chiesto, io non mi sarei mai dimesso. Anzi.
Prima hai detto che sei un uomo libero e che potresti valutare anche altre offerte. Ma tu sei libero da un contratto, non da una fede. Quindi dove vai?
Era un modo di dire. La fede è quella, non si cambia, non si può cambiare. Ora ho la possibilità di valutare tutto La fede viene prima di tutto, ma non farò come altre persone e non dico cose che poi ti tornano indietro come un boomerang, io non mi espongo più di tanto. Rispetto al 100% verso la tifoseria, verso il mio popolo, perché rimarrà sempre il mio popolo, nessuno me lo toglierà e nessuno me l'ha tolto. Una cordata? Di che? Non so niente.
C’è una scelta tecnica che avresti sconsigliato alla Roma in questi ultimi due anni? In che rapporti sei rimasto con Monchi e che rapporto hai avuto con lui?
Non faccio nomi per rispetto. Tornavo dalle vacanze, il primo anno che ho smesso, e mi hanno chiesto un parere su un giocatore. Io ho detto 'Per me in questo momento non è un giocatore che può far bene alla Roma. Mister Di Francesco gioca con il 4-3-3, lui ha un altro ruolo, è tanto tempo che non gioca, ha avuto 3000 infortuni. Penso che in questo momento si debba andare a prendere un altro giocatori'. Alcuni dirigenti mi hanno detto che ero sempre contro di loro, che dicevo sempre di no, che avevo sempre un no contro la Roma. Io ho risposto sinceramente a quello che mi hanno chiesto. Non chiedetemi il nome del giocatore, mi sembra brutto, ma io avrei fatto un’altra scelta e sicuramente ci avrei azzeccato. Chi? Bravo, è dell’Ajax. Tanto già lo sapete... Monchi? Non l’ho più sentito.
Hai preso posizione sulla vicenda Nainggolan?
Ho preso posizioni forti perché la maggior parte dei dirigenti non volevano dare una punizione forte. Nelle società forti non succedono queste cose. Quando uno sbaglia deve pagare, perché altrimenti gli altri si accodano. Chi sbaglia paga, può essere anche Messi o Ronaldo. Nello spogliatoio deve esserci rispetto reciproco. Quando non c'è rispetto non vai da nessuna parte. Se hai sbagliato è giusto che paghi. Questa è come la penso io.
Nel contratto dirigenziale firmato con Rosella Sensi era stato definito il tuo ruolo o no?
Era già definito, sempre il direttore tecnico. È quello che mi si addice un po'.
Dopo la meravigliosa cavalcata in Champions, si aveva la sensazione che sarebbe stato l'inizio di una nuova storia per la Roma. Anche a Trigoria c'era questa sensazione o no?
Certo, dopo una semifinale di Champions, pensi che l'anno successivo dovresti andare in finale. Però vendendo giocatori... Non lancio una freccia per difendere mister Di Francesco, tutti dicono che l'ho portato io perché è un mio amico, ma non l'ho portato io, io non ho portato nessuno. L'ha scelto Monchi. Di Francesco ha chiesto 4-5 giocatori, non gliel'hanno mai presi. Non sto qui a difendere l'operato di Di Francesco, ma le cose si devono sapere. È troppo facile nascondersi. La verità dopo fa male. Non sto qui a difendere il mister, lui avrà sbagliato, ma dopo la semifinale di Champions lui ha chiesto 4-5 giocatori. Sapete quanti gliene hanno presi? Zero. Tu lo sapevi? No. Io sì. Da quest'altra parte è tutto più semplice.
Negli ultimi 20 anni si è sempre detto che chiamavi dei giocatori per farli venire alla Roma. Se da domani qualsiasi calciatore ti chiamasse, cosa gli diresti sulla Roma?
La verità, quello che c'è in questo momento. Io non sono il tipo che ti faccio venire a Roma prendendoti in giro. Se vieni a Roma è una scelta tua. Io ti dico quali sono i problemi e le cose positive, poi la scelta la fa lui. Non sono io che ti dico 'Vieni a Roma che è tutto bello, è tutto rosa e fiori'. No. Io ti dico le cose belle e quelle brutte, poi la decisione spetta a lui. Io sono trasparente, a me non freghi.
Quali sono le cose belle?
La città, la Roma, il mare, la montagna, il sole. E i tifosi della Roma perché sono i più belli di tutti.
IL MESSAGGIO SUI SOCIAL
In serata è poi arrivato un ultimo messaggio diffuso via social e dedicato a chi gli è sempre stato accanto nella carriera da calciatore e in quella breve da dirigente: "Un grazie speciale lo dedico a chi, in tutto questo tempo, ha lavorato nella Roma, accompagnandomi negli anni più belli dentro e fuori dal campo".
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